Padre e figlio: è ora di guardarsi in faccia

Presso l’AreaPergolesi, il Teatro i propone un affascinante «dialogo gestuale».

Dietro la semplicità di Osso, si celano messaggi e significati molto complessi e ricercati, talvolta talmente difficili da esplorare che non sempre si riesce a dare una spiegazione al tutto.

La tematica fondamentale, che sta alla base dello spettacolo, è la relazione tra padre e figlio. In scena vediamo, infatti, Virgilio Sieni – coreografo e danzatore – e suo padre Fosco. Insieme danno vita a una serie di gesti, posizioni, passi, movimenti coi quali sembrano voler rappresentare il rapporto tra i due: entrano in scena separatamente; poi Virgilio comincia a ballare rivelando una incredibile fluidità di movimenti e “snodabilità”, nonostante l’impedimento di pantaloni, giacca e camicia, mentre Fosco sembra rispondere accennando qualche semplice passo. A questo punto, i due cercano una sintonia più profonda, battendo i pugni sui tavoli in maniera alternata, condividendo il cibo e infine sincronizzandosi su qualche semplice passo. Il rapporto si è instaurato e, da adesso in avanti, ogni azione eseguita da uno sarà ripetuta dall’altro: osservano luci colorate, manovrano oggetti, si sfiorano e si guardano. E su questo gesto si scambiano poche parole, ma molto significative: “Ti guardo” dice Virgilio, “ti guardo anch’io” risponde Fosco, sorridendo e quasi divertito. Padre e figlio sono capaci di confrontarsi – di guardarsi in faccia, appunto – ma nello stesso tempo di guardare al di là di loro stessi, nella stessa direzione – significativi a proposito i gesti per indicare i medesimi punti.

Virgilio Sieni parla di: «dialogo gestuale tra padre e figlio», e migliore definizione non si potrebbe trovare.

Osso è uno spettacolo intessuto di movimenti di danza, piccoli gesti, silenzi, luci e ombre – il passaggio visivamente più affascinante si ha verso la fine della performance, quando Virgilio balla con alle spalle un muro, mentre una luce – proiettata da dietro una porta – crea sulla parete un’enorme ombra che ne amplifica i movimenti. Uno spettacolo in cui i rumori intervengono con continuità, ma non sono incisivi, e gli oggetti si caricano di significati, passando dalla mano del padre a quella del figlio. Una performance in cui ogni gesto ha il suo peso, e la lentezza con la quale ciascun movimento è interpretato ne amplifica la solennità. Sembra quasi che gli interpreti riflettano prima di muovere persino un muscolo. Forse un invito, anche a noi, a considerare con maggiore attenzione le nostre azioni e parole.

Sicuramente uno spettacolo che regala spunti interessanti. A partire dal titolo: perché Osso? Complicato rispondere, ancora più complicato dare una risposta univoca. Di certo, la parola “osso” è un palindromo – ovvero letta da sinistra o da destra non cambia. Due metà identiche di un unico corpo, forse. Proprio come Virgilio e Fosco Sieni ci suggeriscono.

Spettacolo curioso, intrigante, che non lascia indifferenti – e con qualche punto interrogativo. Gli interpreti si muovono, agiscono, danzano. Sta allo spettatore decodificare i gesti.

Da decriptare.

Lo spettacolo continua:
AreaPergolesi
via Pergolesi 8 – Milano
fino a sabato 7 maggio
orari: ore 20.30 e 21.45

Compagnia Virgilio Sieni presenta:
Osso (2005)
di Virgilio Sieni
progetto sonoro Francesco Giomi/Francesco Canadese (Tempo Reale)
luci Marco Santambrogio
tecnico di compagnia Francesco Pangaro
suono Matteo Ciardi