Il mostro dagli occhi verdi

Al Globe Theater di Roma, è in scena l’Otello, ovvero il dramma della gelosia e dell’amore, visione lancinante dell’anima umana.

Otello fu scritta da Sir Shakespeare agli inizi del Seicento e, ancora oggi, resta una delle sue opere più celebrate e rappresentate; questo perché, come accade sempre coi grandi capolavori della letteratura e nello specifico con i testi immortali del bardo, Otello possiede una tale potenza da essere riuscita nel corso del tempo a ridefinire il nostro immaginario, a plasmare le nostre idee e la nostra mente, influenzando nel profondo i nostri concetti di onore, di gelosia, di rabbia e, soprattutto, di amore.
Sono rare le opere in grado di dirci qualcosa di altrettanto significativo, profondo e vero a proposito dell’amore, visto in tutte le sue sfaccettature e declinazioni; perché tramite la tragedia del Moro al servizio della Repubblica di Venezia, del suo amore paranoico per la bella e giovane Desdemona, rinnegata dal padre, e del depravato quanto demoniaco Iago, Shakespeare ci ha mostrato il lato oscuro dell’amore, quello della passione che non conosce freni e che rinnega ogni limite razionale. Otello, è ben noto, è soprattutto il dramma della gelosia, concetto dialettico che viene ridotto dalla vulgata alla sua prospettiva negativa, ma che è in realtà impossibile da scindere completamente dall’amore, essendone il risvolto della medaglia. L’Otello in scena al Globe Theatre Silvano Toti, di Marco Carniti, si apre con la dichiarazione che, in fondo, ognuno di noi quando ama, ma anche quando spera, quando soffre, insomma quando vive, ognuno di noi in ogni istante della sua esistenza è sempre anche un po’ Otello; eccola la “nerezza” di Otello, una nerezza che non è solo un tratto caratterizzante del fisico del personaggio, ma soprattutto elemento simbolico che riflette l’abisso che si cela nell’anima di ciascuno di noi. Maurizio Donadoni, grazie alla sua stazza, è bravo a restituire entrambe le facce di questo complesso personaggio, che passa dall’innamoramento quasi adolescenziale e persino poetico nei confronti della sua signora, al furore omicida che ottunde ogni raziocinio, ben rappresentato dalla gabbia che delimita la stanza nell’ultimo atto, immagine esauriente della condizione mentale e spirituale del protagonista. In fondo, questo lato buio, questo «mostro dagli occhi verdi» che silente resta in agguato dentro tutti noi, trova nell’opera di Shakespeare una personificazione magistrale in Iago, forse uno dei personaggi più originali e azzeccati dell’intera produzione del genio inglese. Gianluigi Fogacci ci propone un’ottima interpretazione, scolastica e senza personalismi, anche perché Iago, incarnazione audace dell’idea del Male per il Male, non ha bisogno dell’estro dell’attore che l’interpreta.
Nella vicenda di sangue e vendetta che si esaurisce sul palco, anche la regia non offre elementi particolari di originalità, ma adempie al proprio dovere con rigore; peccato solo per le scene che intendono assecondare il pubblico, quasi a sostenere la convinzione che lo spettatore, comunque, deve ridere altrimenti potrebbe annoiarsi. Se il testo originale di Shakespeare, specie in alcuni dialoghi tra Iago e Otello, intende effettivamente generare un qualche effetto sarcastico più che umoristico, in altri casi di palese tragicità Otello diviene qui vittima dell’ilarità del pubblico in maniera artificiosa, non spontanea.

D’altronde, un ghigno dinanzi alle vicende del Moro è ben ammesso, l’aveva previsto lo stesso Shakespeare, perché si tratta della comprensione del proprio sé trasfigurato in opera drammaturgica; ma riderne attraverso una forzatura scenica, significa allontanare l’effetto di immedesimazione e in qualche modo sublimare ed escludere nella propria coscienza che ciò a cui stiamo assistendo ci riguardi. Meno male che in fondo, a evitare questo rischio mortale, ci pensa l’irraggiungibile ed eterna meraviglia dell’arte di Shakespeare.

Lo spettacolo continua:
Silvano Toti Globe Theatre
Parco di Villa Borghese, P.zza di Siena – Roma
fino al 20 settembre
ore 21.00, lunedì riposo

Otello
di William Shakespeare
regia Marco Carniti
scene Fabiana Di Marco
costumi Maria Filippi
musiche David Barittoni
con Simone Bobini, Maria Chiara Centorami, Nicola Ciaffoni, Antonella Civale, Nicola D’Eramo, Maurizio Donadoni, Gianluigi Fogacci, Sebastian Gimelli Morosini, Massimo Nicolini, Gigi Palla, Carlotte Proietti