Una donna ci salverà

Al Teatro Studio Uno l’ultimo lavoro di Giovan Bartolo Botta è la vertiginosa parodia del nostro tempo, con Otello e Desdemona a fuggire dalla porta di servizio della tragedia shakespeariana.

Botta e Claudia Salvatore sono i celebranti di una cerimonia laica. Attendono che tutti si mettano a sedere, poi aspettano l’accendersi della miccia. Il corpo e il sangue sono quelli dell’attore, certo, ma anche Shakespeare è un corpo. La luce bianca che brilla forte dal soffitto somiglia a una lampada scialitica. La tragedia è sezionata, tagliata, attraversata da riferimenti all’oggi (la politica, la corruzione, il calcio), contagiata da incursioni di altre tragedie, di poesie (probabilmente “asmatiche”), di ansie che si incistano nel corpo e che non vogliono esser prese all’amo della parola.

Per fortuna c’è Shakespeare, il nume tutelare di Botta, ma anche quel riferimento verticale a cui ci aggrappiamo quando le chiacchiere da bar cominciano a stancarci, il TG ci riempie di notizie preconfezionate e il calcio è solo passerella per il potente di turno. Quindi niente di sorprendente quando nell’incipit scopriamo che Desdemona e Otello sono due beatnik dell’amore libero, con la voglia di fuggire la bagarre socialpolitik e correre «alla ricerca delle proprie paure». Anche il pubblico, riunito stasera allo Studio Uno, è qui per lo stesso motivo.

Cos’è l’amore? Ecco la domanda degli amanti. È una tempesta che ti strappa il petto. «È sangue, allora che si veda il sangue». È un salto nel vuoto, ma anche un procedere di lato, con cautela, perché avvicina pericolosamente alla verità di sé stessi. Desdemona avverte: «Amore mio, liberati di me. Se scopriamo chi siamo, il nostro sarà amore di morte». Solo l’amore taciuto è un amore perfetto, ma qui sta il problema. Quando è troppo tardi, quando l’amore si rivela e brucia della sua stessa materia, cosa fare dei resti, degli scarti, di tutto ciò che non funziona tra un uomo e una donna? «Defecheremo su carta da giornale» esclama Desdemona nello slancio della passione, alludendo al dopo, a quando la passione si spegnerà e avremo a che fare con la “merda” del nostro scontento.

E Iago? Vive in un’idea di perfezione che niente ha a che fare con l’amore. Infatti non sa e non può amare. In Shakespeare i momenti più terribili sono quelli in cui Iago si apparta e parla direttamente al pubblico, facendoci sentire perversi quanto lui: farà provare a Otello gli stessi demoni, perché «negro di merda», perché vuole far vivere un amore perfetto con la più bella donna di Venezia. Per Iago non può esserci amore vero, ma solo abile finzione, legame di interesse. Se tutto è fango, farà di tutto per mostrare a tutti il fango di Otello.

Gli interpreti procedono per passi a due puramente retorici che della danza drammaturgica hanno la grazia di sospendersi l’uno al fiato dell’altro, per poi precipitare nell’abisso del più violento infiammarsi. È quando la passione, il sospetto, la paura, prendono il sopravvento su quello che fino al momento prima sembrava solo leggera parodia. La voce di Claudia Salvatore sa giocare tra il maschile tono guerresco (quando è Iago) e quello seduttivo di Desdemona («Venite a letto, mio signore?»), prima della finale resa dei conti. C’è qualcosa di animalesco e allo stesso tempo di timido in questi due interpreti. Non si risparmiano mai sull’ascetico palco dello Studio Uno, fino a consumarsi come corpi prestati alla passione del pubblico, quella di comprendersi con la più arresa pietà.

«La mia vita sulla sua fedeltà!» ripete il Moro. Ma se scommettessimo allo stesso modo sul teatro? Capiremmo che insistere a frequentare teatri coraggiosi come Studio Uno è ancora possibile incontrare capolavori e non c’è dubbio che Otello non si sa che fa sia capolavoro, pur nella sua deliberata imperfezione. Botta nel finale ci dice che una donna ci salverà. Non sarà quella disposta a fare da specchio al nostro narcisismo. Sarà «una pessima ragazza», quella che ci dirà la verità, tale da spezzarci nel pieno di una ridicola aspettativa di pienezza. Una fine serve pure a qualcosa: a Desdemona per continuare a vivere, a Otello per continuare a morire.

Intervista a Giovan Bartolo Botta e Claudia Salvatore

 

Lo spettacolo va in scena
Teatro Studio Uno

Via Carlo della Rocca 6, Roma
fino a domenica 28 aprile 2019
da giovedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.00

Otello non si sa che fa
liberamente tratto dall’Otello di W. Shakespeare
adattamento e regia di Giovan Bartolo Botta
con Claudia Salvatore e Giovan Bartolo Botta
progetto grafico Leonardo Spina
costumi SerigraFata di Francesca Renda
progetto scenografico Fabio Liparulo Teatro Spazio 47
striscione Ultras Teatro Fuori Registro di Nicola Micci