Ricucire i fili della memoria

Al Teatro delle Ariette, sperduto tra le dolci colline della Valsamoggia, arriva il nuovo spettacolo coprodotto con il Teatro delle Albe e dedicato a Pier Paolo Pasolini, Pane e petrolio.

Un ritorno al passato, i ricordi, gli amori per uomini e donne che hanno segnato, nel bene e nel male, la nostra infanzia e hanno contribuito a farci diventare ciò che siamo. Ma anche per la natura che ci circonda, per i ritmi che detta, per quei tempi che, nelle metropoli, sembrano inghiottiti e dimenticati.

Una scelta di vita, quella del ritorno alla campagna, operata Paola Berselli e Stefano Pasquini ma comune a molti della loro generazione che, dopo aver lottato a livello politico e/o di diritti e libertà civili, hanno preferito allontanarsi e ripensarsi.

Il Teatro delle Ariette e Luigi Dadina (membro storico delle Albe) provano a ricucirne pezzi e frammenti, personali e collettivi, di fronte a quaranta commensali – invitati ad assistere, intorno a una tavola imbandita, allo spettacolo Pane e petrolio.

Nonni e genitori, immagini rubate dall’archivio dei ricordi, affollano la sala e si librano nell’aria, assieme ad alcuni passaggi dell’ultimo Pasolini, mentre mani avvezze alla bisogna completano la preparazione di ciò che consumeremo durante e a fine spettacolo.

Il vecchio comunista, la mamma che va a servizio, le città che salgono (di boccioniana memoria), gli impianti industriali che crescono a dismisura e tutto consumano – anche i rapporti interpersonali dispersi nei quartieri popolari periferici – si mescolano al profumo del pane fatto in casa, con i cereali raccolti nei campi delle Ariette, e affettato al momento.
Ricordi di canzoni, che parlano di accoglienza (De André aleggia con Il Pescatore), di persone perdute nel caos urbanistico che tutto muta e trasforma. I rapporti genitori/figli che si interrompono a causa dello scontro generazionale in atto: spezzare quel filo sembra inficiare anche la trasmissione dei ricordi – ma saranno gli affetti a ricostruire il puzzle e a restituirci un quadro insieme intimistico e condivisibile.

Il percorso dell’attore operaio, Luigi Dadina (come raccontato anche nel recente libro di Michele Pascarella), s’incrocia e s’intreccia con quello di altri che hanno deciso che fosse necessario, per essere davvero se stessi, modificare il proprio stile di vita ripensandosi – nelle scelte di lavoro così come nel proprio posto nel mondo.

Nel frattempo, quelli che non recitano, riandando con la memoria al passato o restituendoci i frammenti di ricordi di Pasolini, lavorano in altro modo: con le proprie mani – solo così i tortellini, con il ripieno di ricotta e spinaci della ricetta della “mamma di Gigio”, potranno essere pronti, con una precisione tutta teatrale, per essere gettati nell’acqua bollente e saltati in padella sull’ultima frase del copione. Un rito antico come il teatro, l’arte della cucina e della convivialità, ma anche una scelta di contenuto che ridà al lavoro manuale l’importanza che la società delle amicizie da social (ben poco sociali), ma anche dei cibi precotti, confezionati, pronti per il microonde (in due soli minuti, ci mancherebbe che si debba perdere tempo davanti ai fornelli!), cerca di farci dimenticare, proiettandoci in una dimensione dove la cura pare un vocabolo desueto, e questi atti sono superflui, sacrificabili sull’altare del consumismo.

Interessante anche l’ultima domanda, tutta politica: «Qual è l’andamento del consumo, pro capite, del pane e del petrolio, dal Novecento a oggi?». Così si scopre quanto sia drasticamente diminuito quello del pane, probabilmente anche a fronte di una maggiore varietà degli alimenti a disposizione. Mentre, per il petrolio, l’invito è a fare una ricerca in prima persona e, da questa, si potrà scoprire (come abbiamo fatto noi) che, nel 2012, il Paese con il maggior consumo di barili al giorno ogni 1000 abitanti, era Singapore (con 202). E da qui si potrebbe ricominciare con un nuovo spettacolo, chiedendosi quanto contino la ricchezza media (con i conseguenti consumi), le politiche di risparmio energetico, e le energie alternative – da quelle ecocompatibili come l’eolica o l’idrica, a quelle inquinanti come il carbone – nel far pendere la bilancia su Singapore quale maggior consumatore pro capite di petrolio al mondo, a fronte di Paesi come gli Stati uniti o la Cina. Ma sarebbe un altro spettacolo.

A questo punto noi si cena, ci si confronta aldilà del palcoscenico, si mescolano ricordi infantili o di gioventù, un passato in comune, ricette e convivialità. Quaranta persone in carne e ossa, sedute intorno a un tavolo da cucina, mentre chiacchierano e mangiano dimostrano come la memoria sia il miglior cibo per il nostro presente (e il recente caso Segre lo dimostra).

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro delle Ariette
via Rio Marzatore, 2781
Loc. Castello di Serravalle – Valsamoggia (BO)

Pane e petrolio
Dedicato a Pier Paolo Pasolini

di Paola Berselli, Luigi Dadina e Stefano Pasquini
con Paola Berselli, Luigi Dadina, Maurizio Ferraresi e Stefano Pasquini
regia Stefano Pasquini
collaborazione Laura Gambi
organizzazione Irene Bartolini e Veronica Gennari
tecnica Dennis Masotti
ufficio stampa Raffaella Ilari e Alessandro Fogli
coproduzione Teatro delle Albe/Ravenna Teatro, Teatro delle Ariette 2019

Foto di Sara Colciago