La classe non è acqua

Al Teatro Dal Verme il pianista Paolo Bordoni entusiasma il pubblico con la sua musicalità, sconfinata almeno quanto la sua eleganza.

Particolare in ogni suo punto, questo cartellone de I Pomeriggi Musicali: intanto per il programma, che – come di consueto – dedica la prima parte all’accompagnamento di un solista.

In questo caso si tratta del celeberrimo Concerto per pianoforte e orchestra in la minore op. 16 di Grieg, lavoro giovanile del compositore norvegese eseguito da Paolo Bordoni – pianista italiano famoso per le sue interpretazioni schubertiane.

L’attacco quasi immediato del pianoforte è da far tremare i polsi – analogo all’incipit del Concerto per pianoforte e orchestra op. 54 di Schumann – in cui il solista deve mantenere tutto il suo sangue freddo per farlo risultare efficacie, brillante, ma senza sbavature o note sbagliate. L’inizio di Bordoni è solido e in poche note fa già capire all’ascoltatore che la sua linea interpretativa per l’intero Concerto opterà per l’eleganza e il dettaglio e non per una spettacolarità facile e gratuita alla quale – volendo – questo brano potrebbe prestarsi benissimo. In tutta risposta l’Orchestra de I Pomeriggi Musicali, diretta da Giordano Bellincampi, espone il primo tema in modo straordinariamente equilibrato, sia nell’intreccio armonico e timbrico dei vari strumenti, sia sotto l’aspetto ritmico. Anche la scelta del tempo di questo Allegro molto moderato è ottima e permette alle frasi di avere un decorso del tutto naturale.

Ciò che più colpisce è che tutto sia estremamente chiaro e intellegibile: dalle parti più virtuosistiche – che spesso e volentieri risultano confuse anche in registrazioni storiche – al fraseggio. Bordoni riesce a dare rilievo alle parti cantabili – con un suono sempre azzeccato e che, pur mantenendo una consistenza piena, varia in innumerevoli gamme, come i colori di un arcobaleno infinito. Il rispetto della partitura è totale e la fusione tra l’elemento solistico e l’orchestra è buona, tranne in alcune chiusure di frase dove Bellincampi non riesce a far intervenire in tempo i suoi musicisti, che arrivano in ritardo. Questo è l’unico difetto di tutta l’esecuzione e, proprio perché unico, assolutamente accidentale – e probabilmente dovuto anche a un po’ di sfortuna.

Dopo aver dato vita a un poeticissimo intermezzo, il terzo tempo – pieno di vita ed energia – strappa applausi a dir poco entusiastici all’intera sala. Le numerose chiamate fruttano ben due bis, tratti dai Pezzi Lirici di Grieg, che incantano letteralmente tutti.

La seconda parte della serata è altrettanto interessante grazie alla Sinfonia n.1 op. 7 di Nielsen: una vera rarità, eseguita pochissimo e di un autore quasi completamente trascurato dalle sale da concerto, ma che, in questo caso, serve a completare un programma decisamente nordico. Se Grieg è infatti norvegese e propone melodie che, in qualche modo, possono rievocare i paesaggi e i fiordi della sua terra – si ricordi in ogni caso lo stretto legame tra Grieg e Ibsen con le musiche di scena del Peer Gynt – Nielsen, danese, per questa sua opera giovanile non si esime dall’utilizzare temi popolari, strizzando però l’occhio alle forme in voga in Germania. Suoi ispiratori sono Brahms e Wagner, entrambi in auge alla fine dell’Ottocento. In effetti l’Allegro orgoglioso di apertura esprime al massimo la volontà di utilizzare un organico ricco, con sonorità piene, per esprimere un mondo interiore molto particolare, comandato da continue modulazioni, talvolta anche apparentemente ingiustificate, ma che dimostrano la lucida volontà del compositore che ha assorbito gli insegnamenti del suo tempo ed è pronto a spingersi oltre. La ricerca è chiara, le melodie sono belle – almeno nei primi tre tempi – mentre l’Allegro comodo e l’Allegro finale di chiusura risultano un po’ pesanti all’ascolto. A fine esecuzione si ha chiaro il concetto che l’orchestra ha svolto il suo compito al meglio, guidata da un giovane direttore con una grande esperienza alle spalle, che conosce a fondo il suo mestiere e lo fa bene.

Infine va annotato che, per quanto riguarda Carl Nielsen, se a un primo impatto può sembrare un po’ ingiusto averlo dimenticato, alla fine si capisce che il problema non è legato a lui e alle sue composizioni, ma al fatto di essere cresciuto all’ombra di due titani senza poterli superare in cantabilità e bellezza o avere il coraggio per esprimersi più incisivamente.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Dal Verme

via Giovanni sul Muro, 2 – Milano
giovedì 19 gennaio, ore 21.00
Grieg: Concerto per pianoforte e orchestra in la minore op. 16
Nielsen: Sinfonia n.1 op. 7
pianoforte Paolo Bordoni
direttore Giordano Bellincampi
orchestra de I Pomeriggi Musicali