Ma come piove bene sugli impermeabili e non sull’anima

jazzavienne_2014_affiche 80x80iIn una fredda e piovosa serata, il festival Jazz à Vienne ha accolto due straordinari musicisti di casa nostra: Paolo Fresu e Paolo Conte. Un omaggio a due anime straordinarie del jazz italiano.

Per sedici giorni la piccola cittadina di Vienne diventa una delle capitali mondiali del jazz. Numerosissimi sono gli artisti che si susseguiranno tra le suggestive rovine romane sparse un po’ ovunque in questa città. Citiamo solo alcuni nomi come quelli di Stefano Bollani, Buddy Guy, Quincy Jones, Robert Plant, Joe Satriani, Bobby McFerrin e Steve Wonder. E la serata del 28 giugno ha visto omaggiare il jazz di casa nostra, quello atmosferico e musicale del Paolo Fresu Quintet e quello cantautorale, splendido, decadente, di Paolo Conte.

Quando il trombettista sardo si presenta sul palco del teatro antico, il tempo atmosferico sembra reggere. Solo qualche goccia solletica il pubblico, ma niente più. Nessuno sembra interessarsi ai minacciosi nuvoloni che incombono, l’attenzione è tutta puntata su quel flusso che proviene dal palco. Fresu e la sua formazione propongono un jazz energico, intenso, riflessivo. Un mondo musicale venato di storia, di atmosfera. Questa sera l’ossatura del concerto è formata, in maniera quasi esclusiva, dall’ultimo straordinario disco: ¡30!, lavoro che celebra il trentennale di questa formazione che riunisce anime diverse provenienti da molte zone del Bel Paese. Un ensemble rodato che oramai rappresenta uno dei gruppi jazz più longevi del panorama europeo. ¡30!, è un lavoro chiaroscurale, capace di presentare una grande ricchezza di sfumature. Chiaro, Giallefoglie, Trasparente sono alcune delle composizioni del trombettista sardo che si intrecciano con i pezzi firmati dagli altri componenti del quintetto, come Till The End e Perspective From The Train (di Roberto Cipelli) o Aquile (di Ettore Fioravanti), e questa varietà mostra l’unità di questo ensemble. Un jazz sincero, vissuto e suonato in maniera collettiva, vivacizzato da duetti (come quello tra la tromba di Fresu e il sassofono di Tracanna, tra le cose più belle che il jazz abbia partorito negli ultimi anni) e moltiplicato dalle improvvisazioni.

Fresu non si risparmia e regala un concerto ricco, di un’ora e mezza, arricchito anche da un bis, Sono andati?, tratto dalla Bohème di Puccini. Un brano che, nelle intenzioni del musicista sardo, doveva scacciare le nuvole. Purtroppo, il rituale non ha sortisce l’effetto voluto e la pioggia è inizia a scendere in maniera copiosa.

Il successivo concerto, quello di Paolo Conte, si è dunque svolto sotto un intenso acquazzone che non ha però rovinato la bellezza, quasi epica, della performance. Il tempo passa anche per Conte, ma per lui, sembra aver deciso di depositarsi con inusitata eleganza e dolcezza. Il musicista astigiano dimostra tutto il proprio carisma, con il suo essere burbero e riservato, lontano dalle luci dello spettacolo. Si inizia con Cuanta pasiòn, pezzo che mescola ritmi latini, travolgenti, sanguigni con il carattere sempre atmosferico della sua inconfondibile voce. E dopo una meravigliosa Sotto le stelle del jazz, Conte interpreta la giocosa Come Di e l’intensa Alle prese con una verde milonga. C’è tutto un mondo sotterraneo nelle canzoni del Nostro, un mondo popolato di uomini e donne provenienti dai quattro angoli del mondo che si incontrano in una danza sensuale, ben consci che quella sarà la frattura che li unirà per sempre.

È poi il turno di Bartali, e suonano in maniera stentorea le parole che dipingono l’immenso atleta («con quel naso triste come una salita, quegli occhi allegri da italiano in gita, e i francesi ci rispettano e le palle ancora gli girano») in tutto il teatro di Vienne, riattivano rivalità sportive e non, mai veramente sopite. Conte si scoglie poi in una dolce Le chic et le charme, vero e proprio regalo che egli offre al pubblico transalpino.

Il ritmo si movimenta con Dancing, prima di condensarsi nel sentimento di amor perduto di Gioco d’azzardo. Le canzoni di Conte non si susseguono semplicemente durante un concerto. Esse mostrano il tempo, creando un’intelaiatura poetica tanto spessa quanto elegante. La scaletta dei brani diventa a sua volta un’opera d’arte, capace di costruire un luogo dove la magia fuoriesce da storie d’amore fatte di fusione e di incomunicabilità, di locali fumosi perduti in qualche recondito angolo di mondo. Gli impermeabili (quelli veri, nel frattempo, hanno colorato tutto il teatro) incanta con la sua piccola fuga, mentre l’impegnativa interpretazione di Madelaine è da lacrime.

Il terzetto finale è da brividi: Via con me, Diavolo Rosso e Max chiudono un concerto magnifico, che ha saputo alternare ritmi indiavolati (come proprio in Diavolo Rosso), sentimenti di disamore e di disillusione a fughe gioiose e giocose. Paolo Conte, accompagnato dai suoi straordinari musicisti, non ha fatto mancare nulla al numeroso pubblico che ha resistito all’abbondante pioggia. Dopo l’edizione del 2010, Conte è quindi ritornato a Vienne, luogo affascinante che lo ama profondamente.

Insomma, tutto intorno non è solo pioggia e Francia.

Une magnifique soirée s’est déroulée au Théâtre antique de Vienne, dans le cadre du festival Jazz à Vienne. La première partie de la soirée a été assurée par le Paolo Fresu Quintet et ça a été l’occasion de fêter les trente ans de ce groupe qui ajourne la tradition de Chet Baker et Miles Davis en lui donnant une nouvelle nuance méditerranéenne. La deuxième partie, marquée par une pluie incessante, a vu le Maestro Paolo Conte se produire avec ses incroyables musiciens pour un concert qui a été un véritable délice musical.

 

Set Paolo Conte

Cuanta pasiòn
Sotto le stelle del jazz
Come Di
Alle prese con una verde milonga
Bartali
Le chic et le charme
Dancing
Gioco d’azzardo
Gli impermeabili
Madelaine
Via con me
Diavolo rosso
Max

 

Lo spettacolo è andato in scena:
Théâtre antique
7 rue du cirque – Vienne (Francia)
sabato 28 giugno, ore 20.30

Jazz à Vienne presenta
Paolo Fresu Quintet

Paolo Fresu – tromba, flicorno, multieffetti, claps
Tino Tracanna – sax tenore e soprano
Roberto Cipelli – pianoforte Fazioli e Fender Rhodes
Attilio Zanchi – contrabbasso
Ettore Fioravanti – batteria e percussioni

Paolo Conte
Paolo Conte – voce
Nunzio Barbieri, Daniele Dall’Omo, Luca Enipeo – chitarra
Luca Velotti – Sax Soprano -Sax Tenore -Sax Contralto -Sax Baritono – Clarinetto
Claudio Chiara – Alto Sax – Sax Tenore -Sax Baritono – Flauto Dolce – Accordéon – Basso – Tastiere

Per la programmazione completa del Festival Jazz à Vienne: www.jazzavienne.com/