Ritratti d’autore

Dal 9 all’11 aprile tornano le Giornate Pirandelliane-nel cuore e nella mente del grande drammaturgo, la storica manifestazione ideata dalla regista Delia Cajelli e il cui testimone è stato raccolto da Paolo Scheriani. La manifestazione, promossa dall’Associazione Educarte in collaborazione con il Centro Studi Pirandelliani di Agrigento e la Compagnia ScheriANIMAndelli di Milano con il patrocinio della Fondazione del Varesotto, si svolgerà presso il Teatro Sociale di Busto Arsizio. In questa occasione Persinsala ne ha intervistato il curatore, Paolo Scheriani, per approfonfirne alcuni aspetti.

Luigi Pirandello è forse il drammaturgo italiano che più di tutti assurge a emblema dell’immortalità dell’artista grazie all’incredibile attualità di cui sono pervase le sue opere. Le Giornate Pirandelliane, tra i vari aspetti, celebrano anche questo: volendo, per assurdo, costruire un opera ad hoc con cinque personaggi, quali scegliereste tra tutte le creature pirandelliane come più congeniali all’epoca che stiamo vivendo?

Paolo Scheriani:«Tutti i grandi drammaturghi hanno la capacità di disegnare personaggi che vivono fuori dal tempo. Possiamo dire forse che Edipo non sia congeniale all’epoca che stiamo vivendo?  O Amleto, o Nora di Casa di Bambola? Anche i personaggi di Pirandello non fanno eccezione. I caratteri da lui disegnati sono di un’attualità disarmante. Ognuno coglie aspetti dell’animo umano che potremmo ritrovare in ognuno di noi. Pirandello è un grande indagatore della condizione umana.
Tra i personaggi a cui sono più legato c’è il Ciampa de Il berretto a sonagli, l’uomo dal fiore in bocca dell’omonimo monologo, il protagonista dell’Enrico IV. Chi fa teatro non può non rimanere affascinato dalle parole del Dottor Hinkfuss nel Questa sera si recita a soggetto».

L’edizione 2017 delle Giornate Pirandelliane raccoglie l’eredità lasciata dalla regista Delia Cajelli e introduce due novità significative: il bando Pirandello 2.0 dedicato a compagnie di under 35, e il Premio Delia Cajelli – Pirandello nelle scuole. Ci spiega di cosa si tratta?

P.S.:«Siamo Convinti che l’esperienza teatrale debba far parte integrante del percorso formativo dei giovani, abbiamo indicato come oggetto del concorso la messa in scena di uno tra gli atti unici di Luigi Pirandello: una giuria, composta da rappresentanti dell’associazione Educarte e del Centro Nazionale di Studi Pirandelliani di Agrigento individuerà la compagnia vincitrice (il gruppo di studenti, con almeno un insegnante di riferimento) che sarà invitata a mettere in scena l’atto unico sul palcoscenico del Teatro Sociale di Busto Arsizio.
Quest’anno poi verrà lanciata la seconda sezione del Premio da me fortemente voluta, che si rivolge alle compagnie under 35 perché riconosce in loro un grande entusiasmo ma rileva quanto l’universo Pirandello sia poco frequentato dalle nuove generazioni di teatranti. Pirandello affronta temi universali, profondi, umani, etici, sociali, politici: basta approfondire l’argomento per scoprire quanto moderno sia ancora oggi come lo era già nel suo tempo. Basterebbe leggere con rinnovata curiosità un suo testo per scoprire quanto il teatro internazionale sia in debito con lui e quanto si può ancora attingere dal suo lavoro.
L’oggetto del concorso è il confronto o con uno dei suoi atti unici o con uno studio su opere più complesse».

È evidente la volontà di coinvolgere in questa manifestazione anche i giovani. A proposito di questo quale vi sembra, oggi, l’approccio dei giovani attori/registi/drammaturghi all’eredità pirandelliana?

P.S.:«La risposta alla domanda seguente si lega a quanto già sopra scritto. Secondo noi Pirandello è poco considerato dalle giovani compagnie, dai giovani registi. Se pensano a dei classici del 900 preferiscono confrontarsi con altri autori. Il patrimonio artistico che Pirandello ci ha lasciato va tenuto vivo e questa è una responsabilità anche di chi fa teatro. Forse questo gap generazionale si deve alla poca conoscenza della materia. Io credo che le giovani compagnie troverebbero grandi temi universali su cui confrontarsi attingendo a piene mani nel repertorio del drammaturgo. Certo dovrebbero riscoprire il piacere della nostra lingua invece di improvvisarsi autori di teatro proponendo slang pseudo televisivi (ma non voglio generalizzare)».

Oltre all’intento celebrativo, quali sono gli obiettivi che si pone di raggiungere una manifestazione come la vostra? E secondo voi esiste un aspetto della drammaturgia pirandelliana che non è stato ancora completamente approfondito o che più spesso viene messo da parte?

P.S.:«Questo evento vuole porsi come punto di riferimento e di incontro per approfondire l’opera e il pensiero di Pirandello. Il fatto che si svolga a Busto Arsizio anziché a Milano non tragga in inganno sulla qualità di quel che proponiamo. Alle volte la provincia viene un po’ snobbata. Si pensa che certe iniziative possano risiedere soltanto nelle capitali culturali. Questo noi lo consideriamo solo l’inizio; il nostro intento è creare una piattaforma pirandelliana che cresca e si dirami sul territorio nazionale. Vogliamo creare relazioni con realtà che si confrontano con il lavoro di Pirandello per dare vita a una Settimana Pirandelliana che unisca didattica a spettacoli.
Il teatro è materia viva, che genera altra materia. La drammaturgia pirandelliana si scopre e si approfondisce in continuazione. Di certo non è stato ancora sviscerato tutto. Il mondo di Pirandello è complesso e vario. Ogni regista, ogni attore, confrontandosi con tale mondo genera infinite possibilità interpretative e nuove chiavi di lettura. E’ un continuo work in progress. In fondo la magia del teatro è anche questa».