Per l’inaugurazione del Teatro Grassi, nella storica sede di Via Rovello, Shakespeare indossa il colbacco.


Nel film 40 giorni & 40 notti, Josh Hartnett, nel ruolo di Matt, decide di rinunciare al sesso per l’intera Quaresima, ossia quaranta lunghi giorni. In Pene d’amor perdute i protagonisti fanno voto di stare lontani dalle donne per tre anni. Questa decisione dura forse tre minuti. Ma è giusto che sia così. Il testo, infatti, è perfetto per una compagnia di ragazzi: chi più di loro può interpretare il vortice dell’amore quando si è giovani? Non si capisce più niente, ci si innamora a prima vista una volta e poi un’altra e un’altra ancora, ma si pensa si ricorderà ogni amore per sempre.

Gli attori del Maly Teatr sono bravissimi: oltre a saper recitare, cantano, ballano e fanno acrobazie – cosa che non si vede spesso con gli italiani. La scenografia è costituita da una ringhiera bianca e un insieme di colonne di metallo – che rappresentano gli alberi – bucherellate per permettere agli interpreti di arrampicarsi, ma non serve altro: i protagonisti si muovono dentro, fuori e intorno a questi oggetti, dando anche visivamente l’idea della loro irrequietezza di innamorati. Del resto, Valery Galendeev – vice direttore artistico del Maly Drama Teatr – spiega: «La scenografia è asciutta e ultramoderna nella sua realizzazione, mentre le luci sottolineano il complesso delle idee rappresentate». E, infatti, la vita dei ragazzi è in bianco e nero, illuminata da un faro che imita una splendida giornata di sole, ma non c’è spazio per i colori e tanto meno per le sfumature del grigio: le passioni sono tali e non esiste via di mezzo.

Love’s Labour’s Lost (in lingua originale), è poco noto e poco rappresentato al di fuori della Gran Bretagna perché il suo humour sottile e i suoi giochi di parole non sempre sono traducibili né comprensibili agli spettatori dei giorni nostri. Ma è proprio questo che ha attirato Lev Dodin. La possibilità di interpretare uno Shakespeare in totale libertà e di esplorare campi nuovi insieme ai suoi attori. È ancora Valery Galendeev a chiarirci il punto: «Nonostante Shakespeare abbia scritto tante belle commedie, Lev Dodin è stato attratto anche dalla traduzione del titolo in russo, che suona: “gli sforzi vani dell’amore”: sforzi molto infruttuosi. Di conseguenza, Dodin e io abbiamo cercato a lungo, nel testo, questa profondità di temi ma ci è sembrato di non essere mai riusciti ad afferrarla».

Purtroppo, la difficoltà di seguire lo spettacolo e, contemporaneamente, leggere i sovratitoli rallenta l’azione e le risate degli spettatori suonano fuori tempo.

L’emozione di assistere alla riapertura della sede storica di via Rovello è, comunque, grande e sarebbe strana la decisione di ospitare per l’occasione una compagnia russa – al posto magari di Ferruccio Soleri in Arlecchino servitore di due padroni – se non fosse per quanto racconta il direttore amministrativo Sergio Escobar, che spiega la scelta di inaugurare l’ex Piccolo, oggi Teatro Grassi, con una regia di Dodin: «alla sintonia artistica che abbiamo col suo lavoro»; tanto è vero che il sodalizio tra il regista russo e il teatro milanese risale al lontano novembre 1992, quando fu messo in scena Gaudeamus al Lirico

Lo spettacolo continua:
Teatro Grassi
Via Rovello 2 – Milano
fino al 7 febbraio
orari: martedì e sabato ore 19.30 – da mercoledì a venerdì ore 20.30 – domenica ore 16.00

Pene d’amor perdute
di William Shakespeare
traduzione di Korney Chukovsk
adattamento e regia Lev Dodin
produzione Maly Teatr San Pietroburgo
con Valdimir Seleznev, Alexey Morozov, Pavel Gryaznov, Alexander Zvialov, Igor Ivanov, Oleg Dmitriev, Maxim Pavlenko, Oleg Ryazantsev, Vitia Antonov, Daria Rumyantseva, Elizaveta Boyarskaya, Elena Solomonova, Urszula Malka, Evgeny Davydov, Stanislav Tkachenko, Elena Lapina, Anastasia Zabirova, Olga Shevtsova, Nikolai Lvov
scene Alexander Borovsky
luci Gleb Filshtinsky