…ma l’amor mio non muore

Hip Hop, giochi di parole al limite del demenziale, droghe, rivolte, timidezze in mutande, statistiche emozionali, transgender, Holly e Benji, Master Chef e Donald Trump. La terza giornata di B.Motion sfida tutte le certezza e si fa marasma, crocevia e recipiente di una pluralità sordida, inopportuna, indecente e soprattutto umana.

 

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Bologna, 1977. Bologna, 2017. Sono passati 40 anni ormai dai moti rivoluzionari degli studenti che avevano percepito il fetore dell’inarrestabile decomposizione della modernità e avevano tentato di trovarvi un’alternativa a suon di collettivi e militanza, ma lo spettro di quel sogno infranto aleggia ancora nella mente di Marta Dalla Via, un’«eroina fatta di eroina» che tenta di venire a patti con la disfatta di una generazione, da un lato, e di un amore, dall’altro. Personale, Politico, Pentothal prende spunto dalla dialettica sfacciata e scamiciata di Andrea Pazienza, osservatore e megafono del movimento del ’77, per addentrarsi in un’analisi del sonno popolato da mostri e ricordi di un tempo così lontano e così vicino. Identificando allora la voce del fu Paz con quella dei moderni rapper, viene costruito un parallelismo tra la società di allora e di oggi, accomunate da una necessità imperitura di araldi e cantori per testimoniare e denunciare delle storie sicuramente «pese».

La commistione di registri e generi diametralmente opposti, sebbene mitigata in qualche modo dai labirintici giochi di parole della donna, rimane a tratti stridente, sia per il limite castrante imposto a Omar Faedo (Moova), Simone Meneguzzo (Dj Ms), Michele Seclì (Lethal V), Alessio Sulis (Rebus) e Giovanni Zaccaria (Zethone), che si ritrovano a dover tarpare le ali al proprio flow non solo con rime e beat, ma anche tra le pareti teatrali che non rispondono, sia per la potenza lessicale e teatrale di Marta Dalla Via, che soverchia decisamente quella dei giovani vicentini. «Pensavo che sarebbe stata come un’insalata mista, in cui ogni ingrediente si arricchisce del sapore degli altri. Invece è più come un frullatore: tutto finisce per essere grigio». La scienza doppia H dà il la per poi perdersi in una metrica matematica che non straborda mai nel personale, nel politico o nel tossico. Al di là di queste questioni legate più che altro a un vizio di forma, i contenuti di questa Opera Rap colpiscono forte, come il diretto in locandina, rivelando un’analisi non banale sul tema dell’assuefazione, che sia essa amorosa, politica, lisergica o virtuale. «Vene vane, virtù virtuali», recita la sognatrice, lanciando un ponte tra eroina e social network e ponendovi ai lati una ringhiera dalla quale, è lecito, lanciarsi: «essere o non essere generazione».

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Affine per certi versi risulta l’Intimità di Amor Vacui, «compagnia teatrale under 35 fondata a Padova da attori diplomati al Teatro Stabile del Veneto», che con tre soli corpi nudi sul palcoscenico, riesce a descrivere con verve e onestà il torchio spietato delle relazioni, delle convenzioni che legano le persone, le coppie, gli attori e il pubblico. «Gli artisti da una parte e il pubblico dall’altra non sanno niente gli uni degli altri, eppure sono entrambi lì, a cercare con determinazione e amore di costruire una relazione di reciproco ascolto, che ci accompagni anche e soprattutto fuori dal teatro, che entri in risonanza con le nostre vite, che ci rimetta in comunicazione con le persone importanti per noi, con i nostri amici, con le nostre famiglie, con le nostre comunità di riferimento». L’analisi di questo equilibrio, questo patto d’intimo rispetto, ha portato Lorenzo Maragoni, Michele Ruol, Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo e Andrea Tonin a creare una piccola perla teatrale da 20’ (che potrebbe spingersi oltre, con coraggio), finalista del Premio Scenario 2017 («nato per valorizzare i nuovi linguaggi nell’ambito della ricerca, l’impegno civile e i nuovi spettatori») per ovvi motivi. Finalista, e non vincitrice, solo per “colpa” di quei/lle tipi/e di The Baby Walk.

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Infatti, Un eschimese in Amazzonia è forse la sorpresa più grande di questo B.Motion. Anch’essa produzione piccola, dal basso, fuori dal circuito del solito, del sicuro, del confortante. Anch’essa opera di ricerca, di messa in discussione di paradigmi, di contemporaneità, di coraggio. Il titolo, «citazione dell’attivista Porpora Marcasciano, fa riferimento al contesto socio-culturale avverso che “[…] compromette, ostacola, falsifica un percorso che potrebbe essere dei più sicuri e dei più tranquilli”, perché di fatto mette in crisi il modello binario sesso/genere, omosessuale/eterosessuale, maschio/femmina. Un modello binario che invade le nostre vite e le condiziona senza che ce ne accorgiamo. La presenza nella società degli “eschimesi” chiede a tutti di rimettere in discussione le regole». Eschimesi, transessuali, asessuali, bisessuali, queer, transgender, gay, lesbiche, tutte categorie create a posteriori per cercare di definire (e quindi limitare) l’alterità, negandole una fluidità e un’imprevedibilità troppo scomode, troppo spaventose per una società basata sullo scambio di merci e non di culture. Uno storico diceva: «Prendere coscienza del determinismo storico permette all’individuo, grazie alla ragione e all’intuizione, di controllarne il divenire e di seminarvi i germi della libertà». Non è un’esagerazione dire che la compagnia The Baby Walk ha preso piena coscienza degli elementi scatenanti del contemporaneo e, seppur con ironia (Lady Oscar era o non era lesbica? maledetta censura che non protegge nessuno e non fa altro che incrementare l’incomprensione e fomentare la voglia di verità), sta gettando le basi per un nuovo tipo di cosiddetto teatro di genere che si fa specchio reale del quotidiano, semplice e riflettente. Non è un caso che a due anni dalla sua nascita sia stata selezionata alla Biennale Teatro 2017.

Gli spettacoli sono andati in scena
Teatro Remondini
Via SS. Trinità 8/c – Bassano del Grappa
mercoledì 30 agosto 2017
ore 21.00

I Fratelli Dalla Via/Gold Leaves presentano
Personale, Politico, Pentothal 
di e con Marta Dalla Via
e con Omar Faedo (Moova), Simone Meneguzzo (Dj MS), Michele Seclì (Lethal V), Alessio Sulis (Rebus), Giovanni Zaccaria (Zeth-Caste)
e con Roberto Di Fresco (Giobba)
scene e costumi Michela Benestà, Roberto Di Fresco
produzione Fratelli Dalla Via
in collaborazione con La Piccionaia – Centro di Produzione Teatrale Gold Leave

CSC Garage Nardini
via Torino 7 – Bassano del Grappa
mercoledì 30 agosto 2017
ore 22.30

Intimità
scrittura condivisa di Amor Vacui
con Andrea Bellacicco, Eleonora Panizzo, Andrea Tonin
drammaturgia Michele Ruol
regia Lorenzo Maragoni

ore 23.30

The Baby Walk presenta
Un eschimese in Amazzonia
testo Liv Ferracchiati
scrittura scenica Greta Cappelletti, Laura Dondi, Liv Ferracchiati, Giacomo Marettelli Priorelli, Alice Raffaelli
con Greta Cappelletti, Laura Dondi, Liv Ferracchiati, Giacomo Marettelli Priorelli, Alice Raffaelli
suono Giacomo Agnifili
segreteria di compagnia Sara Toni