L’ultimo peccato mortale

ensemble7esensPer il primo concerto del 2014, e per il ritorno al Grand Temple Protestant, Jean-Philippe Dubor ha scelto la Petite messe solennelle di Gioachino Rossini, una delle composizioni finali del musicista italiano, definita dallo stesso come «l’ultimo peccato della mia vecchiaia».

A ogni uscita l’Ensemble 7e sens richiama un numero sempre crescente di spettatori. E per la Petite messe solennelle di Gioachino Rossini si conferma questa piacevole regola. Si tratta certamente di un sintomo di una determinata considerazione che la città rhonalpina riserva a Jean-Philippe Dubor, un direttore d’orchestra che si sta imponendo con il suo repertorio romantico.

E anche in questa piovosa serata di fine gennaio, Dubor e il suo complesso hanno ricollocato alla giusta altezza un altro piccolo capolavoro, troppo spesso dimenticato, della musica dell’Ottocento. Scritta nel 1863, e orchestrata nel 1867, la messa di Rossini fu eseguita per la prima volta il 14 marzo 1864, per la consacrazione della cappella privata della contessa Louise Pillet-Will. Il direttore Dubor ha scelto di presentare la composizione con coro, solisti, pianoforte e fisarmonica e questa scelta si è dimostrata tanto azzardata quanto riuscita. La fisarmonica, suonata da Mélanie Brégant, prende infatti il posto dell’armonium, e la sua sonorità tipica dona un tocco di eleganza meno ufficiale, ma estremamente puntuale.

La Petite messe solennelle si apre con un Kyrie molto particolare, sostenuto da un pianoforte, al quale si è seduto Fabrice Boulanger, molto insistente e a tratti perfino divertente. Il Gloria rappresenta una parte molto ricca e complessa, e qui si alternano digressioni armoniche, lunghe introduzione pianistiche che sanno di piccola marcia e di divertissement, e parti corali più solenni (come avviene, per esempio, nel Qui tollis). Jean-Philippe Dubor dirige e fa emergere, come al solito, con acribia e rigore, le linee melodiche che si seguono e si inseguono nello svolgersi della composizione. Il maestro esige una precisione puntuale e questa va incrementandosi con il montare dell’energia e del pathos erotti nella direzione.

La messa rossiniana continua con un Crucifixus, tenero pianto di Maria che si rivolge al Cristo crocifisso, mentre con il seguente Et resurrexit il clima cambia rapidamente, mostrandosi straordinario e sorprendente, costruito su fughe armoniche, su rapidi arresti corali e su riprese che sconvolgono la partizione classica della messa.

L’inserzione dell’O salutaris, breve sezione molto in voga nell’Ottocento francese e italiano, risulta essere un momento che permette l’aumento del gradiente di solennità della messa rossiniana. Fabrice Boulanger esegue in maniera impeccabile questa parte per solo piano e se i toni sono inizialmente graziosa, la coda vira decisamente verso toni maggiormente drammatici.

Termina la messa il consueto Agnus dei, dove il ruolo del contralto diviene preponderante. Il coro si ritrova in una posizione leggermente arretrata formando, insieme al pianoforte e alla fisarmonica, una corona sonora che si poggia sulle corde del contralto. Il ritmo si alza considerevolmente fino a giungere al culmine quasi al termine della messa, in una conclusione grandiosa che lascia un piccolo spazio, quasi discreto, agli ultimi secondi di intima grazia.

La Petite messe solennelle di Rossini è certamente una messa atipica ma che si rifà a tutta la tradizione italiana, ed è proprio questa sua peculiarità che pone le basi per una sonorità intrisa di elementi eterogenei che si propagherà nel tempo, ben oltre la morte del compositore, per formare e informare la musica successiva. La messa è certamente un’ode al Cristo, ma le sue venature quasi pagane e di musiche popolari rendono questa messa meno solenne di quanto possa far pensare il titolo.
In calce alla composizione, Rossini volle scrivere, in francese: «Bon Dieu; la voilà terminée, cette pauvre petite messe. Est-ce bien de la musique sacrée que je viens de faire, ou bien de la sacrée musique? J’étais né pour l’opera buffa, tu le sais bien! Peu de science, un peu de cœur, tout est là. Sois donc béni et accorde-moi le Paradis».
Sacrée musique. L’ultimo, meraviglioso, peccato del genio di Rossini.

Jean-Philippe Dubor et son Ensemble 7e sens ont proposé une intense Petite messe solennelle de Gioachino Rossini. Fidèle à son but de redécouvrir les chefs-d’œuvre oubliés, l’Ensemble 7e sens a fait résonner, dans les voutes du Grand Temple Protestant de Lyon, une merveilleuse musique romantique. Les dernières notes d’un génie musical hors du temps : un péché mortel.

Lo spettacolo è andato in scena:
Grand Temple Protestant
3, quai Augagneur – Lione
giovedì 23 gennaio 2014, ore 20.00

L’Ensemble 7e sens presenta
Petite messe solennelle de Rossini
direttore d’orchestra Jean-Philippe Dubor
piano Fabrice Boulanger
fisarmonica Mélanie Brégant
coro e solisti dell’Ensemble 7e sens