Il resto di un amore

Lo spettacolo allestito nel 2011 dal Teatro stabile di Verona prosegue il suo viaggio nei teatri italiani, per raccontare che cosa ne è di un amore dopo il matrimonio e  quindici anni di convivenza.

L’amore è inequivocabilmente senza tempo e non ha età. Anche i single più coriacei non troveranno argomenti per ribattere a una tale verità marmorea. Ma sono poche le assicurazioni incontrovertibili nelle dinamiche amorose. Siamo prontissimi a glossare un amore che sboccia, la passione impaziente, la costruzione di un futuro all’inizio di una relazione e, lo stesso, abbiamo di certo la nostra opinione su una conclusione, che oggi come oggi diremmo separazione o divorzio. Ma che succede nel frattempo, in un prolungato lasso di tempo, quale tono acquista il dialogo, come si configura la coreografia di un paso doble anni dopo la regolamentata coronazione di un sogno, ecco di questo nessuna certezza. A volte funziona, ma spesso, come organismo vivente, si spegne dopo un po’. In mezzo, il grande mistero. Eric-Emmanuel Schmitt sceglie di concentrare la sua vigorosa creatività proprio su queste annose questioni. L’autore belga celebre per Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano si ferma a pensare alla propria esperienza, accumula considerazioni, sviscera la realtà e nel 2003 produce un dramma per il teatro di assoluto valore, un fitto dialogo che a ogni giro di emozione si avvita in profondità sulla tavola della nostra vita. Piccoli crimini coniugali ha avuto grande successo in Europa, specialmente in Germania. Lo stabile di Verona ne ha tratto un allestimento affidato a una coppia di attori belli e affiatati, Elena Giusti e Paolo Valerio. L’opera così come è stata pensata da Alessandro Maggi resta fedele al testo originale (e visto l’argomento coniugale, la fedeltà è un tema delicato, se non essenziale), ma nonostante la materia sia espressa lì sulla scena, appare in qualche modo svaporata, inspiegabilmente inefficace. Per chi ha amato il testo nella valente traduzione italiana di Alberto Bracci Testasecca (edizioni e/o) presumibilmente alla base dell’adattamento diretto da Maggi, sa bene che Schmitt ha costruito sapientemente una dissacrante narrazione satirica che svela la paura sempre viva in una coppia dell’abbandono, del tradimento, della fine e di come questa angoscia quotidiana si origini paradossalmente dal sentimento di restare uniti, dalla volontà o dal bisogno di alleanza e comprensione. Gilles e Lisa questa tensione se la tengono dentro fino a farla esplodere, picchiando come un colpo in testa, che è poi il colpo di scena, non clamoroso, ma che nella sua lucidità illumina. La convivenza è dura, seria, richiede disciplina e rigore. È necessario allenamento infinito, che può durare la vita intera, tutta una schiera di partner che ogni volta si presentavano come definitivi, e invece non lo erano, finché… Maggi e i suoi due attori/personaggi, che per l’occasione hanno cambiato nome, l’autore stesso dell’opera, Eric-Emmanuel Schmitt, e consorte, caricano questa stessa tensione, ma anche di continuo la spengono, interrompendo il flusso unico del dialogo con il buio sulla scena, luce verde e un fiato di tromba da film noir. Brevi pause che smorzano il ritmo e mandano in corto circuito l’intero marchingegno, determinando una discontinuità di coinvolgimento e confusione. Ci si distrae, rischiando così di non dare attenzione a quelle piccole sfumature che aprono una breccia tra realtà e finzione, tra ciò che la donna racconta della loro relazione al marito tornato dall’ospedale dopo un coma che gli ha provocato l’amnesia e quello che era veramente. Lo slancio del “vorrei” e la gravità del “non posso”, che lasciano intravedere le debolezze, i passi falsi, gli eccessi, insomma il midollo di questi due personaggi, non più giovani, ma neanche decrepiti, che devono fare i conti con la loro vita coniugale e quindi con loro stessi.

piccoli-crimini300x200

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Piccolo Eliseo

via nazionale, 183 – Roma
fino a domenica 26 gennaio, ore 20.45
(durata 60 minuti circa, senza intervallo)

Teatro stabile di Verona presenta
Piccoli crimini coniugali
di Eric-Emmanuel Schmitt
con Elena Giusti, Paolo Valerio
regia di Alessandro Maggi
musiche di Germano Mazzocchetti
scene e costumi Marta Crisolini Malatesta
luci di Enrico Berardi