Finché morte non vi separi

teatro_il primoPeppe Carosella e Margherita Di Sarno si «amano da morire» sul palco de Il Primo portando in scena l’adattamento di un grande testo di Eric-Emmanuel Schmitt.

Molto probabilmente non v’è sentimento più complesso, più discusso e più dibattuto dell’amore. Vi si dedicano canzoni, componimenti, i più svariati testi. Non sempre però se ne cantano la sua bellezza e la sua energia. Spesso ciò che muove l’uomo, o la donna, a parlarne risiede nei dolori e nelle delusioni che può arrecare. Forza in grado di spingere a imprese altrimenti abbandonate in partenza, l’amore è anche in grado di trascinare in basso, in un abisso potenzialmente senza fine. Se l’amore, come si dice, mette le ali, può anche trasformarsi in una prigione, una trappola dalla quale non si riesce più ad evadere e in cui gli attori in gioco divengono vittima e carnefice, detenuto e carceriere, in un continuo rovesciamento dei ruoli. Da complici si diventa nemici, da alleati si finisce su sponde opposte, cercando ognuno di preservare il proprio bene a spese di quello dell’altro. Schmitt, nel suo Piccoli crimini coniugali, descrive difatti la vita coppia come «una guerra, dove tutto è permesso, […] un’associazione di killer che si accaniscono sugli altri prima di infierire su loro stessi, un lungo cammino verso la morte che lascia la strada costellata di cadaveri. Quando la coppia è giovane è una coppia che cerca di sbarazzarsi degli altri. Quando la coppia invecchia diventa una coppia dove ognuno cerca di sopprimere i partner».
E i protagonisti di quest’opera sono infatti marito e moglie che ormai da numerosissimi anni condividono il tetto coniugale, hanno imparato a conoscersi a menadito, nel bene e nel male. Si amano, si odiano, si vogliono, si tollerano. La vicenda portata in scena inizia quando Jill torna a casa dopo un incidente che gli ha fatto perdere la memoria. La moglie Lisa se ne prende cura amorevolmente, cercando di ricomporre pezzo dopo pezzo la memoria perduta del compagno. Subito è però chiaro che il suo intento non è tanto di restituirgli se stesso, quanto quello di plasmare un uomo a sua misura, a suo desiderio, forgiando il marito ideale che è partner, ma allo stesso tempo amico, amante e confidente. Lui si compiace e osserva rapito l’immagine che lei gli restituisce. Tuttavia, anche il più smemorato uomo sulla terra, sa che le relazioni sono complesse e che qualche macchia vi è sempre. Così Jill domanda, indaga, scava, come per cavarne verità affatto dimenticate. Menzogne e realtà si susseguono, tali da divenire talvolta indistinguibili. Rimbalzano da lui a lei in un rovesciamento delle parti che non conosce tregua. Per ogni maschera che cade se ne alza una nuova. Incapaci di essere sinceri i due amanti si fanno gioco l’uno dell’altra (e anche del pubblico, che assiste a questo crudele e sottile scontro all’ultimo sangue), si torturano scavandosi nell’animo e riportando alla luce paure, gelosie, timori, angosce, dubbi, sospetti, rancori e malumori troppe volte repressi.

Un testo sublime quello di Schmitt, scritto con enorme maestria che pare suggerire un nesso inscindibile tra amore e dolore e che riconduce a all’intuizione di ovidiana memoria per cui «nec sine te nec tecum vivere possum». Si segue l’intera rappresentazione pendendo dalle labbra degli attori affascinati prima di tutto dal testo che vive nelle parole scelte con cura, nelle riflessioni semplici, ma rivelatrici, che l’autore fa, nelle verità annunciate con solennità e sicurezza, che colpiscono la coscienza dello spettatore come fossero secchiate d’acqua gelida.

Pesa talvolta il tono cadenzato con cui vengono pronunciate alcune battute (su tutte, quando lei fa il verso a lui, citandolo), come anche pesa la regia un poco statica, che vede tutto ambientato nella stessa stanza che però non si riempie né di luci, né di troppi movimenti, né di altro. Alla lunga questa scelta potrebbe stancare il pubblico che del resto si confronta solo con i due attori e le loro discettazioni. Ma queste, nel complesso, sono solo piccole imperfezioni che non guastano il gusto dello spettacolo.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Il Primo

Viale del Capricorno 4, Napoli
Da venerdì 14 a domenica 16 novembre
Venerdì ore 21,00 – sabato ore 18,00 e ore 21,00 – domenica ore 18,00

Piccoli Crimini Coniugali
di Eric-Emmanuel Schmitt
con Peppe Carosella e Margherita Di Sarno
regia Peppe Carosella
fotografie Rosa Scherillo
grafica Graziella Foschini
luci e fonica Aurelio De Matteis