Puro divertimento: è performing art

Un’installazione diffonde idee singolari anche a Milano. Ancora una volta l’Hangar Bicocca stupisce, coinvolgendo i visitatori nell’opera d’arte e facendoli giocare a ping-pong su cinque tavoli d’eccezione.

Ping-Pong, Panda, Povera, Pop-Punk, Planet, Politics and P-Art: l’artista tailandese Surasi Kusolwong vuole comunicare il mondo d’oggi, con le sue problematiche, le sue questioni aperte.

Per farlo, sceglie un modo decisamente originale: piazza cinque tavoli da ping-pong su cui si può inforcare la racchetta e fare la propria partita. Ma, come nella vita, non è così semplice come sembra: infatti ogni tavolo ha una peculiarità, la superficie di gioco è alterata. In uno ci sono delle tazzine di ceramica sparse e in qualche caso anche impilate una sull’altra; due sono completamente ricoperti da uno specchio su cui – in pennarello bianco – sono riportate delle citazioni manoscritte da Alighiero Boetti. Questi – uno posizionato prima dell’ingresso dello spazio espositivo e uno al suo interno, insieme agli altri – sono i più ostici da utilizzare perché – oltre a non favorire particolarmente il rimbalzo – riflettono la luce in modo singolare e fastidioso (soprattutto quello situato nello shed dell’Hangar, sormontato da una bella lampada rossa – sempre opera di Kusolwong – che abbaglia il giocatore confondendolo). Questa, in effetti, potrebbe essere una situazione che rimanda pienamente alla realtà nella quale ci si trova oggigiorno, in una società abbacinata da falsi obiettivi e facili conquiste, dove ognuno di noi si scopre disorientato di fronte ai valori autentici.

Il quarto tavolo, invece, è cosparso di chincaglierie datate che si possono trovare tranquillamente nelle case di nonne e vecchie zie – Kusolwong è molto affezionato, nella sua produzione, a questa tipologia di oggetti: in altre sue mostre li ha posti proprio al centro di una piccola vendita simbolica a prezzo fisso, così come è accaduto anche all’Hangar per l’inaugurazione del 9 giugno. Qui diventa stimolante cercare la traiettoria giusta per lo scambio anche se – in caso non si sia giocatori abili o semplicemente più scarsi del proprio avversario – il gioco viene quasi sempre interrotto da rimbalzi a sorpresa.
L’ultimo tavolo, su cui si alternano gusci di uova rotti – e da rompere – a buchi in cui delle retine raccolgono le palline andate a segno, risulta forse anche il più divertente. Qui, infatti, l’ostacolo può trasformarsi tranquillamente in obiettivo.

Parte integrante della mostra sono altresì elementi disposti vicino alle aree di gioco, tra le quali un cubo in alluminio collegato a una macchina per il fumo, una serie di blocchi di spugna colorata, un vulcano di sale con una lampada nel cratere, un panda di cartapesta e un gruppo di lastre di marmo, specchio, legno e ferro. Il tutto con i Nirvana a fare da sottofondo.

Senz’altro è un’esposizione volutamente eterogenea, difficile da comprendere nell’immediato, anche perché il gioco distrae in parte l’attenzione del visitatore. Alla fine, facendo anche solo una considerazione prettamente sportiva, ci si scopre solidali con la volontà di Surasi di dissacrare i punti fermi del tennis tavolo: superficie perfetta, niente sporco, polvere o sudore – per permettere uno svolgimento più regolare possibile del gioco. Qui invece è tutto un ostacolo, un barcamenarsi tra imprevisti e imperfezioni. Insomma: una bella metafora della vita.

La mostra continua:
Hangar Bicocca
via Chiese, 2 – Milano
fino a giovedì 15 settembre
orari: dalle ore 11.00 alle 19.00 – giovedì dalle 14.30 alle 22.00 (chiuso il lunedì)

Ping-Pong, Panda, Povera, Pop-Punk, Planet, Politics and P-Art
installazione site-specific per Hangar Bicocca di Surasi Kusolwong
a cura di Chiara Bertola