Il burattino collodiano in versione dark

Va in scena al Giglio di Lucca, uno dei gioielli del Teatro del Carretto, riallestito per la Biennale di Venezia – Pinocchio.

Un incubo, più che un sogno, quello di Geppetto, un incubo notturno venato di personaggi tanto ambigui quanto archetipiche proiezioni delle nostre paure ataviche. Questo l’universo messo in scena con assoluta maestria tecnica dal Teatro del Carretto, capace di restituire la vena più nera del testo collodiano.
Un Pinocchio per adulti, quello in scena al Giglio di Lucca, stilisticamente e a livello intellettuale, che ricostruisce con mezzi e linguaggi teatrali diversi una discesa agli inferi, più che un viaggio di iniziazione. Dalle maschere alle arie operistiche, dalla pantomima alla creazione di tableau vivant visionari, il teatro immaginifico del Carretto riesce a tessere una trama talmente sottile che il tessuto finale sembra un pezzo unico – dove ogni particolare si sposa perfettamente all’insieme.
Plauso a tutto il cast anche per l’abilità nel gesto ed espressiva; per la scena perfettamente funzionale i costumi onirici di Graziano Gregori; e per le luci evocative di Angelo Linzalata.
Restano, però, due dubbi. Il primo riguarda i due riassunti recitati da Pinocchio. Ora, se il secondo può avere un senso drammaturgico preciso (quello di fornire un sottofondo sonoro al lavoro sfibrante, frutto di sincero affetto, che porterà il protagonista dallo stato di burattino a quello di essere umano), il primo sembra solo appesantire lo svolgimento. Anche e soprattutto perché questo è un Pinocchio per adulti e, quindi, il bisogno della ripetizione proprio dei bambini non trova ragione.
Il secondo dubbio sorge appunto dalla dicotomia tra favola pedagogica (quale Pinocchio resta: volenti o nolenti il fine è sempre quello di insegnare ai più piccoli il senso del dovere, l’operosità, l’importanza dello studio) e una messinscena decisamente per adulti. Il messaggio sotteso non è però trasposto in dovere civico o rispetto per l’altro da sé o, ancora, in un’onestà intellettuale e di vita che potrebbero interessare proprio il mondo adulto, bensì si resta alle bugie, dalle gambe corte e dal naso lungo, che non tangono né tanto meno scalfiscono le nostre certezze ipocrite.
Perfetto il finale di un’asciuttezza icastica.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio
piazza del Giglio, 13/15 – Lucca
venerdì 15 dicembre e sabato 16 dicembre, ore 21.00; domenica 17 dicembre, ore 16.00

Pinocchio
da Carlo Collodi
con Giandomenico Cupaiuolo, Elsa Bossi, Giacomo Pecchia, Giacomo Vezzani, Elena Nenè Barini, Nicolò Belliti, Jonathan Bertolai e Carlo Gambaro
adattamento e regia Maria Grazia Cipriani
scene e costumi Graziano Gregori
suono Hubert Westkemper
luci Angelo Linzalata
produzione Teatro Del Carretto
foto Filippo Brancoli Pantera