In ricchezza e povertà

Finale di Stagione per il Metastasio di Prato con Plutocrazia. Un’intelligente apertura verso il territorio con un risultato, a livello teatrale, in parte discontinuo.

Tragedia, farsa, dramma epico-didattico, documentario. Plutocrazia si giova di una molteplicità di registri teatrali per affrontare il discorso della crisi economica, generata dalle banche e da un sistema finanziario marcio, ma con pesanti ricadute sugli ignari cittadini di un mondo capitalistico/consumistico che preserva i profitti individuali a scapito dei beni comuni. A questo discorso, già oltremodo complesso, si aggiunge quello del lavoro, come diritto generale sancito dalla Costituzione più bella del mondo (come decantava Benigni in altri tempi – meno funesti e più democratici), e come schiavitù reale per i migranti di ogni latitudine, nello specifico quelli cinesi dei laboratori di Prato.
La molteplicità dei registri, sebbene utile ad alleggerire i discorsi altrimenti eccessivamente politico-economici, crea una discontinuità nella tensione e nei linguaggi che, a volte, disturba. Mentre l’inizio, una pantomima tragica, convince pienamente; il prosieguo, soprattutto quando vira verso la farsa (l’incontro con Karl Marx) o il didattico (con il lungo monologo sulle virtù di madama povertà), lascia perplessi. In parte per il ritmo, che cambia troppo bruscamente; ma anche per i contenuti.
Se è vero che Marx propugnava di dare a ciascuno secondo i propri bisogni, affermava anche che ognuno avrebbe contribuito in base alle proprie capacità – un’assunzione di responsabilità individuale e collettiva che è completamente sottaciuto nel discorso generale e particolare dello spettacolo. Sembra addirittura che si avalli un concetto distorto come quello che se mancasse la povertà nessuno farebbe più alcun lavoro fisico. E si distingue povertà da miseria. Forse, se al posto di povertà si fosse usato il termine parsimonia, frugalità, si sarebbe potuto sottoscrivere il messaggio. Ma la realtà è che chi è povero non può scegliere nulla – men che meno un abito di buona qualità e fattura. Così come manca del tutto un approfondimento sui beni comuni (dall’educazione all’assistenza fino all’ultima battaglia sull’acqua), gettati come vecchi manuali di un comunismo utopico, alla rinfusa, sul palcoscenico.
Mentre le testimonianze dei migranti cinesi di Prato, recitate da italiani, sebbene mirino evidentemente a rendere il discorso universale (del resto, gli italiani dovrebbero ricordare bene cosa significhi migrare); dall’altro, con affermazioni personalistiche e di rivalsa, come: «La Cina adesso è una potenza economica. Possiamo anche tornarcene in Patria», non solo circoscrivono il discorso a una particolare comunità ma suscitano nel pubblico anche pensieri poco solidali, quali: «Se non ti va bene, allora tornatene a casa».
Al termine dello spettacolo resta un’idea confusa delle problematiche così come delle possibili soluzioni e, del resto, un lavoro teatrale non può certo risolvere una profonda crisi economica come quella che stiamo vivendo, né ristabilire i parametri per giudicare il reale vulnus dell’odierna situazione socio-economica – ossia una presa di coscienza collettiva di quali siano i reali bisogni, sui quali costruire un nuovo modello di economia solidale.


Lo spettacolo continua:
Teatro Magnolfi

via Piero Gobetti, 79 – Prato
fino a domenica 21 maggio
orari: feriali, ore 20.45, sabato ore 19.30, domenica ore 16.30

Archivio Zeta presenta:
Plutocrazia
un contrasto economico, un collasso dialettico
un progetto di Archivio Zeta
drammaturgia e regia Gianluca Guidotti ed Enrica Sangiovanni
dal Pluto di Aristofane
traduzione Federico Condello
conflagrazioni Franco Belli, Noam Chomsky, Karl Marx e Goffredo Parise
riflessione teorica e ricerca empirica Fabio Berti, Valentina Pedone, Andrea Valzania e Sara Iacopini
con Gianluca Guidotti, Ciro Masella ed Enrica Sangiovanni
coro in video Agnese Belcari, Fabio Berti, Guja Iginia Del Bene, Tommaso Di Ienno, Giulia Fantastichini, Elena Franchi, Franca Giovannelli, Sara Iacopini, Elisabetta Lombardi, Silvia Mercantelli, Mauro Morucci, Deborah Pagliero, Andrea Valzania e Renzo Vannucchi
videoriprese/editing Federica Toci e Tamara Pieri (Il gobbo e la Giraffa – videoproduzioni)
partitura sonora Patrizio Barontini
luci Roberto Innocenti
produzione Teatro Metastasio di Prato