Incontri da paura

due-teatro-roma-80x80Al Teatro Due di Roma, Vittoria Faro, accompagnata al piano da Raffaele Pallozzi, ha dato vita a Poe Suite – Racconti per voce e piano.

Dal 30 gennaio al 1 febbraio il brivido è arrivato al Teatro Due di Roma. Un brivido non solo di freddo, considerate le basse temperatura e la pioggia che ha fatto da cornice alla serata di sabato, ma provocato dalla lettura di due tra i più celebri racconti di Edgar Allan Poe, Il gatto nero ed Eleonora.

Singolari rappresentazioni, quelle di Poe Suite, presentate al Teatro Due da Testaccio lab e nate da un’idea di Vittoria Faro, autrice e protagonista assoluta per la maestria con cui ha dato voce alle due macabre storie.
Un progetto che ha catturato un pubblico tanto entusiasta, quanto imprigionato da una situazione caratterizzata dal sapiente incontro tra narrazione e musica.
Binomio, dunque, di successo in cui voce e piano hanno ricreato una suggestiva atmosfera nella quale paura e poesia si sono unite, provocando emozione e tensione per via delle tematiche horror trattate.
Un contesto tragico, impreziosito dalla precisa analisi psicologica dei personaggi ed esaltata dalla lettura scenica di Vittoria Faro, capace di condurre gli spettatori oltre l’estremo gesto compiuto dal protagonista di turno, grazie anche al brillante accompagnamento al piano di Raffaele Pallozzi.
Le luci, autentico e imprescindibile supporto drammaturgico, hanno sottolineato con l’intensità dei colori i passaggi fondamentali dei racconti, enfatizzando i diversi colpi di scena presenti tra le righe.

Due linee di luce azzurra, fredda, laser netto che cattura l’occhio. Un palco minimalista, una sedia, una donna in rosso, un pianoforte, un uomo. Nessun altro elemento che possa distrarre, nessuna forma altra che possa far perdere la concentrazione.

Tutto viene condensato in note che accompagnano un un timbro di voce, questo rende tono alle parole e in esse si immedesima. Prendono forma così i racconti di Poe. Giochi di luce accompagnano il susseguirsi delle scene così come della chiusura e apertura del racconto. I cambiamenti e la suspance, gli acceleramenti del parlato. Luci, musica e parole, il tutto è collegato in modo tale che lo spettatore noti l’omogeneità nel tessuto disgregato e, al contempo, compatto di queste narrazioni e del suo controverso e ambiguo autore.

Cadenza e tonalità, rispetto delle pause, rimanere seduti in poltrona e lasciarsi condurre, sbirciare attraverso la serratura e vedere un mondo di maledettismi, di contorni cupi, ma totalmente umani. L’attrice e il pianista rendono così giustizia a Poe lo scrittore, spesso ricordato per i suoi racconti di fantasia tetri che di fantastico, però, hanno solo la trama, per il resto sono le sensazioni, la psiche umana, le note e le sfumature impercettibili e più inconsce che vanno a toccare.

I suoi racconti si muovono fra logico e illogico, scandagliano gli angoli più recessi e le paure che si trasformano in altro, le frustrazioni che generano pensieri che a loro volta si concretizzano in azioni. Fra ragionamenti e arrovellamenti, gli impulsi, gli scatti, il mondo dell’inspiegabile, dell’irrazionale.

La combattuta figura di Poe si porta da sempre dietro quell’alone di cupo sentore misto ad ansia, ogni suo racconto genera un senso di inquietudine, cui si accompagna il disprezzo o ribrezzo per alcune situazioni narrate. Ma anche riconoscimento, poiché tocca proprio l’orrore primitivo presente in ciascuno, secondo una perversa dinamica che comporta la (quasi) attrazione verso ciò che più desta paura. Attratti dalla nostra stessa componente nera, da ciò che sembra disumano, l’atteggiamento folle è frutto di un turbamento. Non può non lasciare interrogativi la lettura di racconti che scavano nell’atavico e misterioso.
«Poe Suite è un esperimento teatrale che vuole raccontare questa dualità, il costante dialogo fra la musica delle vertigini dell’abisso e la voce della Logica che si ostina a cercare ragione all’insondabile, al mistero della paura che ci atterrisce e, insieme, irresistibilmente attrae».
Espressività tonale e musicale, ambienti introspettivi e meccaniche più sottili agiscono sulla platea. La calma apparente della voce, così come della narrazione, contiene una vibrazione interna che non si sa spiegare, perché ancestrale, riconducibile a quelle dinamiche di equilibrio e linea sottile fra comportamento razionale e follia. La follia di Poe è spesso una follia che termina nel macabro, nell’esasperazione dell’atteggiamento umano, nel compimento più estremo del terrore. Ma è anche l’esaltazione del guizzo folle che coglie altro: «Gli uomini mi hanno definito pazzo, sebbene non risulti ancora chiaro se la pazzia sia, o no, il grado più alto dell’intelletto, e se molto di quanto dà gloria e tutto ciò che rende profondi non nasca da una malattia della mente, da stati di esaltazione dello spirito, a spese dell’intelletto in genere. Coloro che sognano ad occhi aperti conoscono molte cose che sfuggono a quanti sognano solo dormendo».
Una selezione di racconti che non è estranea a nessuno, una condizione che ricorda all’uomo l’attenzione che nel corso degli anni si è sviluppata in numerosi dibattiti psichiatrici e antipsichiatrici. Bisogna vedere la follia come forma di comunicazione, questo ci suggerisce la musica introspettiva dello spettacolo, un bisturi nella carne per permettere meglio la penetrazione nelle nostre paure più nascoste.
La follia come altra forma di comunicazione, la razionalità come quotidiano e restrittivo governo degli impulsi, così come la follia sinonimo di sregolatezza incontrollabile e dannosa e la ragione come goccia linfatica essenziale per un equilibrio. Un viaggio nel conscio e nell’inconscio, questo in scena signore e signori, questo e tutto l’inesprimibile.

Poe Suite – Racconti per voce e piano è allora un progetto interessante, che, siamo sicuri, vedrà Vittoria e Raffaele tornare sulla scena, essendo ancora molte le emozioni da raccontare e da ascoltare con il cuore che palpita di paura.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Due

via dei Due Macelli 37 – Roma
da venerdì 30 gennaio a domenica 1 febbraio
(durata 1 h circa senza intervallo)

Testaccio Lab presenta
Poe Suite – Racconti per voce piano
voce narrante Vittoria Faro
musiche originali Raffaele Pallozzi