Il Franco Parenti si conferma palcoscenico dell’eccellenza con il nuovo spettacolo di Maurizio Scaparro. Massimo Ranieri, cantastorie malinconico del nostro Mediterraneo.

Negli ultimi anni Baghdad è diventata sinonimo di guerra, il Mediterraneo la via di comunicazione che permette ai clandestini (nuova categoria non-umana) di sbarcare sulle coste europee, la cultura e la società arabe e musulmane simboli di arretratezza e fondamentalismo: si è perso progressivamente il senso della storia e della continuità fra le sponde del Mare Nostrum.

Polvere di Baghdad, il nuovo spettacolo di Maurizio Scaparro, su testo del poeta di origine siriana ma di cittadinanza libanese, Adonis – pseudonimo di Alī Ahmad Sa’īd Isbir – e del giornalista e scrittore Massimo Nava, ha il merito di ridare pari dignità a una cultura e a un popolo antichissimi: perché non si deve dimenticare che l’intera civiltà occidentale affonda le proprie radici in quella terra bagnata dal Tigri e dall’Eufrate, conosciuta un tempo col nome di Mesopotamia – la terra tra i fiumi: sorgente di vita e di poesia.

Ieri e oggi si incontrano grazie al racconto, e al fascino dell’affabulazione: un cantastorie, nella Baghdad distrutta dai missili statunitensi e dalle bombe delle fazioni irachene, rivendica il diritto al ricordo, alla parola, alla poesia.

Massimo Ranieri – interprete, cantante, saltimbanco, protagonista assoluto in bravura e umanità – raccoglie attorno a sé un gruppo di giovani ai quali rinovella brani tratti da Le Mille e Una Notte e, sul palcoscenico della guerra, riacquistano una vita che credevano persa per sempre i personaggi della fantasia, le antiche storie d’amore, i tranelli delle scaltre donne, le avventure meravigliose e la Storia del Sarto, del Gobbo, dell’Ebreo, del Soprintendente e del Cristiano, che dimostra con lampante lucidità e sagace ironia la convivenza pacifica tra cristiani, ebrei, zoroastriani e musulmani nella Baghdad del periodo califfale.

La scenografia essenziale ma suggestiva rimanda ai palazzi dell’antica città – fondata intorno al 760 d.C. – e alla distruzione del presente, tra macerie, copertoni e brandelli di abiti. Le fughe prospettiche, la porta centrale, il doppio livello delle costruzioni (un tetto di un bar distrutto e una torre diroccata) permettono entrate, uscite e movimenti che alleggeriscono e punteggiano il racconto, restituendo allo spettatore la vivacità della piazza in una giornata di mercato.

Le coreografie firmate da Adriana Borriello, ed eseguite con grazia da Eleonora Abbagnato, mixano con intelligenza passi di danza classica e moderna, in coerenza col racconto, mentre la complessità dei movimenti scenici rende armonico l’ensemble evitando che la prima ballerina dell’Opéra primeggi tra le attrici co-protagoniste.

In tema anche i costumi di Santuzza Calì, che rimandano all’iconografia di un Oriente da favola e ottime le musiche firmate da Mauro Pagani, eseguite in scena, tra gli altri, da Pejman Tadayon, celebre suonatore di oud e setar.

Al termine, applausi fragorosi per l’intera compagnia, composta da giovani di diversa nazionalità ma tutti provenienti dalle coste del Mediterraneo. Attori puntuali come orologi svizzeri, pronti alla battuta, con un tocco di smaliziata ironia e dotati di una mimica in grado di ricreare mondi, suscitando risa o commozione, con un semplice gesto.

Uno spettacolo nel quale il bacino del Mediterraneo torna prepotentemente alla ribalta, fiero della sua cultura millenaria, capace di emozionare e di far riflettere soprattutto chi pensa di essere in Iraq per esportare la propria superiorità, ignaro delle mille e una verità che si celano nel rispetto.

Polvere di Baghdad
di Adonis e Massimo Nava
regia Maurizio Scaparro
con Massimo Ranieri, Eleonora Abbagnato, Luca Avagliano, Ashai Lombardo Aprop, Fernando Pannullo, Stefano Ambrogi, Ugo Bentivegna, Francesco Wolf, Claudia Squitieri, Mara Veneziano, Pejman Tadayon, Luciano Cologgi, Michele Maione
musiche Mauro Pagani
scenografia Daniele Spisa
costumi Santuzza Calì
coreografie Adriana Borriello
disegno luci Cesare Accetta
Compagnia Italiana Centro europeo di Teatro d’Arte, Biennale di Venezia 40. Festival Internazionale del Teatro