Il dualismo come pensiero forte

Il sé e l’altro da sé, il mascolino e il femminino, la gioventù e la vecchiaia, l’intenzione e l’espressione, e quest’ultima di fronte alla percezione. Teatro Akropolis mette in scena i Misteri Eleusini.

In un continuo, incessante, confronto tra Giorgio Colli e Friedrich Nietzsche (in serata a Testimonianze Ricerca Azioni, anche la presentazione dell’ultimo volume edito da AkropolisLibri, Trame nascoste. Studi su Giorgio Colli, con l’interessante approfondimento di Federica Montevecchi), Clemente Tafuri e David Beronio continuano la loro ricerca radicale nel teatro pretragico, recuperando attraverso il mito di Demetra i Misteri Eleusini. Uno scavo antropologico che, a livello formale, non può non portare alla luce la limitatezza – filosofica e dell’arte – della parola cristallizzata rispetto al concetto fluido, della ri/rappresentazione scenica di fronte all’intenzione. Ecco, quindi, quel dualismo (estetico in Nietzsche, ontologico in Colli) farsi materia scenica, carne e sangue, suono e immagine.
Ma come superarlo? Come rimettere in vita (Marco Martinelli docet) l’intenzione?
Da un punto di vista di intenzione/percezione, Tafuri e Beronio pongono i performer di fronte alla  sfida di “esserci nel mondo” (come Heidegger insegnava). E qui va un plauso all’intera Compagnia, e in particolare alla prova emozionale di Alessandro Romi e alla generosità, alla capacità di fare un passo indietro di Luca Donatiello. Nel qui e ora, relativizzato e relativizzante, i performer si centrano non per ri/rappresentare sulla scena  un’immagine della realtà, bensì per rivivere individualmente quell’immaginario collettivo che risale all’archetipo. Dall’altro lato, dal punto di vista dello spettatore (il secondo termine del dualismo succitato, ossia la percezione), di fronte a Pragma, come soggetti, ci sentiamo toccati dall’oggetto (teatrale) e da esso modificati – grazie a quello scambio che è possibile solo quando l’arte diventa il  “modo” in cui avviene (nell’immanenza) l’esperienza di verità (rifacendoci, inevitabilmente, a Gadamer).

Da queste, che avvertiamo tra le intenzioni, bisogna spostarsi alla loro rimessa in vita. La scena.
L’onanismo adolescenziale di Proserpina; il femminino che è insieme Medea e Demetra – donna/madre terra da cui suggere la vita (il riferimento iconografico alla Dea dei Serpenti sorge spontaneo, anche per l’origine minoica della stessa e dei Misteri Eleusini) ma anche Àtropo, colei che taglia il filo della nostra fragile esistenza; la violenza insita nella sessualità come irriducibile conseguenza della dicotomia tra mascolino e femminino che non può, nella cultura occidentale, risolversi nella complementarietà di yin e yang; l’àgape genitoriale e generativo che obbliga a sacrificarsi, reggendo il peso dei propri figli (specie umana) fino all’annichilimento in favore della nuova generazione – perché l’inverno deve cedere il passo a ogni nuova primavera. Un intero universo di senso si dipana tra significanti che stratificano la nostra esperienza, emotiva e intellettuale. E ancora, la linearità temporale di vita/morte che si scontra con la circolarità e la ciclicità della natura, che torna sul palco insieme all’unica soluzione di continuità: il fanciullo eracliteo, che nel gioco, nella pizzica che esplode sui ritmi della sonata di Scarlatti, getta l’uomo nella casualità e, nel contempo, ricongiunge Giorgio Colli e la sapienza greca, l’archè e l’ebrezza misterica al qui e ora, a noi – un qualunque 9 novembre – a Pragma.
Come Giuliano l’Apostata, Clemente Tafuri e David Beronio ci invitano a compartecipare i Misteri Eleusini. L’arte si fa archetipo.

Testimonianze Ricerca Azioni 2018
da giovedì 8 a domenica 18 novembre
Genova, varie location

venerdì 9 novembre, ore 20.30
Teatro Akropolis
via Mario Boeddu, 10
Trame nascoste. Studi su Giorgio Colli
presentazione con Federica Montevecchi, Clemente Tafuri e David Beronio

ore 21.45
Teatro Akropolis presenta:
Pragma. Studio sul mito di Demetra
regia di Clemente Tafuri e David Beronio
con Domenico Carnovale, Luca Donatiello, Aurora Persico e Alessandro Romi