Nido di serpi

Arriva al Teatro Studio Mila Pieralli di Scandicci Prima della Pensione, ovvero Cospiratori. Virtuosa interpretazione di un Bernhard sempre attuale.

L’attesa è palpabile, è profonda. La stanza grande, affastellata come un reliquiario, cresce di peso.
È il gran giorno, l’anniversario di Himmler. Presto Rudolph sarà a casa.
Le due sorelle, ad attenderlo, sono profondamente differenti tra loro. Clara, paraplegica, dispone di poche battute e delega a gesti e sguardo il grosso della comunicazione; Vera, in opposizione, è un torrente in trabocco di parole. Sbandano in uno spazio senza luce, la casa morta, allestendo il sipario per quella commedia che è la loro vita.
Prima della Pensione, ovvero Cospiratori, prosa di Thomas Bernhard, portata nuovamente in teatro da Elena Bucci, Marco Sgrosso ed Elisabetta Vergani, è un cadavere che avvizzisce. Vi si respira l’ansia del ripetersi, la trottola che ruota attorno al medesimo asse da sempre, pur di non cadere.
La guerra è finita, Hitler è morto. Gli anni della grande caccia sono ormai archiviati. Rudolph, ex ufficiale delle SS, da tempo ha recuperato una parvenza umana. In procinto di ritirarsi dalla carriera giuridica, non ha mai rinunciato a celebrare Himmler nel giorno stabilito. È stato Himmler, dopotutto, a salvarlo. Al suo fianco Vera, la sorella incestuosa, la cui missione è imbalsamargli il passato, per un’eterna contemplazione. Clara, la nemica, è l’eresia della Sinistra, resa disabile da un bombardamento americano. I due le alternano una pietà offensiva e i rimasugli di quel disprezzo correttivo che ne ha condotti molti nei campi di sterminio. Cruda e diretta, la sorella legge in silenzio e, se parla, lo fa per pugnalare. Sa che non c’è esito alla sua prigionia, se non l’istituto, verso il quale Rudolph e Vera cercano di sospingerla di continuo.
Lo spettacolo è lento, tedioso. Il primo atto è pura attesa, Vera che stira, che corre, che parla per soffocare l’ansia. Entrambe incarnano alla perfezione lo spirito dell’opera – una con l’emorragia di parole in ripetizione, che rivanga la memoria e replica più volte un concetto già detto; l’altra tacendo, denudando l’astio che è palese a tutti e che si vuol coprire: il Terzo Reich è caduto, non rimane poi molto. L’orgoglio di qualche famiglia, case ingombre di cimeli; fotografie e cerimonie; oltre alla musica patriottica, che serpeggia in sottofondo per l’intera rappresentazione, accompagnando gli slanci e la desolazione.
Rudolph, personaggio atteso con trepidazione, arriva nel secondo atto.
Le dinamiche tra i tre sono come una pentola a pressione, il cui coperchio salti di continuo, e di continuo sia rimesso a posto. La verità è spremuta a fatica, come si spreme il latte cagliato. Il gioco del non detto si trascina fino all’ultimo atto, la cena. Le fotografie del lager, accostate a quelle dell’infanzia, raccontate alla pari di un picnic sui prati. La nevrosi si fa gonfia, sotto la patina della chiacchierata. E Rudolph crolla, crolla verso il grottesco, desolante epilogo.
Prima della Pensione è la decadenza di un secolo, di una nazione, di un ideale. La caduta di un impero, cui nulla rimane se non la formalità, l’immagine e la memoria. L’isteria si trova espressa nella convulsa ripetizione di concetti futili – i fiori, l’istituto, le lezioni di violino – che si ammassano gli uni sugli altri. La stessa scenografia, spazio vasto e oscuro, ammorbato di mobilia ricca e luci acide, riporta alla sconfitta che è perno dell’intera vicenda. A ben pensare, Prima della Pensione è una finzione nella finzione, nella quale gli stessi personaggi sono attori di una realtà che non sussiste, replicanti un rito altrimenti estinto, praticato con la furtività del colpevole consapevole – tende tirate, isolamento, l’ossessione di una cospirazione in corso, dalla quale non è possibile esimersi oltre.
Opera di ribelle, di un Bernhard dal quale la stessa, permalosa Germania prende le distanze col titolo di Nestbeschmutzer, “sporca-nido”, Prima della Pensione non ha perduto l’acume della sua lama.
E tutti quanti l’hanno sentita.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Studio Mila Pieralli

Scandicci
da giovedì 23 a sabato 25 marzo, ore 21.00

Prima della Pensione,
ovvero Cospiratori

con Elena Bucci, Marco Sgrosso ed Elisabetta Vergani
di Thomas Bernhard
traduzione Roberto Menin
luci Loredana Oddone
suono Raffaele Bassetti
costumi Ursula Patzak
immagini Alvaro Petricig
assistente all’allestimento Nicoletta Fabbri
progetto e regia Elena Bucci e Marco Sgrosso
collaborazione alla scena Carluccio Rossi
macchinismo e direzione scenica Davide Capponcelli
elettricista e datore luci Gianluca Bergamini
sarta Marta Benini
si ringrazia la Sartoria Carpeggiani di Bologna
produzione ERT Emilia Romagna Teatro Fondazione
in collaborazione con Le Belle Bandiere
foto di scena Luca Del Pia