Allo Zelig, il comico genovese si presenta al pubblico non solo con il suo personaggio più famoso, Johnny Groove, ma con un repertorio di monologhi che sorprende tutti. Uno show intelligente che diverte e che rivela un inatteso lato comico tutto da scoprire.

Se c’è una capacità che ha rivelato lo show televisivo di Zelig – come è stato in passato per Mai dire Gol – è sicuramente quella di creare tormentoni, soprattutto tra i più giovani.

Un modo di parlare dettato dal personaggio del momento, un motto col botto che per mesi e mesi contagia tutto e tutti, che si può facilmente distinguere per strada, sull’autobus, in fila mentre si aspetta il proprio turno dal panettiere. Nell’ultima stagione il vero e unico grido portato in auge dal varietà televisivo condotto da Claudio Bisio è stato ”Essiamonoi, essiamonoi” di Johnny Groove – il personaggio inventato da Giovanni Vernia, comico di origini genovesi ma milanese di adozione.

Per capire fino a che punto questo motto abbia colpito nel segno, basterebbe pensare che addirittura l’imbalsamato palco dell’Ariston, a San Remo, ha sentito la necessità di ospitare il tormentone dell’anno senza forse neanche sapere con chi avesse a che fare. E la stessa sensazione si respirava tra il pubblico accorso allo Zelig Cabaret di Milano per assistere allo show di Vernia – ultima esibizione prima della sosta natalizia del locale.

In molti si chiedevano infatti se la simbiosi tra il comico e il suo carattere fosse totale o se ci potesse essere anche altro dietro a Giovanni Groove. È da questo spunto che parte la piacevole sorpresa che il simpatico antidivo dai pantaloni muccati ha saputo regalare al pubblico.

Il ghiaccio ovviamente si è rotto con quello che tutti si aspettavano: ossia l’ingresso dell’eccentrico ballerino che parla il linguaggio house e detesta il latino-americano; ma dopo la scontata comparsa di Johnny, Vernia ha tirato “fuori dal cilindro” un repertorio inaspettato. Smessi i panni disco ha indossato quelli del cabarettista puro, che poco ha a che vedere con la televisione e che, dall’intelligenza e dall’acume del testo, sa costruire due ore di monologo come solo i fuoriclasse del genere sanno fare.

Giovanni Vernia è il self-made man della comicità italiana e si vanta di come sia arrivato al successo: dall’esperienza come direttore commerciale di una multinazionale è iniziata la più incredibile delle storie – la sua vena ironica, che lo ha portato a scimmiottare i suoi capi in azienda e gli è costata il posto di lavoro, lo ha anche lanciato sul palcoscenico – luogo in cui, quella che sembrava essere solo una passione, è diventata un’occupazione di grande profitto per tutti. Verrebbe quasi da chiedere: «Guarda la vita?». E ora, come in tutte le storie di questo genere, il nostro eroe si gode il dolce sapore della rivincita.

Oltre alle note biografiche, Vernia ha portato in scena la differenza tra le due regioni che lo hanno visto crescere: la natìa Liguria e l’adottiva Lombardia – passando da un dialetto all’altro con estrema facilità – cogliendo i limiti dei due modi di essere e di fare e suscitando le risate ininterrotte degli spettatori.
Seguendo il percorso classico del cabarettista – prima, lascia che gli spettatori si interroghino sulle sue capacità; poi li sorprende con la novità e, infine, li conquista, portandosi a casa sorriso e pubblico – assistiamo a uno show completo, dove ritroviamo musica, ballo, ma soprattutto tanta comicità.
Il risultato è ovvio: fa venir voglia di alzarsi in piedi ad applaudire anche i più scettici. E anche su questo punto Vernia ha superato se stesso, facendo danzare – con il passo e l’urlo che lo hanno reso celebre – anche i più restii e affezionati al loro posto.

Come direbbe Johnny Groove, dopo aver lanciato il suo sguardo languido: il pubblico di Zelig Off è stato “pvesoo”.

Lo spettacolo è andato in scena:
Zelig Cabaret

Viale Monza 140 – Milano
domenica 12 dicembre
Giovanni Vernia – Johnny Groove