È follia la speranza di poter essere liberi

Va in scena al Teatro Morlacchi di Perugia lo spettacolo Qualcuno volò sul nido del cuculo di Alessandro Gassman, tratto dal romanzo di Ken Kesey e riadattato dallo scrittore napoletano Maurizio de Giovanni.

Torna in scena la storia dell’amicizia fra un delinquente – che si finge matto, preferendo un ospedale psichiatrico alla galera – e i pazzi reclusi nella struttura. Dale Wasserman ne realizzò uno spettacolo per Broadway che divenne anche un film interpretato da un indimenticabile Jack Nicholson. A teatro, a firma di Alessandro Gassman, arriva una fresca rilettura che abbandona gli stilemi del cinema americano dell’epoca per presentarne una visione italica antecedente alla Legge Basaglia che decretò la chiusura di tali strutture.
La grande idea di Gassman è stata quella di portare una storia nata con forte connotazione americana in una forma vicina ai canoni della cultura nostrana. Vari dialetti, fra cui il napoletano, il bolognese, l’abruzzese, si mescolano per dare voce ai pazienti dell’istituto. Qualcuno volò sul nido del cuculo viene rielaborato nel testo da Maurizio De Giovanni in un adattamento che non tradisce la forza e la sostanza visionaria, pur avvicinando a noi la storia. Dario Denise, il protagonista maschile, è interpretato da Daniele Russo e la vicenda si svolge nel 1982 nell’ospedale psichiatrico di Aversa, diretto da Suor Lucia.
La peculiarità più evidente di questo illuminato spettacolo sembra essere aver dato ampio risalto ai caratteristi minori, quali un ballerino dall’accento bolognese, il capo dei pazzi o un uomo dalle dimensioni gigantesche che, come Denise, finge di essere matto, così accrescendo il valore delle già ottime performance dei due protagonisti Daniele Russo e Elisabetta Valgoi.
Alla base della storia raccontata a teatro – che poteva anche meritarsi un titolo alternativo visto il tentativo di non cadere nei cliché della pellicola – c’è un contesto di disagio e angherie che risulta proprio di una ben delineata situazione, che all’epoca era anche accettata dalla società. All’interno dell’ospedale matura un percorso di vita che viene accompagnato da una crescita interiore, nel tentativo di tornare a una forma di pseudo-realtà. La crescita, per i pazienti, viene determinata dall’incontro con l’altro, con il diverso e l’accettazione del proprio io. L’arrivo di Denise nella struttura in qualche modo spezza la catena della quotidianità cui i malati erano abituati, dando loro una speranza.
Una menzione particolare va alla scelta delle musiche nelle scene più taglienti che possono ricordare alcuni duelli western, specie nei confronti fra Dario Denise e Suor Lucia, ottime risultano le scene dal primo impatto con la scritta Ospedale Psichiatrico ben evidente all’interno della struttura ampio e visibile per tutto lo spazio scenico. In alcune situazione forse avrebbe giovato un cambio di scena, ma l’ampio uso della tecnologia ormai divenuto un marchio di fabbrica degli spettacoli a firma di Alessandro Gassman riesce a trasportare il pubblico oltre questo dettaglio.
Qualcuno volò sul nido del cuculo rappresenta una pièce capace di entusiasmare e coinvolgere gli spettatori in sala, in cui il sentimento di gratitudine per le emozioni provate culmina con l’immagine dissacrante e dal fortissimo impatto del simbolo del potere della Chiesa – forte e consolidato come era un tempo in tali abominevoli strutture – che viene distrutto per creare una sensazione di pace e liberazione.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Morlacchi

Piazza Morlacchi 13, Perugia

Qualcuno volò sul nido del cuculo
di Dale Wasserman
uno spettacolo di Alessandro Gassmann
dall’omonimo romanzo di Ken Kesey
traduzione Giovanni Lombardo Radice
adattamento Maurizio de Giovanni
con Daniele Russo, Elisabetta Valgoi
e con Mauro Marino, Marco Cavicchioli, Giacomo Rosselli, Alfredo Angelici, Giulio Federico Janni, Daniele Marino, Antimo Casertano, Gilberto Gliozzi, Gabriele Granito, Giulia Merelli
produzione Fondazione Teatro di Napoli