Quella follia che non passa

Alessandro Gassmann porta all’Elfo di Milano una convincente versione teatrale di Qualcuno volò sul nido del cuculo. Ma lo spettro del film incombe.

Che fatica, anche mentale, dev’essere portare in scena, da protagonista Qualcuno volò sul nido del cuculo. Altro che cuculi: ad aleggiare attorno al bravo, disinvolto e coinvolgente Daniele Russo, c’è lo spettro ingombrantissimo di Jack Nicholson e la versione cinematografica del 1975. Come si fa? C’è da divenire matti, è proprio il caso di dirlo.

Invece, Russo se la cava bene, aiutato da una riscrittura in versione partenopea e da un finale diverso. Lui stesso, in un’intervista a Giacomo Aricò, ha spiegato: «Dario ha una grandezza d’animo molto più grande rispetto al McMurphy di Jack Nicholson. Pur avendo lo stesso scatto d’ira, che non riesce a dominare, nei confronti della Ratched, McMurphy è mosso solo da se stesso. Dario invece no. Lui fa tutto per i suoi compagni di reparto. In loro ha trovato una famiglia. Non li lascerebbe mai, anzi, vorrebbe che fuggissero tutti con lui». Oddio, verrebbe da dire che il punto è proprio questo: la grandezza del McMurphy di Nicholson è che non è un simpatico scavezzacollo come Dario Danise. In ogni caso a teatro bisognerebbe andare dimenticando il film e un po’ si invidiano quelli, tra il pubblico, che, evidentemente, non l’hanno visto.

Perché lo spettacolo messo su da Alessandro Gassmann ha ritmo, verve e senso. Gli attori sono bravi e soprattutto molto affiatati. E per quanto la storia, oggi, appaia lontana dalla presunta realtà delle istituzioni per malati di mente, dopo la legge Basaglia del 1978, sappiamo benissimo che così non è. Ma soprattutto è vero che Kesey, e con lui chi ha portato il suo romanzo sullo schermo e sulla scena, vuol dire ben altro. Vuole rinnovare i dubbi sulla “normalità” delle regole sociali, sulla stigmatizzazione di ogni forma di devianza o diversità, sulla prigione che la società si rivela essere per gran parte degli esseri umani. Sulla violenza implicita nei rapporti umani e di potere. Il manicomio è e resta ovunque ci sia sopraffazione.

Così come è vero che la solidarietà che scatta nei momenti più cupi, pur rivelandosi spesso insufficiente. In sintesi, per quanto abbia aspetti datati, l’opera di Kesey, anche in questa interessante versione teatrale, conserva il suo valore. E poi si vede l’impegno di tutti: di chi ha lavorato al testo, di chi ha creato lo spettacolo e di chi lo porta (anche con tanta fatica fisica) in scena ogni sera. E questo fa bene al teatro e al pubblico.

Lo spettacolo è in scena
Teatro dell’Elfo, sala Shakespeare

C.so Buenos Aires 33 – Milano
dal 10 al 15 aprile 2018
visto venerdì 13 aprile, ore 20.30

Qualcuno volò sul nido del cuculo
di Dale Wasserman dall’omonimo romanzo di Ken Kesey
Traduzione di Giovanni Lombardo Radice
Adattamento Maurizio de Giovanni
Uno spettacolo di Alessandro Gassmann
Con Daniele Russo, Elisabetta Valgoi, Mauro Marino, Giacomo Rosselli, Emanuele Maria Basso, Alfredo Angelici, Daniele Marino, Gilberto Gliozzi, Davide Dolores, Antimo Casertano, Gabriele Granito, Giulia Merelli
Produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
(durata: 2 h e 45 minuti)