Un palco da grande schermo

La nuova produzione del Teatro alla Scala punta sul compositore contemporaneo Luca Francesconi, che mette in musica Quartett di Heiner Müller.

Il sipario si apre e sembra di trovarsi di fronte al mega-schermo di un cinema, sul quale sono proiettate delle nuvole che presto diventano un paesaggio visto dall’alto. Scendendo pian piano, distinguiamo le case una a una, fino ad arrivare a un’abitazione specifica – citazione, forse non voluta, dal geniale The Truman Show. E, infine, con un elegante escamotage visivo si passa dall’esterno all’interno, e ci si ritrova nel terribile salotto della Marchesa di Merteuil: un parallelepipedo apparentemente tenuto sospeso da una sorta di raggiera, che rimanda ancora una volta all’immagine dello schermo.

Non si sa davvero a cosa si stia assistendo: teatro, cinema, opera? Forse l’apparato scenografico sopraelevato risulta particolarmente distanziato dallo spettatore che si trasforma, automaticamente, in voyeur, in questa regia oltremodo pertinente, firmata da Alex Ollé – Fura dels Baus.

Incorniciata in tale geometria bizzarra, si svolge l’intensa vicenda erotica di due amanti che, attraverso scambi di identità e un sadico seppur seducente gioco di ruoli, affrontano l’amore in tutta la sua fisicità, fino alla morte e alla distruzione del loro microcosmo.

Il testo sul quale ha lavorato Francesconi – che ha anche scritto il libretto dell’opera, in inglese – è Quartett di Heiner Müller, a sua volta liberamente ispirato a uno tra i romanzi più saccheggiati dall’immaginario cinematografico, Le relazioni pericolose di Laclos. Il linguaggio voluto dal compositore è crudo e diretto, a tratti volgare, ma splendidamente controbilanciato dalla musica, volta a sottolineare le varie fasi drammatiche e drammaturgiche dei tredici quadri in cui sogno, reminiscenze, desideri, incubi e realtà si mescolano.

Cattura fin dall’inizio la scenografia di Alfons Flores, che punta l’attenzione dello spettatore sul luminoso e fasciatissimo vestito rosso della protagonista. A tratti sembra quasi di ammirare una delle opere del pittore statunitense, Edward Hopper: stessa atmosfera notturna e solitaria, luce soffusa, una donna affascinante accompagnata da un uomo in abito scuro – in questo caso, il Visconte di Valmont.

Menzione particolare per gli interpreti: la soprano Allison Cook e il baritono Robin Adams – che per un’ora e venti senza interruzioni dominano la scena, sfoggiando non solo le loro doti canore, ma anche un’eccelsa resistenza e duttilità. Non sempre in posizioni fisiche facili per cantare (sdraiati, riversi sul tavolo con la faccia verso il basso, raggomitolati) sono in grado di mostrare una vocalità mai uguale a se stessa, che Francesconi ha voluto passasse repentinamente dall’acuto al parlato, dal falsetto al grido di dolore.

Notevole altresì la prestazione attorica di Cook, che interpreta alla perfezione la femme-fatal anni Cinquanta – e bisogna dire che l’avvenenza fisica la rende ancora più aderente al ruolo.

Per la parte musicale è da notare che la stessa è affidata a due orchestre: quella grande, posizionata come sempre nel cosiddetto golfo mistico – con un organico peculiare che comprende, oltre alle numerose percussioni, un pianoforte, una celesta e diverse tastiere – e una più piccola, posta nelle quinte del palco, insieme al coro. Le due si alternano o si mescolano, a seconda dei sentimenti e delle azioni dei personaggi in scena.

L’esempio di opera contemporanea a cui si assiste è perfetto, equilibrato in tutte le sue parti e non troppo complicato da seguire – rischio nel quale spesso ci si imbatte con composizioni inedite.

Ottimo investimento e intuito della Scala che rende un bel dieci e lode a tutti.

Lo spettacolo continua:
Teatro alla Scala
via Filodrammatici, 2 – Milano
3, 5 e 7 maggio 2011 ore 20.00

Quartett
libretto e musica Luca Francesconi
con Allison Cook, Robin Adams
direttore Susanna Malkki
secondo direttore Jean-Michael Lavoie
realizzazione informatica del suono Ircam Serge Lemouton
maestro del coro Bruno Casoni
regia Alex Ollé – Fura dels Baus
scene Alfons Flores
video Franc Aleu
costumi Lluc Castells
luci Marco Filibeck