Pasolini – De Andrè: per raccontare l’oggi tra riflessioni e musica

Dal 13 al 18 febbraio, sul palco del Teatro Stabile di Genova torna Neri Marcorè, all’interno della stagione Insieme, con Quello che non ho per la regia e drammaturgia di Giorgio Gallione.

È su questo palco che musica, riflessioni e politica si incontrano realizzando un formidabile risultato, spingendo il pubblico a pensare per poi uscire dalla sala anche un po’ diversi e forse più consapevoli.
Nella settimana in cui la Rai trasmette lo sceneggiato Fabrizio De Andrè, principe libero che tanto ha fatto parlare sui social, nella città natale del cantautore va in scena lo spettacolo che porta il titolo di una tra le sue più note canzoni.
Sul palcoscenico Neri Marcorè, accompagnato da tre grandiosi musicisti (Giua, Pietro Guarracino e Vieri Sturlini), partendo dalla lettura di un passo degli Scritti Corsari pasoliniani avvia un ampio monologo, condotto in parallelo con le canzoni di De Andrè, per così affrontare molte delle maggiori questioni sociali, politiche ed economiche che attanagliano non solo l’Italia ma il mondo intero.
Tra i grandi temi affrontati l’inquinamento, l’immigrazione, lo sfruttamento degli uomini, la guerra, l’illegalità, il consumismo e la mala politica. Come Faber con la sua musica ha sempre tentato di confrontare gli emarginati e i disagiati, cercando allo stesso tempo di sensibilizzare i più fortunati rispetto alle sventure che possono colpire chiunque, così Marcorè dà un forte pugno allo stomaco della platea gremita di ascoltatori.
Attraverso i maggiori successi dell’album Le Nuvole – tra cui Ottocento e Quello che non ho per parlare di consumi, Don Raffaè per parlare di mafia, Volta la carta per parlare del lavoro e Dolcenera – Marcorè parla al pubblico a cuore aperto e polemico.
Dal problema dell’inquinamento che sta conducendo alla nascita di vere e proprie “isole di palstica” (produciamo plastica per imballaggi che è già spazzatura), ci rammenta di navi cargo che perdono le loro merci in mare senza riuscire a recuperarle.
Sentiamo ancora parlare di immigrazione e discriminazione di esseri umani, indignazione per trattamenti diversi tra italiani e stranieri (no, non siamo negli USA di Trump); sentiamo il racconto di un mercato, quello del minerale coltan indispensabile per produrre apparecchi elettronici, che si nutre di guerre e sfruttamento di uomini, donne e bambini dell’Africa centrale. E sentiamo ancora il racconto della scomparsa di Clarabella, un gadget che doveva essere presente nelle confezioni di acqua minerale ma la cui assenza fu motivo di un’interrogazione parlamentare, il cui scioglimento necessitò di quasi due anni.
Insomma, un grigio quadro del mondo degli oppressi e di chi non è nato nella parte fortunata del mondo, tutto dipinto dalle note di chitarra dei musicisti e dell’attore.
Applausi meritatissimi per voce e musica che hanno saputo far vibrare le corde di De André con toni caldi e appassionati, con grandissime capacità di controcanto e arrangiamenti innovativi ma filologicamente precisi.
Qualche cenno alla scenografia in cui primeggiano sedie funzionali sia per suonare, come anche oggetti da usare durante l’interpretazione; luci al neon che ricalcano l’atmosfera e un grande tronco centrale da cui si diramano i rami della discussione.
Sebbene tra i tanti spettatori che hanno riempito il teatro (non un posto libero in platea o galleria) molti fossero in sala solo per la musica, l’auspicio è che quanto detto dall’attore non resti inascoltato e che davvero, nei giorni prossimi, questo magnifico momento di teatro porti a fermarsi per cinque e a riflettere pensando come possa, anche con poco, cambiare una civiltà che, per molti umani aspetti, va verso la decadenza.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Stabile
Piazza Borgo Pila, 42, Genova
Dal 13 febbraio al 18 febbraio
Il 13,14,16,17 febbraio ore 20.30
Il 15 febbraio ore 19.30
Il 18 febbraio ore 16

Quello che non ho
regia e drammaturgia di Giorgio Gallione
canzoni di Fabrizio De André
con Neri Marcorè
voci e chitarre Giua, Pietro Guarracino, Vieri Sturlini
arrangiamenti musicali Paolo Silvestri
scene e costumi Guido Fiorato
luci Aldo Mantovani
produzione Teatro dell’Archivolto
durata 120 minuti