Discorsi tra donne ascoltati dal buco della serratura


Occhi e orecchie indiscreti a sbirciare quello che «le femmine» si raccontano quando sono in vena di confidenze

Simpatiche tipologie del genere femminile si ritrovano sole e indisturbate nella sala relax di un bagno turco. Non si conoscono eppure le confidenze più intime cominciano a fluire nei loro discorsi con naturalezza, senza freni inibitori e senza che il loro recentissimo incontro costituisca un problema. Il centro gravitazionale delle chiacchiere, nemmeno a dirlo, è il rapporto con gli uomini, con le sue mille contraddizioni, misto di attrazione e repulsione, gratificazione e mortificazione. Emergono figure femminili che, nonostante tutto, non riescono a concepire la vita senza i loro partner. Niente risulta imperdonabile agli uomini.
L’esasperazione parossistica tipica del teatro comico porta alla luce i paradossi delle relazioni fra uomo e donna in modo esagerato e macroscopico. La comicità nasce proprio da questo ingrandimento che sfonda le barriere del compassionevole per sfociare nel campo del divertente.
Lo spettacolo è costruito su una domanda tanto semplice quanto affascinante: di cosa parlano le donne quando si trovano da sole? Un quesito ai limiti del leggendario, che induce a immaginare esemplari di femmina di uomo confabulare fra loro, mentre sparlano e ridicolizzano tutti e tutto, lasciandosi andare a confidenze disinibite su temi che solitamente le fanno arrossire: sesso prima di tutto, ça va sans dire. Si delineano, così, quattro figure smaliziate e dissacranti, con il loro portato di cinica maldicenza nei confronti degli uomini, umanizzate dall’introspezione nelle loro vite troppo normali, tendenti all’infelicità e alla rassegnazione.
Questa sera cose turche è una pièce che muove spesso a una sana risata e questo è un risultato apprezzabile, considerata la difficoltà del teatro comico. C’è qualcosa, però, che mi lascia spesso perplessa quando mi trovo di fronte a un qualsiasi tipo di produzione letteraria che parla di donne. Non capisco cosa sia: un senso vago e indistinto di esitazione non mi permette di lasciarmi convincere da quanto sto osservando o leggendo, soprattutto quando si trattano i temi più intimi, come la sessualità o il timore della vecchiaia incombente. Questa sensazione l’ho provata davanti all’Amante di Lady Chatterley di Lawrence, ma non davanti all’Orlando della Woolf. Mi sono soffermata a riflettere e ho scoperto un punto in comune fra vari casi simili: sono i testi scritti dagli uomini che non mi convincono. La sensibilità maschile, ovviamente diversa, non permette a questi testi di giungere a toccare le corde profonde dell’animo femminile, lo sguardo non va troppo oltre quella patina superficiale fatta di luoghi comuni che avvolge l’universo delle donne. L’approccio alla sessualità, soprattutto, non procede mai oltre quel connotato materialistico che esiste ma non è esclusivo.
La divagazione personale non vuol essere una tirata sfavorevole allo spettacolo o al bravo Giorgio Centamore, autore del testo, quanto piuttosto un chiarimento sul filtro attraverso cui ho assistito alla rappresentazione e da cui il mio parere complessivo non può prescindere.
La capacità delle attrici e il loro porsi empatico nei confronti del pubblico ha smorzato molto questa asincronia, regalando momenti di puro divertimento.
Dopo quanto è stato scritto, non si può fare a meno di constatare che il teatro comico, più di altri generi, muove alla riflessione più profonda e costringe lo spettatore a rimuginare su quanto visto.
Quando uno spettacolo non scivola via con il sipario che si chiude è davvero uno spettacolo degno di essere visto.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Quirino
via delle Vergini, 7 – Roma
giovedì 24 maggio, ore 20.45

Questa sera cose turche
di Giorgio Centamore
regia Enzo Iacchetti
con Rossana Carretto, Pia Engleberth, Alessandra Sarno