La Primavera ha la voce di Ilaria Sacchi

Una serata dedicata alla romanza italiana tra Otto e Novecento ha come tema la primavera – tra fiori, ricordi e visioni notturne.

Stupore. Questa potrebbe essere la sintesi estrema del recital del mezzosoprano Ilaria Sacchi presso la Sala Puccini del Conservatorio. Stupisce, innanzi tutto, entrare e vedere il palco – di solito così spoglio, come ben sanno i frequentatori abituali – allietato da fiori di stoffa variopinti – alcuni dei quali disposti simpaticamente anche sul pianoforte – e organze color lilla che predispongono l’ascoltatore nel giusto clima per godersi il concerto. Stupisce il programma della serata: non le solite arie d’opera, tanto popolari quanto inflazionate, ma delle perle del repertorio lirico dell’inizio del secolo scorso, delle vere rarità in cui vengono proposti autori poco noti come Auteri Manzocchi, Bossi, Cotogni e Gastaldon – affianco ai grandi Mascagni, Cilea, Respighi e Puccini. Stupisce la voce di Ilaria Sacchi che – sulla carta – è un mezzosoprano, ma che in realtà ha un’estensione davvero ampia, tale da poter trattare con disinvoltura le note più gravi e scure con un timbro pieno e deciso – in genere il pericolo per le cantanti è che questo tipo di suoni particolarmente bassi risultino scarsamente udibili o poco definiti per intonazione e intensità, ma in questo caso tutti i possibili rischi vengono scongiurati davvero con facilità – ed essere potente e avvolgente negli acuti, senza mai risultare sguaiata o violenta. Sempre in linea con un’idea musicale ben precisa, non cede mai ai cliché in cui sarebbe tanto semplice cadere eseguendo questo tipo di composizioni che, essendo molto brevi, danno oggettivamente poco tempo per catturare il pubblico: esente da qualsiasi tipo di esibizionismo fine a se stesso, Ilaria Sacchi punta sul fraseggio, sfrutta al meglio le sue qualità timbriche e le dinamiche, oltre a sfoderare una buona dose di ironia quando serve – come nel caso della simpatica interpretazione di Incontro di Cotogni. Tuttavia il punto più alto della serata è rappresentato da Malìa di Tosti, in cui lo spettatore ha il piacere di percepire una sensazione ultimamente rara, anche quando si va all’opera, data la vera e propria invasione di cantanti stranieri nel nostro Paese: finalmente un’interprete che conosce il significato di ciò che canta e che, rielaborato secondo la sua sensibilità personale e musicale, lo regala al pubblico. Sul palco, anche la giovane pianista Letizia Rampani che, non solo accompagna con grande attenzione il mezzosoprano in questo viaggio primaverile, ma dà anche prova delle sue qualità di solista eseguendo Valse Caressante da Sei pezzi per pianoforte solo di Respighi, Intermezzo da Cavalleria Rusticana di Mascagni e Intermezzo da Adriana Lecouvreur di Cilea. Peculiarità della serata, ogni brano è presentato e introdotto dalle voci di Sara Gozzi e Simone Cardillo che, tra curiosi aneddoti, dedicano spazio anche alla lettura di poesie – composte dai poeti, musicati dai compositori in programma: così si passa da Aprile e Ritorno di Annie Vivanti – cara amica di Carducci – a Candelabri e Rami di pesco di Ada Negri, passando per Affissione gratuita e Il dottor malinconico di Gabriele D’Annunzio, di cui viene letto anche un frammento di una sua lettera di ammirazione a Carducci. Un modo efficacie, questo, per rendere partecipe il pubblico e coinvolgerlo in un’epoca e in un periodo estetico-artistico senza doverlo per forza indottrinare con nozioni scolastiche e noiose. Senza dubbio un’ottima idea per avvicinare la gente alla musica e all’arte, in un evento itinerante in cui tutto è dominato dalla grazia e dalla leggerezza. Scroscio di applausi per tutti e numerose, meritatissime, chiamate.

Lo spettacolo è andato in scena: Sala Puccini del Conservatorio G. Verdi via Conservatorio, 12 – Milano 3 maggio, ore 21.00 Racconti di Primavera musiche di Respighi, Bossi, Tosti, Auteri Manzocchi Ilaria Sacchi mezzosoprano Letizia Rampani pianoforte Sara Gozzi e Simone Cardillo voci recitanti Prossima tappa: Carpi, 31 maggio