Quando i monti spira aria di poesia

Il teatro esce dalle sale per andare in strada. Con il Festival Il Giardino delle Esperidi, danza, musica e prosa risuonano nei sentieri e animano i borghi delle valli nella provincia di Lecco.

Almeno una volta nella vita ognuno di noi, attraverso le parole di Alessandro Manzoni, li ha immaginati e sognati. Ognuno di noi, ha guardato attraverso gli occhi di Lucia quei “monti sorgenti dall’acque ed elevati al cielo”, perdendosi nella loro perfetta, immutabile bellezza. I monti del lecchese e le valli che li circondano hanno qualcosa di magico: sono capaci di catapultare indietro nel tempo. Ed è proprio questa la sensazione che si ha quando si arriva a Pasturo, piccolo comune della provincia di Lecco. Pochi abitanti, vicoli solitari, sparuti gruppi di case difficili da raggiungere senza navigatore ma capaci di regalare emozioni antiche.

In uno dei sentieri arrampicati alle pendici delle montagne, al numero 1 di via Alessandro Manzoni, c’è una casa. Sul muro del cortile una targa recita: “In questa romita dimora si svolse per un ventennio la pensosa adolescenza di Antonia Pozzi che animò di sogni e di canti le montagne della Valsassina”. Alla poetessa lombarda che viveva di versi come “le vene vivono del sangue”, le cui opere sono state oggetto in questi anni di un’importante riscoperta, è dedicato lo spettacolo introduttivo del Festival Il Giardino delle Esperidi dal titolo Radici profonde nel grembo di un monte di Farneto e di Scarlattine Teatro, realizzato con il supporto della Fondazione Cariplo e inserito come evento speciale nell’ambito di C’è aria di spettacolo, progetto di rete della Provincia di Lecco.

Lo spettacolo itinerante è un percorso in cinque tappe che si snoda tra le mura e il giardino della settecentesca villa di Pasturo, luogo prediletto di Antonia. I tormenti che scuotevano l’anima della poetessa lombarda, solo qui trovavano sollievo, nel contatto con la natura solitaria e severa della montagna. Ed Elisabetta Vergani, che porta magistralmente in scena i versi di Antonia è bravissima a suggerire ed evocare le emozioni scritte nei quaderni e nelle lettere lasciati dalla Pozzi. Minuta, vestita di bianco, l’attrice prende per mano gli spettatori e li conduce attraverso i testi in un percorso di memorie fatto di descrizioni di paesaggi, di sensazioni ispirate dai luoghi, di riflessioni sulla vita e sulla morte. Di confessioni: “poesia mi confesso con te che sei la mia voce profonda”, scriveva Antonia.

A colpire è soprattutto la musica (rigorosamente dal vivo) di Mario Acari, Filippo Fanò e Leonardo Ramadori. Pochi strumenti che producono suoni semplici e puliti ma che, proprio per questo, sono capaci di far vibrare i pensieri come se il corpo fosse una grancassa di emozioni. Il resto è lasciato alla forza evocativa delle immagini: le fotografie scattate dalla poetessa agli abitanti del luogo e quelle che la ritraggono si intrecciano sui muri della casa con i suoi diari e le sue lettere. Intorno, rimane solo il rumore dell’acqua che scorre in un ruscello accanto al giardino, il profumo dell’erba, lo scricchiolio dei passi degli spettatori che si muovono tra una tappa e l’altra, la brezza di una sera estiva. Esempio di come con la semplicità si possa costruire qualcosa di unico. Facile capire come questi luoghi abbiano ispirato Atonia Pozzi: la sua poesia, oggi, rivive nell’eco di queste montagne.

Lo spettacolo è andato in scena:
Casa di Antonia Pozzi
via Alessandro Manzoni, 1, Pasturo (LC)
venerdì 17, sabato 18, domenica 19 giugno (diversi orari)

Radici profonde nel grembo di un monte
di Farneto Teatro e Scarlattine Teatro
regia Maurizio Schmidt
con Elisabetta Vergani
musiche dal vivo Mario Arcari, Filippo Fanò, Leonardo Ramadori
produzione Provincia di Lecco