Tra l’uomo e il verme

Al Teatro Studio Eleonora Duse di Roma calca le scene il Re Lear visto dagli occhi del giovanissimo Giacomo Bisordi, che ne firma la regia in occasione del suo saggio di diploma all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. La tragedia della vecchiaia e della vanità del potere ad uso e consumo di una nuova, straordinaria generazione di attori.

Potere e adulazione: da questa combinazione nefasta eppure cronicamente inoculata nella società umana prende le mosse la tragedia di Shakespeare Re Lear, la notissima storia del sovrano che decide di spartire il regno tra le figlie in proporzione alla quantità di amore che esse sapranno esprimergli a parole. Delle tre eredi proprio la minore, la prediletta, si rifiuta di cedere al ricatto della vanità paterna, affermando nel silenzio la sincerità del suo naturale affetto, e per questo viene misconosciuta, rinnegata, cacciata dal regno. Accecato dalla presunta ingratitudine di lei, il re distribuisce tutte le sue ricchezze alle figlie maggiori: maledetto quel giorno, che segnerà la sua rovina, l’involuzione dalla sovranità alla vermitudine, a uno stato di miseria e disprezzo che lo condurranno alla follia e alla morte. Parallelamente a questa storia, se ne sviluppa un’altra, per certi aspetti simile: anche qui un uomo potente, il duca di Gloucester, sarà privato di tutto da un figlio, Edmund l’illegittimo; anche qui l’ipocrisia dell’adulazione avrà la meglio sulla verità dell’amore (del figlio legittimo Edgar); anche qui vecchi e giovani si scontrano in un duello metaforico dalle conseguenze tragiche e feroci.

L’allestimento voluto per questo Re Lear da Giacomo Bisordi lascia sbalorditi: gli attori si muovono in scena come seguendo le geometrie di coreografie sconosciute, e le loro presenze, così come le uscite, restituiscono l’impressione di uno spazio volumetrico sempre occupato e ben organizzato. Sul palco un trono fatto di lego, e pochi altri oggetti di scena, sempre assemblati con le costruzioni. Per tutta la durata dello spettacolo il trono viene continuamente maneggiato, e lentamente smontato: pezzi di lego cadono, sono scagliati, scivolano e si disperdono per tutta la scena fino a invaderla, a inglobare ogni azione. Così, mentre incalza il racconto, gradualmente il potere frana insieme ai suoi simboli, si disintegra, rivelando la fragilità della sua materia e la vacuità della sua conquista. Splendida la scelta di usare i mattoncini colorati per realizzare tutti gli effetti sonori e visivi: secchiate di lego azzurri lanciati in aria sono pioggia, nella terribile notte di tempesta in cui Lear perde la ragione, mentre fiumi di lego rossi sono il sangue che bagna la terra a ogni morto che la tragedia conta. Il mare, il vento, la pioggia stessa diventano suoni ottenuti rimestando con forza nei secchi colmi di costruzioni. E ancora mattoncini nella scena finale, quando non c’è più acqua né sangue, solo i pochi sopravvissuti che vegliano i morti e guardano al futuro: Edgar prende due pezzi, li unisce insieme, comincia la ricostruzione.

Una regia potente, in questo Re Lear, che può fortunatamente contare su un cast eccellente, composto dalle nuove promettenti leve dell’Accademia. La tenuta attoriale è altissima per tutta la durata dello spettacolo: Lear – uno sconcertante Dimitri Galli Rohl che nella sua giovinezza riesce a incarnare con grandiosa verosimiglianza l’età anziana del sovrano – è contornato da personaggi/attori definiti, concentrati, caratterizzati fino all’ultima sillaba, che non si tradiscono mai.
Un piacere, insomma, assistere a questa rappresentazione, pur nel dispiacere che la brama di potere, il fallimento della saggezza, il tradimento della gioventù sempre suscitano.

Lo spettacolo continua:
Teatro Studio Eleonora Duse
via Vittoria, 6 – Roma
fino a venerdì 21 dicembre, ore 20.45
(durata 2 ore e mezza circa escluso intervallo)

Re Lear
di William Shakespeare
regia Giacomo Bisordi
con Dimitri Galli Rohl, Sara Putignano, Chiara Mancuso, Michele Lisi, Federico Horaldo Lima Roque, Elisabetta Misasi, Luca Mascolo, Massimiliano Aceti, Alessandro Cosentini, Francesco Petruzzelli, Cristina Mugnaini
scene Bruno Buonincontri
luci Sergio Ciattaglia
movimenti scenici Michele Monetta
direttore di scena Mauro Maria De Santis
costumi Michela Ruggieri
foto di scena Cristina Gardumi
ufficio stampa Margherita Fusi