Al Teatro Out Off, un violento duello tra un capo ultras e un vendicativo commissario.

Argomento più attuale il teatro Out Off non poteva trovare: i vandalismi al Marassi di Genova, in occasione della partita Italia-Serbia, hanno riportato alla ribalta le violenze delle tifoserie.

Si entra in sala quando lo spettacolo è già iniziato: Pietro Mancino, capo ultras, sdraiato mezzo nudo su un tavolo e immobilizzato da tre poliziotti, esprime dei flebili lamenti. Poi le luci si abbassano e ha inizio lo spettacolo vero e proprio: a partire dalla prigione, si ricostruiscono gli avvenimenti attraverso molti flashback che mostrano i cori di un gruppo di tifosi, le violenze, l’arresto – fino a una sorta di spettacolo televisivo svolto in questura dove l’ultras, chiuso in una gabbia, è palesemente l’animale; mentre due poliziotti, fuori dalla gabbia, si muovono come scimmie. È in gabbia, la vera bestia. Nel finale si ritorna di fronte al tavolo della questura dove tutto era cominciato, senza approdare a una conclusione definitiva.

Il tutto avviene su un palco completamente spoglio: ai lati solo gli attrezzi di scena – costumi, cinture, catene, strumenti musicali e pochissimo altro. Senza scenografia, l’unico elemento – fondamentale – è un tavolo che può trasformarsi da un piano della polizia a un palco “da gradinate” fino a una gabbia. Le luci focalizzano l’attenzione sui personaggi, rendendo la loro presenza fisica più che sufficiente alla rappresentazione. La frequente intermittenza tra luci e ombre permette di nascondere i cambi di scena che avvengono davanti agli occhi del pubblico. Le musiche accennano ai rumori tipici da stadio: fischi, grida, cori.

Spettacolo complesso e difficile da decifrare. Il nucleo fondante è la forte opposizione tra il commissario, Gianfranco Caccia, e il capo ultras. Le vicende passate del poliziotto – figlio di un agente ucciso da un tifoso – trasformano la punizione verso Pietro in una sorta di vendetta personale. Si contrappone, quindi, la violenza del commissario a quella del tifoso, tanto che quest’ultimo denuncia aggressivamente: «Esiste una violenza legale e una violenza non legale». Siamo al momento clou della rappresentazione che, per tutta la sua durata, mostra le difficoltà di capire chi ha ragione e chi no. Anche l’ultras, infatti, sembra avere, se non delle ragioni, sicuramente una sua logica di comportamento, tanto quanto il poliziotto. E la violenza è fortemente presente in scena, con una lotta serrata tra i due protagonisti – bravissimi gli attori, ma discutibili come wrestler. L’estremo e gratuito ricorso alla violenza, la volgarità, l’incapacità di gestirsi e di far parte di un gruppo senza delinquere, la necessità di spettacolarizzare tutto, perfino la criminalità, attraverso la tv – evidente nell’assurdo siparietto che si tiene in questura con Pietro chiuso in gabbia e messo letteralmente a nudo e Gianfranco nei panni di presentatore-inquisitore – sono il sintomo di una forte crisi dei valori, della disgregazione della società, di un impoverimento della politica – «Fanculo ai politici», attacca il tifoso –, di un mondo che corre verso la sua implosione.

La sensazione che Nudo Ultras lascia è quella di una realtà ingovernabile, ingestibile e incomprensibile, dove i confini tra violenza e punizione, bene e male, giusto e sbagliato sono confusi e pressoché indistinguibili. Una sensazione di apparente impossibilità a trovare una soluzione e una forte perplessità.
Messa a nudo, la realtà è ancora più brutta di quanto si pensi.

Lo spettacolo è andato in scena:

Teatro Out Off

via Mac Mahon 16 – Milano 
Verrà ripreso domenica 24 ottobre
all’interno della trilogia:
Sutta Scupa
(ore 16.00), Rientra ‘U Cuori (18.00), Nudo Ultras (ore 20.00)
A.C. Sutta Scupa, in collaborazione con Teatri Uniti Napoli,A.T.S. Spazio Zero, Santi Teatri Primitivi:

Nudo ultras
testo e regia Giuseppe Massa
con Emiliano Brioschi, Simona Malato, Giovanni Prisco e Giuseppe Massa