Al Teatro Oscar un saluto a Emilio Pozzi, stella polare del teatro nelle carceri, e presentazione dell’ultimo libro curato da lui e da Vito Minoia. Alla serata ha partecipato anche Donatella Massimilia, regista dello spettacolo Princese.

Il carcere è un luogo misterioso per chi vive al di fuori. Chi vi entra è come se fosse risucchiato in un universo parallelo, di cui si parla poco. Ma cosa succede davvero lì dentro? In quello spazio vivono delle persone, che si alzano, mangiano, respirano tutti i giorni proprio come noi e Recito quindi So(g)no – di Emilio Pozzi e Vito Minoiaè una raccolta di testimonianze per non dimenticare questo che, spesso, è un mondo invisibile.

Non un luogo di vergogna, da tenere nascosto nel subconscio della nostra società, ma un’occasione per chi sta scontando una pena detentiva di recuperare un’esistenza dignitosa. Alla presentazione di questo libro è stata dedicata una serata al Teatro Oscar, durante la quale si è anche discusso dell’importanza dei progetti teatrali all’interno degli istituti penitenziari e dell’ultimo spettacolo firmato da Donatella Massimilia.

«Queste persone meritano rispetto perché sono in carcere a pagare per i delitti commessi» spiega Claudio Facchinelli, ospite della presentazione e collaboratore della rivista Teatri delle diversità, curata dallo stesso Emilio Pozzi – recentemente scomparso – cronista, docente universitario e volontario a San Vittore del progetto teatrale con i detenuti.

Donatella Massimilia, regista di Princese, aggiunge che la terapia teatrale svolta all’interno delle carceri non è indirizzata solamente alla creazione di uno spettacolo vero e proprio, essendo utile soprattutto come percorso per raggiungere un obiettivo specifico e per dare un senso a quello che sarà il “dopo”, quando la detenzione avrà termine.

La speranza di Donatella è quella di dare una copertura internazionale alle iniziative del Cetec, il Centro Europeo Teatro e Carcere, e di tradurre questo libro in inglese per tenere il passo con l’Europa – dove l’arte è da tempo accettata come forma di terapia e recupero, mentre in Italia è ancora considerata una materia secondaria.

Per quanto riguarda più propriamente lo spettacolo, Massimilia ha voluto altresì ricordare che spesso le donne della sezione femminile si sentono veramente sole – lontane dalla famiglia e soprattutto dai figli. Il progetto Donne Teatro Diritti, promosso dal Cetec, è quindi un ottimo mezzo per parlare della vita in carcere, perché non va dimenticato che la vita continua ed è degna di essere raccontata in uno spettacolo teatrale.

Bisogna anche aggiungere che le compagnie teatrali che lavorano con i detenuti spesso si “innamorano” di questo luogo-non-luogo e decidono di rendere stabile la loro collaborazione. Da qui la nascita di diverse associazioni quali Puntozero, che si occupa di teatro nell’Istituto minorile Cesare Beccaria di Milano.

Una miriade di iniziative – libri, spettacoli, progetti – con due obiettivi in comune: fornire una ragione di vita a chi è detenuto e uno sguardo diverso per chi è “fuori” verso coloro che sono “dentro”.

Recito, dunque so(g)no, Teatro e carcere 2009
a cura di Emilio Pozzi e Vito Minoia
Edizioni Nuove Catarsi
Urbino, 2009
320 pagg.
XXXII pagg. con foto (© Maurizio Buscarino)