Chicago, Italia

A un mese dalla riapertura del Teatro Porta Portese (ex Upter Teatro Studio Roma), va in scena Red House – A Dirty Variety Show, commistione dei generi più disparati, ma con uno stesso denominatore comune: l’intrattenimento.

Nel mondo di soubrette ricoperte di lustrini, boa piumati e tanto rossetto sono ormai poche le storie che non siano già state raccontate. L’idea di Benedetta Barlone, nota ai più con il nome d’arte di Rita Lynch, purtroppo, non è una di queste. Mettersi contro il Golia di Broadway e uscirne vincitori è una sfida ragguardevole per qualsiasi compagnia, soprattutto qui in Italia, dove il musical non ha mai goduto di troppo rispetto da parte delle altre arti “meno minori”. E se la si affronta con una storia scontata, il risultato non potrà che essere negativo.

Lei, bella e sognatrice, cerca fortuna nella Big City, dove troverà soltanto mestizia e povertà. Pur di non tornare a casa, però, è disposta a scendere a compromessi con il losco proprietario di un locale di cabaret, dove danzerà provocante davanti ai soliti annoiati avventori per poi piangere lacrime amare nello specchio luccicante di un camerino striminzito. Quando arrivano i fratelli a reclamarla, i colpi di scena si susseguono rapidi e inaspettati come gli anziani in fila allo sportello delle poste, per poi culminare in un’apoteosi di e vissero tutti felici e contenti.

Ciononostante i ragazzi di Barlone ce la mettono davvero tutta, speranzosi di riuscire a restituire quelle atmosfere da intrattenimento fumoso, decadente e appiccicaticcio come le assi di legno dei peggiori teatrini americani.
Oltre ai curatissimi costumi anni ‘30, alla ficcante ubriachezza molesta della disperata Giulia Nervi e al pavoneggiarsi (pardon, cigneggiarsi) esilarante dell’eccellente étoile Vincenzo Veneruso, però, sono pochi i momenti in cui ci si sente davvero immersi in un variété italo-americano. Come per le voci degli interpreti, dalla pronuncia e intonazione impeccabili, ma troppo basse perché siano distinte dal rumore dei passi sul palcoscenico, anche le coreografie di Susanna Stefanini, un po’ da recita di fine anno, ma tutto sommato adatte al contesto tragicomico della pièce, non rendono giustizia a un’idea che vorrebbe seguire le orme di una Liza Minnelli o di una Joséphine Baker de’ noantri. La prima prova del nove di un «nuovo stile di varietà adatto a tutti i tipi di pubblico» mostra purtroppo tutte le sue immancabili défaillance.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Porta Portese

Via Portuense 102 – Roma
da giovedì 9 a sabato 12 dicembre, ore 21.00

Red House – A Dirty Variety Show
da un’idea di Benedetta Barlone
scritto da Filippo Nanni e Benedetta Barlone
regia Filippo Nanni
con Benedetta Barlone, Filippo Nanni, Pietro Rebora, Davide Ventola, Michele Gorlero, Susanna Stefanini e Vincenzo Veneruso
scenografie Daniele Taddei
trucco Vincenzo Veneruso
costumi Sartoria Farani
foto di scena Sophie Harris
coreografie Susanna Stefanini