Donne per le donne

A El Canal – Centre d’Arts Escèniques per Temporada Alta, Sol Picó e Susanna Barranco presentano Red Room, un allestimento multidisciplinare ideato a partire da Neus, documentario diretto dalla stessa Barranco e menzione speciale al Josep Maria Planes per la ricerca giornalistica nel 2018.

Red Room è «un espectacle de dansa, teatre i vídeo» che si propone di interrogare «des d’una perspectiva de gènere, la posició de la dona en un camp tan ampli i ambigu com és el de la prostitució», quindi – ed è quasi inutile specificarlo vista l’eco di cui gode il tema in terra spagnola e catalana – di privilegiare esplicitamente una prospettiva femminista, contrapponendola a quella ipoteticamente imperante nell’opulento machismo Occidentale.

Se grandi assenti di Red Room saranno i clienti, è perché il focus assoluto e dichiarato rimane l’intimità femminina, una condizione unica fatta di solitudine più o meno occasionale e necessità più o meno momentanee, nonché di rispetto assoluto verso sé stessa.

«Un retrat profund de la seva realitat com a treballadores del sexe: putes de luxe, de carrer, transsexuals, dominants o mares de família»: cinque ragazze di origini ispaniche e una scrittrice francese sono le protagoniste della parte multimediale e teatrale che Red Room eredita da Neus e che Barranco connoterà in scena ognuna del proprio accento d’origine con un autentico sfoggio di virtuosismo linguistico.

Utilizzando quale materiale drammaturgico le interviste del documentario a sei donne diversamente lavoratrici del sesso, dunque attraverso l’affresco testimoniato dalle loro diverse ma convergenti motivazioni, Sol Picó entra a gamba tesa nel «debat entre abolicionisme o regulació [che, ndr] està a l’ordre del dia» e con Red room non intende offrire al dibattito pubblico un contributo moralistico o ideale. Più concretamente, Picó sposa un’interpretazione legalitaria, mettendo da subito in guarda dal non confondere la questione dell’ammissione o meno della prostituzione entro il recinto delle professionalità con quella – da condannare senza se e senza ma – del traffico delle donne perché chi vende volontariamente il sesso e il corpo non sta compromettendo la propria dignità o anima. E se il corpo non è un prodotto o una merce qualunque al servizio del compratore di turno, allora queste donne, in quanto lavoratrici, meriterebbero che la prostituzione venisse considerata un luogo di lavoro e, in tal modo, dato loro il conseguente riconoscimento dei relativi diritti e doveri professionali.

La scena è minima. La occupano un tappeto lungo l’intera lunghezza del palco, un materasso e uno schermo per le proiezioni, mentre ad accompagnare emotivamente e nervosamente lo sviluppo tersicoreo e narrativo è l’eccellente esecuzione di musica dal vivo di Adele Madau.

Accanto e in alternanza ai quadri quasi didascalici nei quali il fondo femminista di Red Room viene verbalizzato, Sol Picó disegna una coreografia di corpi spezzati nell’ingranaggio culturale che le stritola e le vuole a disposizione delle voluttuosità di turno. Sono lancette di orologi che non segnano mai l’ora giusta, entità sbagliate nel momento stesso in cui anelano a un posizionamento esistenziale indipendente dall’Altro. Picó li mostra in movimenti automatizzati e quasi robotici, perché sono donne esposte al continuo contrappunto tra la tortura (dello stigma sociale e degli impulsi pseudo-erotici veicolati dal consumismo) e la capacità di superare ogni sofferenza con forza e determinazione, in nome dell primato della volontà che le vuole padrone del proprio destino.

Nonostante la parte narrativa risulti sovrastrutturale rispetto all’efficacia coreografica di tre interpreti di alto livello tecnico ed espressivo, alcune scelte sembrino concessioni ai cliché (la posizione intellettualistica della francese o il momento dell’intervista diretta al pubblico oltre la quarta parete) e seppur sia in parte ancorata alle posizioni delle ultime ondate femministe con l’innesto di passi da King Kong Théorie di Virginie Despentes, Red Room riesce nell’arduo compito di non porsi quale invettiva o rivendicazione e di dare forma a una performance stratificata, immediata nella fruizione e semplice nella lettura, ma allo stesso tempo densa nei contenuti e glaciale nell’impatto emotivo.

El Canal – Centre d’Arts Escèniques
Plaça de can Patrac 1, Salt (Girona)
6 de diciembre de 2019, 20:30

Red Room
dirección Sol Picó y Susanna Barranco
dramaturgia Susanna Barranco y Sol Picó, con un fragmento del libro Teoría King Kong, de Virginie Despentes
guión Susanna Barranco
intérpretes Sol Picó, Susanna Barranco y Lorenza di Calogero
composición coreográfica Sol Picó
interpretación y composición musical Adele Madau
espacio escénico Joan Manrique
iluminación Ana Rovira
asistente de coreografía Viviana Escalé
asistente de interpretación Núria Badia
vídeo documental Nues de Susanna Barranco (LaBarrancoFilms)
montaje vídeo escénico Xavier Gibert
producción Pia Mazuela y Susanna Barranco
coproducción Cia. Susanna Barranco, Cia. Sol Picó y Temporada Alta 2019