Reagire ed esplorare

“Trasformare la difficoltà in opportunità” ecco lo spirito che ha sostenuto il bando Residenze Digitali, l’iniziativa proposta lo scorso aprile dal Centro di Residenza della Toscana (Armunia – CapoTrave/Kilowatt), in partenariato con l’Associazione Marchigiana Attività Teatrali AMAT e la Cooperativa Anghiari Dance Hub, in collaborazione con ATCL Lazio.

Attraverso il bando, creato per esplorare il presente e l’ecosistema mediale contemporaneo, con idee che trovano nello spazio web il loro habitat ideale, sono stati selezionati sei progetti artistici (fra quasi 400 domande pervenute) caratterizzati dall’interesse per i linguaggi della scena contemporanea e dal legame con l’ambiente digitale, dal fatto di trovare in esso un ambito funzionale ed efficace all’esplicitarsi dell’idea artistica.

Ecco come Luca Ricci (CapoTrave/Kilowatt) racconta della nascita di questa iniziativa durante l’incontro Teatro in streaming no, si, forse, ma, organizzato da Chille de la Balanza a inizio dicembre.

Dopo una prima reazione – “di cuore” – alla chiusura dei teatri, nella lettura collettiva di C’era due volte il barone Lamberto, in cui attori, registi, danzatori, coreografi e spettatori hanno offerto la loro voce al testo di Rodari, l’ispirazione per tuffarsi nell’esplorazione delle possibilità dell’online è venuta dall’Austria dove la compagnia Nesterval (partecipante al progetto BeSpecAtctive, di cui CapoTrave/Kilowatt è capofila) converte per l’online, a due settimane dal debutto in teatro, lo spettacolo Goodby Kreinski. L’intelligenza di questa risposta e il successo di pubblico (più di seicento biglietti venduti a un prezzo di 23 Euro – con biglietti supporto a 35, a spettatori di tutta Europa e del mondo), mette in moto una domanda: ci sono artisti in Italia interessati a lavorare sul tema del digitale?

Moltissime le domande presentate. Fra le quasi quattrocento candidature, i vincitori del bando sono stati la compagnia spagnola Agrupación Señor Serrano (Barcellona) con Prometheus, serie video-teatrale basata sul mito greco; Nicola Galli con Genoma scenico | dispositivo digitale performance interattiva di danza per 8/10 giocatori; Simone Pacini – Giselda Ranieri con Isadora – the TikTok dance project dedicato alla generazione Z; Enchiridion con Shakespeare Showdown/Romeo & Juliet, progetto di sviluppo di un videogioco sulle opere shakespeariane; Anatomies of Intelligence di Filippo Rosati (Umanesimo Artificiale), Joana Chicau e Jonathan Reus. Accanto a questi cinque nomi, la giuria ha segnalato cinque progetti meritevoli di pari attenzione: tra questi, ATCL Lazio per Spazio Rossellini ha scelto di sostenere Illoco Teatro con il progetto K, dedicato ad “America” di Kafka.

Per tutto il periodo di residenza gli artisti sono stati affiancati da due tutor, Anna Maria Monteverdi e Federica Patti, esperte di teatro digitale e multimediale.
I progetti hanno messo in campo situazioni alternative, modelli ibridi con i quali far interagire il pubblico, e sono stati presentati (al rispettivo livello di sviluppo ed elaborazione) durante la “Settimana delle residenze digitali”, a cavallo fra novembre e dicembre (dal 29 novembre al 6 dicembre).
Purtroppo abbiamo mancato la presentazione di Nicola Galli, avvenuta al di fuori dalla settimana in questione. Degli altri progetti invece vorremmo raccontare gli aspetti a nostro avviso più stimolanti, interessanti, centrati (rispetto alla resa via streaming, all’interesse artistico, alle riflessioni suscitate).
Parleremo quindi in particolare di tre lavori: Anatomies of Intelligence, Shakespeare Showdown, Isadora – The TikTok dance Project.
Ricordiamo che trattandosi di risultati di residenze, non si trattava della presentazione di lavori finiti, ma del lavoro svolto fino a quel punto.

Anatomies of intelligence è un progetto ideato dagli artisti internazionali Joana Chicau e Jonathan Reus – entrambi residenti in Olanda – a partire dal 2018, e che già da qualche anno viene proposto come performance live. I due artisti, insieme Filippo Rosati (Umanesimo Artificiale), hanno realizzato per questa residenza un’opera totalmente digitale dove performance e intelligenza artificiale dialogano creando connessioni tra conoscenza in campo anatomico e anatomia dei processi delle intelligenze artificiali.
Così descrive la versione streaming Anna Maria Monteverdi: «La peculiarità “teatrale” di questo progetto (e base della residenza artistica) sta proprio nell’aver spostato l’attenzione dal puro concerto visuale sul palcoscenico, con gli interpreti al laptop ben visibili, come era nato in origine, allo spettatore che a distanza, si “muove” tra “cluster” di informazioni generate dall’algoritmo creandosi un suo percorso. Più dati generano “conoscenza”, ma le informazioni attraggono a loro volta altre informazioni, il processo di aggregazione sembra non terminare e il reticolato diventa potenzialmente infinito (o meglio, in continua espansione) come il mondo».

Lo spettacolo viene trasmesso via Zoom, preceduto da una breve introduzione (in cui il pubblico riceve le istruzioni necessarie per partecipare all’evento) e seguito da una chiacchierata finale.
Trattandosi infatti di una rappresentazione e spettacolarizzazione in tempo reale dei processi di calcolo di un algoritmo, è necessario verificare anticipatamente che tutto (soprattutto per quanto riguarda i pop up) sia in ordine: durante lo spettacolo non sarà infatti possibile entrare e uscire dalla “sala”, bisognerà cavalcare l’onda dell’algoritmo.

Quest’ultimo deve elaborare del materiale tratto da testi di anatomia. Il calcolo (di cui vediamo il codice scorrere sullo schermo) si manifesta in colori, forme, suoni. Le operazioni dell’intelligenza artificiale diventano visibili. Il processo di clustering (raggruppamento dei dati) si fa performance in tempo reale, creazione con qualità estetiche.

Considerando che il progetto nasce come spettacolo dal vivo, questa versione online allora ha qualcosa di speciale, ci verrebbe da dire, in quanto “meta-”: la riflessione sull’intelligenza artificiale, è visualizzata attraverso lo schermo e sullo schermo, e avviene sul computer, tramite algoritmi, ovvero sul mezzo stesso che viene analizzato, attraverso quei calcoli di cui si vuol studiare un’anatomia.
Per questo ci sembra un filone di ricerca potente e utile per avvicinarsi, prendere confidenza e riflettere sul digitale e sugli algoritmi (una parte consistente del mondo contemporaneo, le sue fondamenta); per questo ci sembra un modo per aumentare la nostra capacità critica, per togliere il velo su ciò che consideriamo scontato.

Non solo. L’algoritmo elabora il materiale dei trattati di anatomia, alcuni dei quali furono scritti nel momento stesso in cui la nuova scienza stava nascendo, anzi, attraverso i quali, la nuova scienza stava nascendo. Nella compilazione dei trattati si ponevano questioni importanti: da una quantità di organi veri (nel senso di concreti), imperfetti, diversi, come scegliere quello “vero” (nel senso platonico di ideale), quello rappresentativo dell’“idea”?
In che modo i dati venivano scelti e raggruppati (clustered)?
L’analisi e lo studio del materiale che si compie durante lo spettacolo mostra agli artisti il percorso di elaborazione dei dati che gli scienziati sceglievano e categorizzavano nelle loro ricerche. Vale a dire, ci fa riflettere sul modo in cui veniva costruita nuova conoscenza.

Questione oltremodo attuale. Come si forma la nuova conoscenza? Chi ha l’autorità per dire che quella è nuova conoscenza?
Al giorno d’oggi, interrogarsi sul senso dei dati e sul loro uso è ancora fondamentale, anzi, forse lo è ancora di più. Siamo sommersi di dati. Ma il dato non è conoscenza. Come vengono usati i dati e perchè? Con quali scopi e quali mezzi?

Passiamo a un altro progetto, Shakespeare Showdown, della giovane compagnia torinese Enchiridion (giovane per l’età anagrafica dei suoi membri e perché da poco costituita).
Enchiridion ha trasformato il momento di sospensione forzata del lockdown in occasione per rispolverare un progetto tenuto nel cassetto da dieci anni, che grazie dalla vittoria del bando residenze digitali ha potuto vedere la luce.
Shakespeare Showdown “è una riscrittura di Romeo e Giulietta sotto forma di videogioco”, in cui lo spettatore diventa il centro del discorso artistico. Lui, con le sue scelte, guida la storia (o le storie, visto che è un percorso a bivii) ma anche un’esperienza artistica (sonora, visiva, musicale) ogni volta nuova.

Il videogioco è nostalgicamente pensato come un coin-op arcade degli anni ’80, in cui il giocatore, dopo aver scelto se giocare con Romeo o con Giulietta, inizia un’avventura nell’universo shakespeariano, pieno di riferimenti e personaggi anche di altre opere dell’autore. Al raggiungimento di determinati obiettivi, lo spettatore/giocatore sblocca dei contenuti concepiti come vere e proprie cutscene interpretate da attori in carne e ossa poi processati digitalmente in pixel-art.

Durante With a kiss I die, la serata di restituzione trasmessa streaming nella settimana delle residenze, la compagnia ha aperto al pubblico l’officina analogica in cui sta realizzando il videogioco, intrattenendolo con un talk show (in stile late show). Gli spettatori hanno potuto conoscere la compagnia, i ragazzi di Gorilla Gang (giovanissima agenzia di videomarketing, specializzata nella comunicazione digitale e nella produzione di contenuti ottimizzati per il web) che collaborano con Enchiridion per la regia video, e gli altri artisti coinvolti nel progetto fra cui gli attori Tindaro Granata e Antonella Questa.
Lo spettatore ha avuto un assaggio del gioco, entrando nel suo mondo, a partire dal racconto del processo di realizzazione, dalle fasi registrazione fino alla trasformazione in pixel art e alla visione delle cutscene presentate in anteprima.

Si rimane colpiti dal fascino e dalla potenza della pixel art; la rielaborazione drammaturgica fa onore al testo shakespeariano, in una simbiosi con le musiche che rendono i video delle piccole (in termini di minutaggio, non di pregio) opere a sè. Fatti artistici unici e davvero riusciti. Sequenze di delicatezza e poesia visiva. Contenuto, musica e testo, immagini in pixel art, tutto concorre a offrire una nuova versione della tragedia di Shakespeare. Un contemporaneo che è poesia, profondità, misto di innovazione e gusto retrò del videogioco vecchio stile.

Una serata fresca, che suscita molta meraviglia per ciò che è stato realizzato e curiosità per ciò che ancora deve venire. L’uscita del videogioco è prevista per febbraio.

L’ultimo progetto di cui vogliamo parlare è Isadora – The TikTok dance project, ideato da Simone Pacini e Giselda Ranieri, in cui sono state esplorate le possibilità dell’incontro fra ricerca artistica nella danza e il social del momento TikTok, composto per la maggior parte da giovanissimi utenti, la “famigerata” generazione Z.
Fra luglio e dicembre Ranieri, danzatrice e coreografa, ha pubblicato video e interagito con gli utenti di Tik Tok, esplorando il mare tempestoso e difficile del social (un viaggio che ho seguito – e con cui ho interagito – anche dall’interno del social, attraverso il mio profilo TikTok).
L’evento di presentazione, su piattaforma Zoom, dal titolo Cronache di un progetto fuori sync (avvenuto all’interno di una giornata dedicata alla riflessione teorica sugli strumenti del digitale, organizzata dal Teatro della Tosse di Genova, e parte della VI edizione della rassegna internazionale di danza Resistere e Creare, a cura dello stesso teatro e di Balletto Civile) è stato pensato come un webinar interattivo. Attraverso video, mini performance live e interazioni col pubblico, Giselda Ranieri e Simone Pacini, in dialogo con Federica Patti, tutor del progetto, hanno condotto i partecipanti attraverso un percorso in cui sono stati raccontati punti di forza e limiti del progetto su TikTok.

Al di là di una descrizione delle fasi dell’esperienza, in modo molto franco, sono state raccontate anche le difficoltà incontrate. E questo è a nostro avviso uno dei dati più interessanti. Tuffarsi nei social e provare a navigare nel loro mare è un’esperienza complicata, governata da regole specifiche e spesso ostiche, che esulano dalla qualità in sé dell’idea, e in balia piuttosto degli algoritmi (che cambiano più spesso di quanto si vorrebbe) e dell’effetto immediato sul pubblico.

L’esperienza di Isadora, definita pioneristica, ci fa riflettere su un argomento interessante di cui (ci sembra) si parli poco: il tema della produzione artistica sui social e per i social.
Che cosa succede quando si sbarca sui social? È possibile migliorare la relazione col pubblico o creare nuovo engagement?
Quanta familiarità c’è col mondo dei social e soprattuto con TikTok, social performativo e creativo per eccellenza?
Quali pregiudizi ci sono nei confronti della creatività che si trova su questo social?
(E ci teniamo a rimarcare che, se non lo si è esplorato a lungo, è difficile parlarne con cognizione: man mano che si procede con l’uso, infatti, l’algoritmo lavora e personalizza i video mostrati).

Che rapporto abbiamo con questa creatività anarchica diffusa? Nuovamente popolare? (Oseremmo dire).

Che cosa si rischia prendendo parte al gioco del social (appiattimento, perdita di valore, distorsione delle strutture come effetto del “messaggio del medium’)?

Queste sono solo alcune delle domande che stimola l’avventura di Isadora.

Gli eventi sono stati trasmessi:

Mercoledì 2 dicembre
Ore 21:00
Piattaforma Zoom
Anatomies of Intelligence
Filippo Rosati
Progetto: Joana Chicau, Jonathan Reus
Produzione e sviluppo: Umanesimo Artificiale

Venerdì 4 dicembre
Ore 21:00
Diretta Youtube
Shakespeare Showdown / With a Kiss I Die
di Enchiridion
Ideazione e drammaturgia: Francesca Montanino, Mauro Parrinello, Matteo Sintucci
Video e grafica: Gorilla Gang
Game developer: Daniele Aurigemma
Musiche originali: Matteo Sintucci e Celeste Gugliandolo
Cast: Alice Giroldini, Celeste Gugliandolo, Matteo Sintucci, Mauro Parrinello.
Con la partecipazione di: Tindaro Granata, Antonella Questa, Valerio Binasco.

Domenica 6 dicembre ore 17:00
Piattaforma Zoom
Isadora / The Tik Tok Dance Project
di Giselda Ranieri e Simone Pacini
un progetto a cura di: Isabella Brogi, Giselda Ranieri, Simone Pacini, Elisa Sirianni
con il sostegno di: Resistere e Creare/Fondazione Luzzati Teatro della Tosse
in collaborazione con: ALDES
social media partner: fattiditeatro