Il fascino della superficie

Nebuloso e privo di tensione il mezzo debutto di Sofia Nappi/KOMOCO/Sosta Palmizi al Teatro Biblioteca Quarticciolo per REf21, dove due pièce di danza, REVA e Wabi-Sabi, cercano di creare delle risonanze di senso, rimanendo però incastrate nell’immagine.

Giunto alla sua XXXVI edizione, anche quest’anno il Romaeuropa Festival inonda l’Urbe di musica, teatro e danza, trasformandola con ostinazione in crocevia di scambi culturali con il mondo intero. Per l’appuntamento di giovedì 6 ottobre, il REf 2021 si sgancia dalle dinamiche centripete della città, appoggiandosi al Sistema Casa dei teatri e della Drammaturgia Contemporanea (oggi “Teatri in Comune”) nella sua versione del Quarticciolo e ospitando presso il Teatro Biblioteca di quartiere la coreografa e danzatrice professionista Sofia Nappi, «direttrice artistica e co-fondatrice del suo progetto “KOMOCO” grazie al generoso supporto della storica Ass. Sosta Palmizi».

Due le pièce presentate nella serata di periferia: REVA, dall’Hindi “riacquisire forza”, ma anche “pioggia”, e Wabi-Sabi, una visione del mondo giapponese, o estetica, fondata sull’accettazione della transitorietà e dell’imperfezione delle cose. In entrambe le coreografie, Nappi sfrutta il flessuoso potenziale dei suoi collaboratori più stretti, Paolo Piancastelli e Adriano Popolo Rubbio (quest’ultimo presente solo in Wabi-Sabi, in prima nazionale), per veicolare la propria caratteristica poetica in movimento fatta di gesti sincopati, sincronicità posciadesche e una fitta dipendenza dal medio musicale.

«Se all’improvviso ci ritrovassimo spogliati di tutto, senza nulla da perdere, probabilmente ci ritroveremmo uniti nella danza universale della vita e nell’amore incondizionato del momento presente. È come quando veniamo sorpresi dalla pioggia: si può scegliere di fuggire invano cercando di non bagnarci, oppure scegliere di abbracciarla, immergendoci nel piacere di percepire per la prima volta noi stessi in connessione con l’universo». Questo il pensiero da cui si dipana l’idea di REVA, una Vie en Rose bruscamente interrotta dalla pioggia in cui due simulacri di umanità vagabonda sembrano affrontare per la prima volta un’esistenza carica di naturalezza e scevra di dettami societari. Nascosti dietro maschere raggrinzite, gli interpreti si trovano costretti a esprimere la propria riscoperta del sé con sardoniche piroette e popping artritici, riesumando così le vestigia di una corporeità ribelle che abita le stanze di una rappresentazione della percezione della realtà ai limiti dell’onirico.

Se con REVA il dialogo coreutico di Nappi riesce – pur con fatica e non poche incomprensioni finali – a instaurare una sorta di complicità con il pubblico, lo stesso non si può dire per Wabi-Sabi. Sviluppata durante la residenza presso la Nimbus Dance Works di New York e successivamente accolta nuovamente in residenza presso KommTanz/Cie Abbondanza-Bertoni in quanto vincitrice del bando Komm Tanz 2021, la seconda e ultima pièce della serata (che sarà «ampiamente presentata in varie sedi e festival in Italia, Messico, Spagna, Turchia durante la stagione estiva e autunnale») parte dall’abusato concetto nipponico per proporre una «riflessione sulla nostra esistenza di individui in constante insoddisfazione e nei diversi momenti di tormento che caratterizzano l’esistenza», riflessione che rimane saldamente incatenata a una coreografia spaesante e infeconda, troppo solipsistica per fuoriuscire da una quarta parete improvvisamente spessa e dicotomica.

Se è vero, come sostiene Barba, che «la materia prima del teatro non è l’attore, lo spazio, il testo, ma l’attenzione, lo sguardo, l’ascolto, il pensiero dello spettatore», allora è altrettanto vero che le due pièce di Nappi, intrise di una coreutica suggestiva ma poco convincente perché prive di qualsivoglia indole drammaturgica, mancano il bersaglio, poiché mentre la mente vaga facilmente altrove, sulla scena i movimenti proseguono come gocce d’olio nell’acqua, fluttuanti e portatrici di verità impermeabili, indiscutibili, impossibili da assorbire. «La nostra voce è soffocata da tutto ciò che in noi è stato versato dagli altri, dalla cultura, dalla società, dalla tradizione che ci circonda. In questo caso si è anonimi perché le idées reçues ci hanno battezzato e dato un nome», prosegue Barba. Che non sia forse il caso di sbattezzarsi?.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Romaeuropa Festival 2021
Teatro Biblioteca Quarticciolo
via Castellaneta 12 – Roma
mercoledì 6 ottobre
ore 21:00

REVA
coreografia Sofia Nappi con Paolo Piancastelli
interpreti Paolo Piancastelli, Sofia Nappi
costumi Sofia Nappi
produzione Sosta Palmizi con komoco/Sofia Nappi
coproduzione TanzLabor ROXY, Ulm
con il sostegno di Opus Ballet, DeDa Productions, Teatro Affratellamento

Wabi-Sabi
coreografia Sofia Nappi
danzatori Sofia Nappi, Adriano Popolo Rubbio, Paolo Piancastelli
costumi Sofia Nappi
disegno luci Emiliano Minoccheri
produzione Sosta Palmizi con Sofia Nappi
con il sostegno di New Master Ballet con il comune di Sestri Levante, KOMMTANZ/Passo Nord residenze Compagnia Abbondanza/Bertoni in collaborazione con il Comune di Rovereto
premi Menzione Speciale per il Premio Theodor Rawyler 2020