E ci dicono che con la cultura non si mangia

teatro-filodrammatici-milanoNell’ambito del progetto Teatro utile ai Filodrammatici il reading di e con Livia Grossi Ricchi di cosa, poveri di cosa?: quando il terzo mondo diventa l’Eldorado.

Senegalesi che tornano a casa dopo anni di emigrazioni e lavori degradanti in Europa; europei che anziché essere dei precari infelici nel loro paese vanno in Burkina Faso per essere dei poveri contenti. Questa la situazione paradossale che viene raccontata da Livia Grossi in un reportage che, alla forza della sua indagine giornalistica (condotta con l’occhio e la sensibilità di chi in Africa ci va da 20 anni) unisce le bellissime foto – e video – di Emiliano Boga.
All’accorata presenza scenica della giornalista del Corriere, si uniscono poi la voce e la musica della kora (tipico strumento africano) di Jali Omar Suso che come tanti altri nel suo paese è un “griò”, un cantastorie, perché in Africa è ancora importantissima la ritualità, l’oralità, e il paese pullula di storie cantate e di chi le vuole ascoltare.
Quello che di incredibilmente bello emerge da questo spettacolo è la ricchezza culturale di un paese che viene annoverato, senza il minimo indugio, nel cosidetto “terzo mondo”: ecco da dove trae origine il titolo della performance; questo paese sarà povero a livello monetario ma ha tanto da offrire a livello di stimoli culturali e umani.

È questo che porta sempre più africani a ritornare, perché «il gioco non vale più la candela», o a condurvi tanti europei in cerca di una vita semplice e autentica. Livia ci parla di come in Senegal siano più di duecento le compagnie teatrali che vivono e mangiano grazie al loro lavoro e che non hanno paura di parlare d’infibulazione, di spose minorenni, di AIDS, e di come la gente non si lamenti nel pagare il biglietto dei loro spettacoli. Quasi ogni mese c’è un festival diverso nella capitale: un mese rassegna di canto, poi teatro e ancora danza e cinema. In Burkina Faso, infine, c’è una delle scuole di rap più importanti del continente, un’istituzione impegnata a stimolare i giovani a lottare per il loro paese e a non andarsene, perché solo loro possono ricostruirlo, dall’interno.
Coscienza civile e umanità, ecco le espressioni con le quali si può riassumere questa performance davvero intensa: l’inizio infatti è segnato da un video nel quale Thomas Sankara – una sorta di Che Guevara senegalese – è intento a spronare il proprio popolo ad informarsi, a non farsi sottomettere alla logica del debito pubblico, della subordinazione all’uomo occidentale, perché la crisi s’innesta quando i poveri sono consapevoli degli abusi che subiscono e tentano di ribellarsi agli “equilibri” stabiliti dai ricchi.  E allora ribellione sia: a colpi d’istruzione e autogestione delle risorse. Ovviamente, come tanti altri grandi che cercarono di rendere libero un popolo, fu ucciso: troppo scomodo per le logiche internazionali.

Uno spettacolo che ti crea l’urgenza di visitare il Senegal, non solo per i paesaggi da “mal d’Africa”, ma soprattutto per le storie che puoi incontrare, per la vita autentica che pullula in ogni angolo, lontani da un’occidente che sarà civilizzato sulla carta ma che in realtà ricatta la propria gente sempre più subdolamente. Vien da pensare che davvero l’Eldorado non sia più l’Europa né tanto meno l’America, ma (chi l’avrebbe mai detto!) l’Africa.

L’evento è andato in scena
Accademia dei Filodrammatici
Via Filodrammatici, 1, Milano
lunedì 3 febbraio alle ore 21.00

Ricchi di cosa, poveri di cosa?
Testo e voce Livia Grossi
Foto e video di Emiliano Boga
Musica di Jali Omar Suso
Scrittura scenica Emanuela Villagrossi
Video editing Lisa Cerri, Silvia Torri, Elisabetta Francia