Essere al mondo per il mondo

Logos produzione in collaborazione con Nuova compagnia di Prosa, portano in scena al Teatro Stanze segrete di Roma, Ritratto di Sartre da giovane di Maricla Boggio, con e la regia di Ennio Coltorti, Gianna Paola Scaffidi e Glenda Canino.

Come al solito, il Teatro Stanze segrete, introduce nello spettacolo ancora prima che esso inizi. Fa vivere da subito e in prima persona le atmosfere e gli ambienti che faranno da cornice alla messa in scena, rendendoci protagonisti della narrazione e dell’obiettivo (qualora ce ne fosse uno) auspicato. Fedele al motto brechtiano del teatro “totale”, dell’assoluta interazione dialettica tra pubblico e attori, in questo ormai familiare relazionarsi di umori e d’intenzioni, Stanze segrete porta per mano alla scoperta di un uomo a cui il Novecento deve molto, più di quanto ci si immagina – Jean Paule Sartre. Un ritratto che parte dal suo ultimo giorno di vita e che a ritroso ripercorre le tappe più significative del suo impegno politico-letterario, come agente filosofico e rivoluzionario (possiamo dire che ogni artista, di per sé, è rivoluzionario se lo è la sua arte), intrecciandosi con la donna della sua vita, quella Simone de Beauvoir, che il giovane Sartre prese l’abitudine di chiamare “il mio piccolo castorino”: un’entità a metà strada tra terreno e ultraterreno, presenza e assenza, che emana una sorta di paludosa impossibilità di sfuggire alle sue contraddizioni, alle sue debolezze – di confessionale perennemente attivo sulla sua autocoscienza di uomo e artista.

A narrare questa rivisitazione di una vita complessa e attraversata dalle vittorie e dagli orrori del Novecento, piena di amori e delusioni, illusioni e tradimenti, è Sylvie, una giovane e conturbante ragazza che incarna tutte le allucinazioni, le proiezioni mentali, le figure di mediazione tra Sartre (un intenso e poliedrico Ennio Coltorti) e la de Beauvoir (l’affascinante e sfuggente Gianna Paola Scaffidi) – dalla madre “sorella maggiore” di Sartre alla provocante studentessa di liceo con cui intrattenne una caotica relazione, da una stralunata cameriera tutto fare al franchista che tiene prigioniero il filosofo durante la guerra civile spagnola.

Nell’analisi “logica” delle principali opere sartriane, rese ottimamente dalla fluida capacità recitativa dei protagonisti nel penetrarne intimamente l’architettura concettuale, dalle luci calibrate come espressione dei vari stati psicologici e dai riflessi confidenziali dei movimenti scenici, si confonde e prende vita l’energia esistenziale che ne sta a fondamento, i travagli e le inconfessabili paure e responsabilità umane che ne evocano ineluttabilmente il successo e la grandiosità che risiede interamente nel far partire e ritornare il filosofare (anche quello più metafisico e astratto) alla realtà, ricollocare nel quotidiano la necessità di “sbrogliarne” l’assurda matassa.

Il non sentirsi a casa dell’uomo nel mondo, la sua straziante inabilità nel riconoscersi nell’altro, nello specchiarsi senza riserve nel proprio simile in quanto io alienato, di abitare “organicamente” lo spazio che la natura ci ha concesso dopo millenni di lotta senza tregua, sono i pilastri di quella filosofia che Sartre ha proposto (senza paradossalmente promuoverla) come unica possibilità di quella critica radicale dell’uomo contemporaneo, di cui non possiamo, neanche oggi, fare a meno. Cos’è il soggetto pensante? Cos’è l’oggettività che esso (crede) di riconoscere attorno a sé e addirittura di pensare, giudicare, usare come fine dei suoi interessi? Domande mai astratte né retoriche ma nate durante il suo crudo vagabondare attraverso i dolori e i tragici paradossi dell’essere al mondo per il mondo, dell’amare incondizionato come antidoto a una morte (non morte) precoce, del concetto di “assoluta immanenza” in grado di riqualificare il tutto a contatto con la certezza del suo costante porsi come piano oggettivo dell’agire concreto degli uomini, da cui non si può, neanche volendo, fuggire. Ed è proprio la drammatica e, in certi frangenti, grottesca, consapevolezza dell’ineluttabilità del reale che permette all’utopia di proiettarsi e progettarsi al di là dei suoi cronici limiti, nella paziente ridefinizione di una nuova e progressiva idea di Uomo nel suo farsi umanità concreta.

Lo spettacolo continua:
Teatro Stanze
via della Penitenza, 3 – Roma
segrete fino a domenica 17 aprile
orari: da lunedì a sabato ore 21.00, domenica ore 19.00

Ritratto di Sartre da giovane
di Maricla Boggio
regia Ennio Coltorti
con Ennio Coltorti, Gianna Paola Scaffidi e Glenda Canino
costumi Rita Forzano
allestimento scenico Lucianella Cafagna
selezione musicale Lucianella Cafagna e Nicla Loiudice
aiuto regia Massimo Beato e Glenda Canino
luci e fonica Lorenzo Venturini