L’orologio rotto

All’interno della rassegna Exit – Emergenze per identità teatrali, va in scena al Teatro dell’Orologio Rivolta Femminile, una carrellata di monologhi per voce di donna racchiusi in un “contenitore” dalle forme indefinibili di certificata provenienza maschile.

Fa il tutto esaurito Rivolta Femminile al Teatro dell’Orologio. Una folla impaziente si accalca davanti all’ingresso della Sala Grande dopo aver patito le proverbiali code per il ritiro biglietti e la compilazione della tessera, insofferente di dover sopportare una nuova attesa imprevista. Forse le lancette dell’Orologio sono andate fuori fase, il che suona come un colmo, eppure i minuti scorrono e di fare sala non se ne parla. Quando finalmente si aprono le porte e l’abbondante ritardo sembra ormai giunto agli sgoccioli, un nuovo contrattempo incorre a snervare i presenti: a quanto pare ci sono più spettatori che posti a sedere, fenomeno misterioso che rimane inspiegato per tutta la serata. Inflessibile il controllore riporta faticosamente l’ordine, monitorando il possesso dei biglietti e impartendo disposizioni sempre garbate ma sempre meno concilianti. Arriva addirittura ad aggiungere due sedie in prima fila, per placare gli animi. Si fanno le 21.35 e finalmente è dato iniziare, a parte un inatteso suono di sottofondo, un segnale proveniente forse da una cassa che vive di vita propria, e su cui Marco Maltauro, regista dello spettacolo e presenza stabile in scena, è costretto a fare dell’ironia per contestualizzarlo. Dopo l’orologio (metaforico), la biglietteria e la cassa si spera che i malfunzionamenti siano giunti al termine.
Ci si mette in più un pubblico indisciplinato come una classe di scolari portati controvoglia a teatro – risatine trattenute, commenti, chiacchiericcio, voci che si levano dalla platea come fossero chiamate a rispondere a un’interrogazione immaginaria – a creare in chi scrive una vaga forma di insofferenza per tutto questo entourage composto di pezzi fuori posto. Eppure nel pubblico non c’è traccia di condivisione di questo stato d’animo: non si è mai vista una platea più motivata e trepidante, e per tutta la durata dello spettacolo il suo supporto alle attrici fa da perno al senso di tutto. E le attrici lo meritano eccome: più di dieci monologhi che mostrano numerose sfumature dell’essere donna, dalla teen-ager alla donna in carriera, dalla filosofa dimenticata alla militante che mastica un incomprensibile politichese, tutte calcano la scena con convinzione e credibilità, tutte articolano il loro testo con intonazione brillante – a cui fa da contrappunto regolare uno sganascio generale della platea, sproporzionato a tratti, quasi sempre – ed elevata abilità attoriale. Anche se di rivoluzionario c’è ben poco in questo spettacolo – la kermesse al femminile è ormai format più che noto, benché mai stucchevole, e non c’è traccia di sperimentazione formale né linguistica nei monologhi – è palese come Rivolta Femminile tragga ispirazione dal Manifesto omonimo di Carla Lonzi (recitato dalla prima attrice della serata), scritto nel 1970 e mai storicamente più necessario di ora. Si riconosce sicuramente un tentativo di innovazione alla cornice, al “contenitore” dei monologhi, costituito dalla presenza in scena di Marco Maltauro, nei panni di se stesso, ovvero regista e autore di alcuni monologhi, e di Pier Paolo Fiorini, autore anche lui di testi, ma che in scena veste i panni di un critico, di cui offre una brillante parodia. Una cornice che vuole disintegrare ogni molecola di quarta parete, rendendo evanescente il confine tra realtà e finzione, ma che a tratti arriva disconnessa e poco convincente, improvvisata e claudicante.
Al di là delle impressioni di chi scrive, resta indubbio il successo quantitativo e qualitativo dello spettacolo, che ha riempito l’Orologio fino a farlo scoppiare, ne ha rallentato drammaticamente tutti i meccanismi ma è anche riuscito a far dimenticare tutto questo, non appena levato il sipario.

Lo spettacolo è andato in scena:
teatro dell’Orologio
via de’ Filippini, 17/a – Roma
lunedì 3 dicembre, ore 21.00
(durata 2 ore circa senza intervallo)

Rivolta Femminile
di Mauro Maltauro, Elisa Faggioni
regia Mauro Maltauro
testi Pier Paolo Fiorini, Maria Inversi, Marco Maltauro, Ennio Speranza, Katherine Wilson
con Barbara Abbondanza, Beatrice Aiello, Roberta Cartocci, Carola De Berardinis, Elisa Faggioni, Giada Fradeani, Caterina Gramaglia, Beatrice Messa, Daph Mereu, Scilla Ricci, Valentina Rosaroni, Alice Bruno Valente