Le Quattro Stagioni, da Vivaldi a Glass grazie a un grande violinista

Per la prima volta, l’Istituzione Universitaria dei Concerti invita ad esibirsi all’Aula Magna della Sapienza Robert McDuffie, violinista di fama internazionale e straordinario interprete vivaldiano.

Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi sono una delle pagine indelebili non solo della musica ma più in generale della storia della cultura occidentale; la forza e l’energia delle composizioni del noto ciclo vivaldiano sono infatti un patrimonio dell’immaginario collettivo, un ciclo che al suo interno contiene numerosi movimenti e momenti che sono stati usati se non abusati nei momenti più vari, dai film ai linguaggi pubblicitari.

Tuttavia, oggi tornare ad ascoltare l’esecuzione dal vivo delle Quattro Stagioni significa non solo tornare a fare un’esperienza di ascolto entusiasmante, ma anche comprenderne i caratteri specifici che ne fanno una delle massime espressioni del barocco musicale settecentesco e allo stesso tempo il suo superamento e l’annuncio della stagione ottocentesca. Tutto questo, d’altronde, per essere vero, deve avvalersi dell’esibizione dal vivo di musicisti in grado di sostenere tale compito: martedì 3 dicembre, il violino infuocato di Robert McDuffie e gli straordinari musicisti dell’Ensemble laBarocca diretta da Ruben Jais, hanno sedotto il numeroso pubblico tenendolo attaccato alle loro poltrone. La tensione, la forza, l’estro vivaldiani sono così risorti tra le mani del violinista americano, personaggio noto alla scena romana essendo da diversi anni direttore del Rome Chamber Music Festival, e oltre a ciò violinista di fama internazionale.

D’altronde Vivaldi, quando compose le sue Quattro Stagioni, tra sperimentazioni impressionistiche e accelerazioni ritmate, curve suadenti e assoli streganti, sicuramente pensava al ruolo del violino solista: sullo sfondo magico della composizione il violino – non a caso il suo – doveva navigare per poi staccarsi, prendere il volo e isolarsi facendosi voce espressiva. McDuffie assume con maestria questo compito, e si fa interprete autentico di Vivaldi: non di secondaria importanza la magnifica presenza scenica, che fa tutt’uno con la performance precisa, calibrata, ma al contempo esplosiva. McDuffie coglie le contorsioni e le complicazioni di quella che, infantilmente, viene ritenuta una composizione didascalica: la malinconia struggente e “assonnata” del secondo movimento della Primavera, la goliardia frizzante dell’Autunno, la cupezza paradossale dell’Estate soffocante per arrivare all’atmosfera della natalità dell’Inverno. Ebbene, non è un caso che a rendere il concerto una serata unica ci sia stata anche la seconda parte, ossia il The American Four Seasons di Philip Glass, alla prima esecuzione romana e composte dal maestro Glass proprio per McDuffie, come ulteriore conferma del legame profondo tra il violinista e la composizione di Vivaldi.

Si tratta di una versione postmoderna delle Quattro Stagioni, tra minimalismo cadenzato e synth al posto del clavicembalo: non è possibile distinguere le stagioni tra loro, ma forse questo è stato un ulteriore elemento di incredibile fascino, perché la composizione di Glass, come spesso accade, diventa un viaggio ipnotico. Le pause e le svolte armoniche sono il nuovo trampolino per il violino di McDuffie, capace di spaziare dalla tradizione barocca vivaldiana alla contemporaneità più elettrizzante.

Lo spettacolo è andato in scena:
Aula Magna Università Sapienza di Roma
P.le Aldo Moro, 5 – Roma
martedì 3 dicembre, ore 20.30

Istituzione Universitaria Concerti presenta
Robert McDuffie e Ensemble laBarocca in concerto
Le Quattro Stagioni di Antonio Vivaldi
The American Four Seasons di Philip Glass