Saluti dal Festival

chamberSi chiude la decima edizione del Festival diretto dal violinista americano McDuffie, registrando una straordinaria risposta di pubblico.

La decima fortunatissima edizione del Rome Chamber Music Festival meritava un finale in grande stile, ed era prevedibile che gli organizzatori e gli artisti in campo avrebbero offerto a Roma un commiato degno del loro livello, che potesse suonare come un saluto e un arrivederci al prossimo anno. Il Salone di Pietro da Cortona contiene a stento il vasto pubblico, accorso ad assistere a questo concerto di chiusura, dove i protagonisti, ancora una volta, sono i giovani talenti del McDuffie Center; si è trattato di una bellissima programmazione per la serata, che effettivamente non è che l’espressione di un’attenzione e una cura meticolosa che si è registrata nel corso della kermesse nei confronti dell’offerta musicale. Il primo concerto è un gesto di orgoglio nazionale, ovvero l’opera di uno dei più significativi compositori americani di inizio secolo; vissuto tra Ottocento e Novecento infatti, il bostoniano Arthur Foote ha legato il suo nome a una produzione di ispirazione bucolica, evocativa e a tratti folkloristica. Giovedì abbiamo ascoltato l’ottima esecuzione del Notturno e dello Scherzo, con Luca Sanzb come coach alla viola e un gruppo di preparatissimi allievi agli archi e al flauto. Tommaso Pratola è il giovanissimo flautista, protagonista principale avendo il flauto una posizione di rilievo nella composizione. A seguire, un classico della musica europea dell’Ottocento, ovvero il Quintetto per clarinetto in Si minore, op. 115 di Johannes Brahms, opera nella quale si condensa la tenacia del tardo romanticismo, con l’estro della tradizione ungherese; il potere di seduzione della musica brahmsiana è indiscutibile, e anche qui è un fiato il protagonista che si insinua nell’intelaiatura degli archi, ovvero un clarinetto, suonato da Lorenzo Zanisi; il coach, in questa occasione è il violoncello Julie Albers.
Dopo l’intervallo, è il momento del vero concerto di chiusura, al quale prendono parte Elena Matteucci, la pianista del gruppo dei coach della scuola, e lo stesso Robert McDuffie, il direttore artistico e ideatore del Festival, che dedica gran parte delle sue energie e della sua passione a questo straordinario progetto. Accompagnato da altri archi, il violino di McDuffie è esaltante per vigore e precisione, e la stessa presenza scenica dell’ensemble è trascinante; a contribuire ovviamente è il pezzo, ovvero il Quintetto per pianoforte e archi in Mi-bemolle, op. 44, considerata il non plus ultra tra le composizioni da camera di Robert Schumann, compositore che spiccava proprio nella produzione di Quartetti e Quintetti; oltretutto, dato il valore che Schumann attribuiva al piano nei confronti degli altri strumenti, va segnalato come questo sia stato il primo quintetto per pianoforte e quartetto d’archi, e come sarebbe stato fonte di ispirazione per numerosi compositori tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento. Il movimento finale elettrizzante di quest’opera è il luogo ideale per salutare la città di Roma, accorsa ad ascoltare numerosa.

Lo spettacolo è andato in scena:
Palazzo Barberini – Salone di Pietro da Cortona
via delle Quattro Fontane, 13 – Roma
giovedì 13 giugno, ore 21.00

Rome Chamber Music Festival presenta:
Notturno e Scherzo di Arthur Foote
Quintetto per clarinetto, op. 115 di Johannes Brahms
Quintetto per pianoforte e archi, op. 44 Robert Schumann