Da Dvorak a Schumann, passando per Mozart

Ancora una serata di grande musica a Palazzo Barberini, per il Rome Chamber Music Festival.

Giunto alla terza splendida serata, il Rome Chamber Music Festival 2014, la kermesse voluta e ideata dal grande violinista Robert McDuffie, iniziata lo scorso 8 giugno e che come negli anni passati si svolge nello spazio incantevole di Palazzo Barberini, ieri sera ha offerto al numeroso pubblico una serata di indiscutibile livello. D’altronde, il Festival internazionale, che vede protagonisti moltissimi nuovi e giovanissimi talenti provenienti da tutte le parti del mondo, ci ha abituati a concerti di indubbio valore, e soprattutto il gusto sofisticato del direttore artistico non ha mai deluso in merito di scaletta e opere selezionate. Il concerto della terza giornata si è aperto con un’opera di profonda modernità: si tratta di un capolavoro del compositore ceco Antonin Dvorak, che nel 1908 compose questo Sestetto per archi, op. 48, impregnato del gusto della tradizione popolare della musica dell’est europa, di derivazione slava. Le danze folkloristiche, tanto care anche a quel Brahms che era stato giudice di un premio vinto da Dvorak proprio con quest’opera, danno all’intera composizione, ma soprattutto al frenetico finale, non solo una tonalità esotica ma una vivacità trascinante, che chiude in un rondò costruito attorno a variazioni di un tema. Indimenticabile il secondo tema, o meglio conosciuto come dumka, lamentazione che ha origine nella cultura ucraina ma che caratterizza un po’ tutta la tradizione popolare dell’est Europa. Oltre ai giovani, che hanno dimostrato una disinvoltura e una professionalità senza pari, in questa prima opera spicca l’esecuzione delle due coach, Rebecca Albers e Julie Albers, viola e violoncello, nomi noti del Festival e presenze fisse da vario tempo. A seguire, un tuffo nel passato, nel settecento mozartiano per la precisione: Nadjia Salerno-Sonnenberg guida il gruppo dei giovani talenti nel Quintetto per clarinetto e archi, K. 581, sonata in quattro movimenti – piuttosto degli abitudinari tre – dove il connubio tra viola, violino e violoncello col fiato del clarinetto (suonato dal giovanissimo Lorenzo Zanisi) costruisce un’atmosfera di grande classicità, proiettando il pubblico ai fondamenti autentici della musica occidentale. Ma il momento più alto e bello della serata arriva dopo l’intervallo: si tratta del Quartetto per pianoforte e archi, op. 47 del compositore romantico Robert Schumann, scritta intorno ai 30 anni ed emblematica dello stile del grande artista. Il piano della bravissima Elizabeth Pridgen, calibrato anche nei momenti di maggior enfasi quasi a contenere l’energia che rischia di esorbitare ad ogni istante, si alterna al vigore degli archi, in particolar modo del violino di Liz Haerim Lee, che anche fisicamente trasmette al pubblico la poderosa spiritualità tedesca di metà Ottocento. Un’altra serata memorabile, che è anche un invito a non perdere il commiato dell’edizione 2014 che ci sarà giovedì sera: l’appuntamento, dopo tali risultati, non potrà non essere alla prossima edizione nel 2015.

Lo spettacolo è andato in scena: Palazzo Barberini – Salone di Pietro da Cortona via delle Quattro Fontane, 13 – Roma mercoledì 11 giugno, ore 21.00 Rome Chamber Music Festival presenta Sestetto per archi in La maggiore, B. 80, op. 48 di Antonìn Dvorak Quintetto per clarinetto e archi in La maggiore, K. 581 di Wolfgang Amadeus Mozart Quartetto per pianoforte e archi in Mi-bemolle maggiore, op. 47 di Robert Schumann