La sacra volontà di superarsi e di rinnovarsi

In scena a Palazzo Barberini fino al 7 giugno, il Festival musicale diretto da Robert McDuffie è un appuntamento consolidato ma rilanciato da curiose novità, tra aperitivi e una programmazione avvincente e originale.

Giunto alla sua quindicesima edizione, il Rome Chamber Music Festival è senza ombra di dubbio uno degli appuntamenti principe della stagione estiva culturale di Roma; giugno è ormai da tempo il mese del Festival diretto da Robert McDuffie, violinista di fama internazionale che ha dedicato anima e corpo a un progetto rivolto principalmente alla dimensione didattica. Come nelle edizioni passate, decine di giovanissimi musicisti provenienti da ogni parte del mondo offrono il loro talento al pubblico romano esibendosi assieme ad artisti senior affermati. Se questo è lo schema che struttura il Festival da anni, ciò che va sottolineato in questa edizione è un afflato per la novità, ossia la volontà di sondare nuove possibilità di proposta culturale: la squadra del Rcmf propone infatti numerose innovazioni, oltre a un programma variegato e articolato che tocca alcuni classici del barocco per arrivare al contemporaneo, passando per i maestri del Romanticismo. Da Rossini a Vivaldi, da Piazzolla a Barber, il viaggio del Rome Chamber Music Festival è particolarmente avventuroso e ampio, capace di soddisfare la curiosità del pubblico più vario.

La cornice continua a essere il maestoso Palazzo Barberini: un’intera area del palazzo è dedicata tanto al concerto quanto alla serie di elementi che condiscono e valorizzano ulteriormente gli allestimenti. Il pubblico viene accolto in una sala condita dalle opere d’arte del giovane pittore siciliano Marck Art per degustare, in attesa dell’inizio del concerto, un aperitivo e creare un’atmosfera di convivialità e conoscenza reciproca; in questo senso lo spettatore non è solo mero fruitore, ma si trova immerso in una situazione stimolante e suggestiva, perché i giovani musicisti così come le grandi star della kermesse (e lo stesso McDuffie) condividono con lui lo spazio. Il valore di questi aperitivi è garantita dagli ottimi partner: i vini sono quelli di Casale Del Giglio, nota cantina laziale particolarmente sensibile alla promozione artistico-culturale, che ha messo a disposizione ben sei varietà di vino; al vino si accompagnano gli spuntini sfiziosi di Pret à manger di Brigida Della Cioppa.

Questo fa da anticamera al momento magico della musica, quando è impossibile, per chi conosce l’esperienza quindicennale del Festival, dubitare delle capacità dei musicisti, messi alla prova con un repertorio certo non ovvio e per niente facile. Prendiamo in considerazione il programma accattivante delle prime due serate del Festival. Lunedì 3 giugno, la prima parte ha visto per protagonisti Dvorak e Rossini: nelle Bagatelles del primo, il suono ancestrale ma al contempo imperioso dell’armonium fa da contraltare ai virtuosismi di ascendenza orientale degli archi, tra i quali primeggia quello di McDuffie stesso. La scelta di un’opera che prevede l’armonium (quando nelle esecuzioni tradizionalmente si opta per un piano), dimostra un altro elemento essenziale di questa edizione: l’attrazione per strumenti non ovvi, magari esotici o comunque non canonici e neanche facili da ascoltare dal vivo, che saranno protagonisti nella serata del 4 giugno e che sanciscono la cura maniacale che la direzione artistica dedica alla definizione del programma.

Ma restiamo al 3 giugno: una nota di merito, tra tutti i giovani talenti, è d’obbligo rivolgerla a Valentina Ciardelli, musicista di straordinario impatto performativo e scenico, capace di far interloquire il suo contrabbasso in un continuo botta e risposta coi violini nella Sonata a quattro no. 6 di Gioachino Rossini. Il compositore pesarese aveva appena 12 anni quando compose questo piccolo gioiello, e per quanto fosse stato poi rinnegato con ferocia dallo stesso autore si tratta di una composizione briosa e sperimentale, perché strutturata sul gioco “buffo” dei suoni che si rincorrono, si rispondono e si danno il cambio in maniera “viva”.

A proposito di “suoni vivi”, la seconda parte è dedicata a un grande classico della musica contemporanea, ovvero Pierino e il lupo di Sergei Prokofiev: un efficace impianto multimediale e una sapiente e divertente voce narrante (quella del regista e conduttore radiofonico Enrico Stinchelli, voce ben nota a chi ama la musica), ci proiettano nella celebre favola bucolica di Pierino, circondata da una selva di animali e personaggi trasformati magicamente in motivi e melodie.

Dicevamo del ruolo da protagonista che alcuni strumenti particolari assumono soprattutto nel concerto del 5 giugno: qui la prima parte della serata si proietta nella grande classicità settecentesca, dedicandosi a Vivaldi e a Händel. Lo strumento protagonista è qui il liuto, tipico della tradizione medievale, rinascimentale e barocca; splendide le esecuzioni di due delle arie più note del compositore tedesco e in generale della tradizione operistica barocca, Ombra mai fù tratta del Serse e Lascia ch’io pianga tratta dal Rinaldo. Dopo l’intermezzo, a compimento di un’altra indimenticabile serata, l’immancabile Johannes Brahms, col Trio per violino, corno e pianoforte, op. 40; si tratta di una composizione particolare della produzione brahmsiana, dal momento che è assai originale mettere in connessione questi tre strumenti. Soprattutto è il corno, strumento amato da Brahms, a essere molto raro nella musica da camera, e tuttavia in questo capolavoro il suo suono cavernoso crea lo sfondo dove il piano di Elizabeth Pridgen e il violino di Ioana Cristina Goicea si rincorrono alternando atmosfere estrose e agitate, a inquietudini più riflessive.

Il Festival andrà avanti fino al 7 giugno, col suo carico di talenti, esecuzioni indimenticabili, programmazioni non banali, e se a questo aggiungiamo l’occasione di gustare un aperitivo all’interno delle sale di Palazzo Barberini allora appare chiaro perché ci riferiamo a uno dei principali eventi di questo inizio estate 2018.

Lo spettacolo continua:
Palazzo Barberini
via delle Quattro Fontane, 13 – Roma
dal 3 al 7 giugno, ore 20.30 – aperitivo, ore 19.45

Rome Chamber Music Festival 2018
4 giugno
Bagatelles op. 47 – Antonin Dvorak
Sonata a quattro no. 6 – Gioachino Rossini
Pierino e il lupo op. 67 – Sergei Prokofiev

5 giugno
Trio Sonata RV 85 – Antonio Vivaldi
Ombra mai fù dal Serse – Georg Friedrich Händel
Trio Sonata RV 82 – Antonio Vivaldi
Lascia ch’io pianga dal Rinaldo – Georg Friedrich Händel