Shakespeare in blue jeans

teatro-dell-orologio-romaDalla Svezia a Spoleto fino a Roma: al Teatro dell’Orologio va in scena il testo di Annika Nyman Romeo and Juliet post scriptum, allestito per la prima volta in italiano con la traduzione e la regia di Georgia Lepore.

Romeo e Giulietta, l’opera più conosciuta di William Shakespeare, la storia d’amore romantica per eccellenza, continua a rivelare pieghe e indizi impliciti che non ne rendono mai scontato né banale un riesame. Si pensi all’informazione spesso tralasciata o dimenticata che il giovane Romeo, all’inizio del testo, si dichiara innamorato della solo menzionata Rosalina e – in un secondo momento, non prima – si accenderà d’amor fatale per Giulietta.
Sia come sia, i due giovani innamorati finiscono per abbracciare insieme lo stesso destino di morte. Eppure, cosa ne sarebbe stato di loro se il fato avesse concesso un finale diverso? Le famiglie si sarebbero riappacificate o i due sarebbero stati costretti a darsi alla fuga? Quali dinamiche si sarebbero realmente dipanate una volta svincolati dai legami dovuti alle avversità familiari?
È da queste riflessioni che nasce Romeo and Juliet post scriptum, il testo di Annika Nyman, autrice e insegnante presso il Teatro dell’opera di Malmö in Svezia, che è stato messo in scena durante la passata edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto, nella sezione European young theatre. Georgia Lepore ne ha curato la traduzione e l’allestimento italiano, chiamando al suo fianco due bravi attori, Selene Gandini e Giovanni Anzaldo, che hanno saputo dare forza, attraverso la loro interpretazione, ad un testo sicuramente interessante ma che si può forse ritenere non ancora del tutto compiuto.
In scena solo i due protagonisti, scenografia assente, luci rosse che sottolineano il momento in cui la vicenda ha inizio: Romeo ha appena ammazzato Paride (promesso sposo di Giulietta), lui e Giulietta – legati da una fune, bella intuizione della regista – stanno programmando la fuga mentre dall’altra parte della città si sta inscenando il funerale della ragazza. Il tempo è quello presente – sottolineato dal linguaggio e dall’abbigliamento in cui domina il blue jeans – e la citazione shakespeariana diventa quasi un pretesto per portare alla luce ansie, paure e personalità di due adolescenti moderni. Adolescenti sognatori e tormentati, che incarnano lo stereotipo della coppia: lei profondamente femminile ma dinamica, decisa, quasi aggressiva nella sua passionalità, tanto da sembrare a momenti superficiale, quando invece dietro quella superficialità altro non si cela se non una natura pragmatica e risolutiva; lui appare più riflessivo e confuso, pauroso e spaventato dalla fermezza di questa Giulietta atipica. Entrambi i caratteri, seppur delineati con una certa lucidità, mostrano una sorta di schizofrenia che si ritrova anche nella costruzione semantica del testo: risulta difficile seguire gli intimi passaggi che portano i due ragazzi dal sognare una fuga nel classico stile di Laguna Blu al vomitarsi vicendevolmente addosso le colpe che attribuiscono alle rispettive famiglie.
Inizialmente a convincere poco è il rapporto di complicità fra i due giovani che, per essere stati tenuti separati fino a quel momento, mostrano una strana ed eccessiva conoscenza che si tramuta in comprensione l’uno dell’altro – rischiando di rompere il patto finzionale con uno spettatore attento. Ma quando si comprende che tutta la problematica delle loro angosce ha origine nel rapporto fra i genitori che, inevitabilmente, nelle sue brutture ricade come un fiume in piena sui figli, viene fuori in maniera inequivocabile che Romeo e Giulietta, in realtà, non si conoscono affatto: si urlano in faccia le loro paure sottoforma di odio e veleno per le reciproche famiglie (uno dei momenti di maggiore tensione emotiva dello spettacolo), ma poi, quando giunge il tempo della riappacificazione, sbagliano l’approccio consolatorio, non riescono a trovare le parole giuste per rassicurarsi, non capiscono fino in fondo le rispettive sofferenze. Allora forse è proprio questo il punto di rottura, quello in cui decidere di lasciarsi tutto alle spalle e ricominciare insieme verso un nuovo capitolo da scrivere.
Il lavoro sul testo condotto da Annika Nyman è interessante nei suoi risvolti e probabilmente ha da mostrare potenzialità ancora inespresse; lo stesso si può dire per il lavoro di Georgia Lepore che, comunque, ha lasciato lo spazio necessario agli attori per dare corpo a questo potenziale ulteriormente indagabile.

romeo-giulietta1 romeo-giulietta2
foto di Giulia Bertini

Lo spettacolo continua:
Teatro dell’Orologio
via de’ Filippini, 17/a – Roma
orari: dal 20 al 23 maggio ore 21.30, dal 27 al 31 maggio ore 21.30, 1 giugno ore 18.00

Sycamore T Company presenta
Romeo and Juliet post scriptum
di Annika Nyman
traduzione Georgia Lepore
regia Georgia Lepore
con Giovanni Anzaldo e Selene Gandini
aiuto regia Emanuela Liverani
foto di scena Giulia Bertini
ufficio stampa Maya Amenduni