Epicità e tragedia alla Scala

Dopo il successo dell’inaugurale Tosca diretta da Riccardo Chailly, la Scala di Milano prosegue la nuova stagione lirica con l’ancora troppo poco conosciuta Roméo et Juliette di Gounod, magistralmente diretta da Lorenzo Viotti

Il sipario s’apre e le monumentali scene di Michael Yeargan si palesano dinnanzi a noi. Scortati dalla musica di Gounod, lasciamo vagare il nostro sguardo all’interno di questa maestosa costruzione, in una rapida ricerca di qualche appiglio di senso, prima di passare al vero e proprio spettacolo vocale e musicale. Quella che ci si para innanzi sembra essere un’inusuale Verona, lugubre e più ottocentesca che rinascimentale, caliginosa e di non troppo vago sapore di rivoluzione industriale. Accolti e non particolarmente convinti da questa scenografia che non può non lasciare indifferenti, scivoliamo nell’opera di Gounod attraverso la sapiente regia di Bartlett Sher, capace di rendere fluidi i movimenti corali sfruttando i grandi spazi delle scene.

L’attacco grandioso di Lorenzo Viotti colpisce e convince immediatamente. Fin dalle prime battute, il giovane Maestro svizzero sottolinea con vigore l’aspetto epico e memorabile del capolavoro di Gounod. Il coro solitario che ne segue è eseguito su di un piano-pianissimo assai emozionante e le figure statiche, prima di liberarsi dall’incantesimo approfittando del ricevimento in casa Capuleti, sembrano annunciare già l’orizzonte tragico dell’opera shakespeariana riscritta da Jules Barbier e Michel Carré. Per la prima volta sul podio del Piermarini, Viotti conquista ed emoziona, dirigendo la partitura di Gounod con rigore e chiarezza, con un’attenzione particolare ai momenti maggiormente lirici dove il sentimento si libera d’ogni sentimentalismo, come avviene del duetto della nona scena, dove la sofferenza di Giuletta è accompagnata da un delicatissimo e ondivago concerto di archi dalle tinte melanconiche.

Il cast della produzione si annunciava di altissimo livello e le aspettative non sono state deluse. I primi a comparire in scena sono il conte Paride e Tebaldo, il primo interpretato da un accogliente e puntuale Edwin Fardini, mentre il secondo ha visto il tenore russo Ruzil Gatin mostrare il suo trattamento puntuale e financo pungente, in grado di “far volare” l’introduzione. Frédéric Caton, già facente parte della troupe dell’Opéra de Lyon, è un valeur sûre della musica francese. Convincente e terreno, il basso transalpino apporta autorità e un’interessante apertura. Bravissimo Mattia Olivieri come Mercuzio, insistente, pungente, egli fa tutt’uno con il suo personaggio, incalzando il tema musicale e il suo compagno Romeo.

Arriviamo quindi ai ruoli principali celebrati nella produzione del 2011 al Metropolitan, Diana Damrau e Vittorio Grigolo. Quest’ultimo disegna uno splendido Romeo, d’aristocratica grandezza. La cavatina del secondo atto è la prova indiscutibile dell’ottima scelta e il corteggiamento nei confronti del pubblico scaligero inizia e si sugella già in questi brevissimi minuti. Grigolo si misura con un Romeo follemente innamorato e offrendogli i lineamenti di un bel canto terribile. Nei duetti, il tenore aretino deve temperare il proprio impeto per non sovrastare la sua Giulietta. Uno sforzo che si realizza con un’impalpabile sprezzatura e che gli riesce a perfezione (il finale del secondo atto è particolarmente toccante). Anche Diana Damrau realizza un’ottima prestazione, dall’entrata in scena discreta ed elegante, fino ai movimenti e alle astuzie sceniche (come le giravolte su se stessa che alzano e fanno librare in aria i coriandoli argentei e dorati lasciati al suolo). Già dal finale del primo atto, il soprano tedesco disegna una linea luminosa anche se non memorabile. I duetti con Grigolo risultano riusciti ma mostrano un difficile lavoro a monte per giungere ad un equilibrio che sembra apparire, malgré tout, abbastanza fragile. Ma poco interessa qui a noi il registro virile o vigoroso, e l’esito della loro unione rimane estremamente affascinante, forse anche grazie a questo aspetto delicato.

Tra gli altri ruoli, vogliamo menzionare un’ottima Marina Viotti, Stefano contrastato e d’elevazione e Dan Paul Dumitrescu come frate Lorenzo, possente e paterno, eccellente nel mantenimento della durata delle note lunghe.

Spettacolo visto martedì 15 gennaio 2020

Lo spettacolo va in scena:
Teatro alla Scala
dal 15 gennaio al 16 febbraio 2020

Il Teatro alla Scala presenta:
Roméo et Juliette
opera in cinque atti
libretto di Jules Barbier e Michel Carré
musica di Charles Gounod
direttore Lorenzo Viotti
regia Bartlett Sher
ripresa da Dan Rigazzi
scene Michael Yeargan
costumi Catherine Zuber
luci Jennifer Tipton
riprese da  Andrea Giretti
maestro d’armi B.H. Barry
movimenti coreografici Gianluca Schiavoni
produzione The Metropolitan Opera, New York

con
Juliette Diana Damrau
Roméo Vittorio Grigolo
Frère Laurent Dan Paul Dumitrescu
Mercutio Mattia Olivieri
Stéphano Marina Viotti
Le Comte Capulet Frédéric Caton
Tybalt Ruzil Gatin
Benvolio Paolo Nevi
Gertrude Sara Mingardo
Le Comte Paris Edwin Fardini
Gregorio Paul Grant
Le Duc Jean-Vincent Blot

Coro e Orchestra del Teatro alla Scala

www.teatroallascala.org