L’intramontabile canto d’amor tragico

Dopo ben 77 anni di assenza dai grandi Teatri d’Opera, torna finalmente alla ribalta della Scala di Milano, la bellissima opera di Charles Gounod, Romeo et Juliette.

Una applauditissima prima per il nuovo allestimento di Romeo et Juliette, prodotto dal Festival di Salisburgo, per la regia di Bartlett Sher e sotto la direzione musicale del Maestro Yannick Nezet-Seguin. Un grande successo grazie anche alla bravura dei giovanissimi interpreti, sicure promesse dell’attuale panorama lirico, a partire proprio dal Direttore fino alla soprano georgiana, Nino Machaidze, e al sublime tenore Vittorio Grigolo.

L’opera si presenta, nella sua messa in scena, semplice ed essenziale, sia nella scenografia – che rappresenta una semplicissima piazza tipicamente veronese – che nei costumi – seppur adattati al XVIII° secolo.

Una rappresentazione di stampo assolutamente classico che lascia spazio alla musica per far sì che il pubblico riesca ad assaporarne le melodie senza distrazioni. Una messa in scena lineare, pulita e asciutta, senza colpi di scena, così come era nella volontà dello stesso Gounod. La sua opera, infatti, è importante a livello di storia della musica in quanto segna il passaggio al drame lyirique, a partire dagli anni 60-70 dell’Ottocento. Uno stacco col passato sotto diversi punti di vista tra i quali spiccano una decisa uniformità di tono – dovuta principalmente ai numerosi duetti – e una sentita vocazione letteraria – testimoniata dal fatto che i due librettisti, Jules Barbier e Michel Carrè, decidono di mettere in musica direttamente il testo letterario di William Shakespeare.

Il Direttore, Yannick Nézet-Séguin – al suo debutto sul palcoscenico milanese – dimostra di aver fatto proprio il connubio voluto da Gounod per il suo Romeo et Juliette, riproponendone la dolcezza e la melodia delicata, e regalando al pubblico sia la leggerezza francese sia il calore del repertorio italiano. I due protagonisti – che peccano forse un po’ in enfasi in quanto a gestualità – rivelano non solo una grande bravura a livello canoro ma un’autentica complicità che dà a questa rappresentazione un carattere assai realistico. Non deve essere stato facile dover affrontare ben quattro duetti, ma il risultato può dirsi davvero eccellente.

Bella anche la regia di Barlett Sher, che è stato in grado di dare ampio spazio ai momenti di cantabilità pur senza assecondare la messa in scena alla partitura – ma ben sottolineando il significato profondo di una storia in cui l’eroismo è assoluto protagonista ma l’amore, alla fine, non trionfa.

Nonostante nessuno possa – per ovvie ragioni di età – aver assistito in precedenza all’opera di Gounod – e, quindi, sia difficile fare confronti – la sensazione che si ricava dalla rappresentazione scaligera è quella di una fascinazione profonda. La musica ha la capacità di riecheggiare nella mente dello spettatore per giorni, lasciando dietro di sé una sensazione di purezza e una melodiosità soave che restano impresse con grande piacere.

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Credits: Brescia e Amisano, Teatro alla Scala.

Lo spettacolo continua:
Teatro alla Scala
via Filodrammatici, 2 – Milano
martedì 21 e giovedì 23 giugno, ore 20.00
(biglietti da 12 a 187 euro)

Romeo et Juliette
opera in 5 atti di Charles Gounod
direttore Yannick Nézet-Séguin
maestro del coro Bruno Casoni
regia Bartlett Sher
scene Michael Yeargan
costumi Catherine Zuber
luci Jennifer Tipton
maestro d’armi B.H. Barry
Protagonisti e interpreti:
Juliette: Nino Machaidze, Maria Alejandres (11 giugno)
Roméo: Vittorio Grigolo, Fernando Portari (11 giugno)
Frère Laurent: Alexander Vinogradov
Mercutio: Russell Braun
Stéphano: Cora Burggraaf
Le Comte Capulet: Franck Ferrari
Tybalt: Juan Francisco Gatell
Gertrude: Susanne Resmark
Le Comte Paris: Olivier Lallouette
Grégorio: Ronan Nédélec
Benvolio: Jaeheui Kwon
Le Duc: Simon Lim