Il medioevo è tornato?

Dall’unica voce di Rosvita, presentata all’interno del Magfest, sgorga un caleidoscopio di sante e martiri: una visione remota ma forse non troppo distante dalla nostra laica contemporaneità.

Atmosfera tetra e buia, un volto spettrale e una voce stridula: ecco ricreata la spiritualità verticale ma opprimente del Medioevo. Rompe la sacralità la sola voce di Rosvita, ad assicurarsi la benevolenza dei saggi per i suoi piccoli drammi che, da lì a poco, si approprieranno della scena. Le storie macabre di penitenze e martirî, rigano di rosso il bianco candido delle vergini della prima cristianità. La celebre prostituta Taide, personaggio chiave dell’Eunuchus di Terenzio e comparsa della Commedia di Dante, si avvicina nella conversione alle caste sorelle Agape, Chionia e Irene e all’innocente Maria. La prima persuasa dal padre spirituale Pafnuzio a redimersi, lasciando il lusso per murarsi in un’angusta cella, dove sarebbe stata presto invasa dal suo stesso sterco, dall’abbondanza alla povertà, in impietoso contrappasso per scontare la sozzura morale con la sozzura materiale. Poi le tre nobili sorelle romane indotte al supplizio sotto Diocleziano dalla loro estrema testimonianza di fede. Infine Maria, la fanciulla che a soli sette anni si lascia convincere dal monaco Abramo a rinchiudersi in una cella a cantare inni al Signore, per poter giungere ad ascoltare la musica celeste degli astri che lodano Dio.

Rosvita, badessa del convento di Gandersheim, nella tedesca Sassonia, è la prima autrice teatrale a noi nota. I suoi Drammi, dai quali sono stati selezionati i brani della performance, sono incentrati sulle storie edificanti delle prime cristiane che, con il loro esempio, ormai appannaggio della leggenda, hanno dato miracolose prove di fede. Erede di una lunga tradizione classica e agiografica, che trova la sua massima espressione nell’Historia Lausiaca di Palladio, Rosvita ha il merito di mettere in scena gli exempla dei campioni della fede, restituendo plasticità e corporeità a personaggi sbiaditi nell’intangibilità del loro spirito. Gli scritti di Rosvita, a cavallo del primo millennio, recuperano il valore paradigmatico e pragmatico di queste storie di santi, senza svilirle nella loro accezione teologica più dotta. Ecco, quindi, che i Drammi mostrano molteplici livelli di intepretazione, avvincendo il pubblico più popolare con i dettagli vividi e sanguigni, e adescando i destinatari più colti con le loro implicazioni filologiche e teologiche.

La voce dalle mille modulazioni, frammenta Ermanna Montanari in altrettanti personaggi: dal rauco Pafnuzio, all’imperioso Diocleziano, fino alle fanciullesche Agape, Chionia e Irene. Di grande effetto la voce di Taide, suadente con stralci di un rauco graffiante, a simulare la corruttela della carne dietro l’apparenza seducente della bellezza.

L’interpretazione della Montanari e del suo coro gregoriano, composto dalle voci di Sara Gandolino, Michela Marangoni e Laura Radaelli, ha il valore aggiunto di effettuare la giusta trasposizione del significato dei Drammi in epoca moderna. La disposizione scenica staglia Ermanna Montanari – unica voce – da sola, all’estrema destra del palco, mentre disloca le “consorelle” a sinistra, vicine ma isolate nel cappuccio della loro felpa e poste su un piedistallo che le distacca dal mondo reale. La disposizione tratteggia la struttura delle lavre – gli agglomerati di celle o grotte di eremiti. Perfetta ambientazione dei primi racconti agiografici, dove, dal corpo centrale del monastero, si dettava la regola seguita dai monaci in preghiera, eremiti che però condividevano il medesimo spazio dei propri confratelli. E, nello stesso tempo, chiara allusione alla situazione contemporanea, nella quale un unico modello spinge tutti alla standardizzazione: uniti nel conformismo, soli in un individualismo senza precendenti.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Marrucino
via Cesare De Lollis, 10 – Chieti
giovedì 5 gennaio, ore 21.30

Teatro delle Albe presenta:
Rosvita
lettura concerto
di Ermanna Montanari
con Ermanna Montanari, Sara Gandolino, Michela Marangoni, Laura edaelli
regia Marco Martinelli
(durata un’ora circa)