Dritto al cuore

Quale forza spinse la pulzella d’Orléans a guidare l’esercito in battaglia, quale volontà la portò a incoronare il delfino di Francia, quale determinazione l’accompagnò sul rogo. Uno spettacolo alla ricerca di risposte che porta dritti al cuore al Teatro Studio Uno di Roma.

Bravo è il narratore che inizia da lontano. La storia la sa, ma non la svela subito, la prende alla larga, da un punto che sembra non avere nessuna attinenza con il titolo, poi comincia a girarci intorno, con sviluppi sempre più stretti e il vortice si stringe, diventa sempre più veloce, ipnotizza, trascina fino in fondo, alla fine ingoia come un mulinello d’acqua, che in superficie è placido e poi non perdona.

Santa Giovanna dell’Immaginazione è il gorgo narrativo che attrae, coinvolge e stravolge fino a lasciare strizzati in un angolo a porsi domande che preferiscono non trovare risposta.

Giovanna è la pastorella di Orléans che cresce respirando l’aria della guerra contro gli inglesi. La sua immaginazione fervida lavora senza sosta nelle lunghe giornate trascorse a pascolare il gregge. Le avventure si animano di eroine, come Santa Margherita, Santa Caterina e le vergini guerriere che l’agiografia ha regalato alla cultura popolare. Donne piene di coraggio, levate contro le ingiustizie dalla voce di Dio. Tocca anche a Giovanna sentire voci misteriose che un giorno le dicono: «Vestiti da uomo, procurati una scorta e  vai a incoronare il delfino Carlo VII. Tu salverai la Francia». Dopo anni trascorsi a immaginare, il sogno di Giovanna si faceva realtà. Il cammino per il rogo era iniziato.

Giovanna d’Arco è poco più di una bambina, con una immaginazione potente e la convinzione di volere cambiare le cose. I sogni dei bambini non sono forse questo? Ma loro sanno di non potercela fare da soli e affidano ai grandi i loro desideri perché li esaudiscano. Così Giovanna ha cuore, dentro quel corpo gracile e diafano pulsa possente e costringe i muscoli a muoversi per fare spazio all’energia che sprigiona. Giovanna non pensa di potercela fare da sola: «Tu sei niente di fronte a Dio» le ricorda la voce che sente da anni e la chiama, suggerendole cosa deve fare. Giovanna è irrefrenabile, dal suo cuore proviene l’amore profondo per la sua idea, non può abbandonarla. Il cuore, motore di ogni azione, è così forte da tappare le orecchie, rende Giovanna sorda a tutto e continuerà a battere anche senza il corpicino strumentale e deperibile se, come si racconta, il boia che la arse sul rogo, lo estrasse dalle ceneri tiepide che ancora pulsava.

Silvia Frasson riesce a fare un’astrazione capovolta Dio-vocazione che lascia strapazzati. Sostituite il Dio di Giovanna, con una qualsiasi vocazione. Non cambierà nulla. La volontà che di solito si attribuisce a entità esterne, in realtà nasce nel cuore di ogni uomo, lo guida nella sua vita e gli sopravvive. La Frasson illumina la scintilla del divino non riconducendo Dio all’uomo, ma l’uomo a Dio.

La tecnica della narrazione che ha la capacità di trascinare lo spettatore nella storia, trova in Santa Giovanna dell’Immaginazione un momento raro che vale la pena vivere. Non capita tutti i giorni di ritrovarsi al cospetto di un re e di riuscire a vederlo con gli occhi di una Santa visionaria, misero e rattoppato, o nella piana di Orléans mentre la battaglia infuria, o assediati dallo sguardo greve e libidinoso delle guardie mentre si marcisce, con i ceppi ai piedi, nelle carceri della Santa Inquisizione.

L’acme di questo processo di analisi interiore si tocca nel momento in cui la presa di coscienza del personaggio è ormai talmente perfetta da permettere l’interrogatorio di Giovanna da parte della sua immaginazione: «Ma tu, ti sei  mai chiesta se mi sei riuscita gradita?». Giovanna non risponde e la domanda riecheggia con un rimbombo assordante sulla scena, in sala, fuori dalla sala, nelle case degli spettatori, nel cuore di ognuno.

Grazie alla fisarmonica all’unisono di Stefania Nanni, la pièce diventa un monologo a due, nel quale la voce emana da un corpo solo, attraverso due bocche. I passaggi musicali riescono a rendere ancora più plastici i personaggi  creati dalla narrazione, soffiando il respiro con il  mantice e dando vigore ai corpi saltellando sui tasti.

Santa Giovanna dell’Immaginazione lascia qualcosa in chi lo vede,le domande che suscita continuano a pulsare nelle orecchie, seguitano a risuonare anche senza lo spettacolo, gli sopravvivono per non darla vinta a chi preferisce non trovare risposta.

Lo spettacolo è in scena
Teatro Studio Uno
Via Carlo della Rocca, 6 Roma
dal 28 al 30 novembre 2014

Santa Giovanna dell’Immaginazione
di e con Silvia Frasson
musiche eseguite in scena da Stefania Nanni