Re mangia re

Il consolidato duo Nicola Pistoia/Paolo Triestino chiude la stagione del teatro Sala Umberto di Roma con uno spettacolo impegnativo, Scacco pazzo. Testo e regia portano la firma di Vittorio Franceschi.

Teatro e cinema corrono spesso su binari paralleli, molti sono, infatti, i casi di trasposizioni cinematografiche di testi teatrali e viceversa. Le stesse maestranze, dagli attori ai registi fino ai drammaturghi/autori, si cimentano spesso in prove che li vedono passare con più o meno successo da un media all’altro.
È questo il caso di Scacco Pazzo. Il testo porta la firma di Vittorio Franceschi – noto autore, attore e regista teatrale – e nel 1991 viene coprodotto dagli Stabili di Bologna e Trieste per poi approdare in numerose città italiane e Paesi europei con notevole successo di critica e pubblico. La regia è quella di Nanni Loy che, in questa occasione, si avvicina per la prima volta al teatro, avvalendosi di un cast notevole: Alessandro Haber, Monica Scattini e lo stesso Franceschi. Dal testo teatrale nasce nel 2003 la versione cinematografica che vede Alessandro Haber cimentarsi per la prima volta nella regia circondandosi, saggiamente, con gli stessi interpreti che lo avevano affiancato a teatro.
Decidere di portare in scena un testo impegnativo, composto da molteplici piani di lettura, potente per le immagini e le sensazioni che evoca, è una scelta coraggiosa: Franceschi ha composto un’opera in cui nulla è quello che sembra, dove le parole hanno tutte un peso specifico, ognuna una sfumatura ben precisa che, se non rispettata o colta nella sua interezza, rischia di oltrepassare i confini del surreale e del grottesco da cui pure è caratterizzata.
Protagonisti sono due fratelli, Valerio e Antonio, i quali si ritrovano a coabitare (forzatamente) per tutta la vita nella stessa casa. La spiegazione di questa convivenza forzata sta nell’antefatto: il giorno del matrimonio di Antonio perdono la vita, in un incidente d’auto, suo padre e la sua futura sposa. Alla guida della macchina c’era proprio Valerio. Lo shock fa regredire Antonio a uno stato infantile che, apparentemente, non gli consente di avere più una vita autonoma.

Questo obbliga Valerio a travestirsi ogni giorno e, su richiesta del fratello, da padre, madre o fidanzata di Antonio. In questo inquietante e insieme triste gioco a due, si inserisce Marianna. Unica presenza femminile a entrare nella casa dei due fratelli dopo la tragedia, Marianna è la compagna di Valerio e sembra incarnare l’unico possibile ritorno a una vita tutto sommato normale. Ma l’idillio resta incompiuto. La presenza di Marianna scatenerà tutte le ambiguità che si nascondono dietro la pazzia di Antonio e la normalità di Valerio, entrambe non completamente veritiere. I ruoli paiono interscambiabili, non è più chiaro fino a che punto arrivi la realtà e dove subentri il surreale, entrambi i fratelli perdono in questa partita a scacchi. Ognuno dei due crede di condurre il gioco, di essere il re della scacchiera, ma in questa partita è il re a mangiare il re.
A colpire per la sua complessità è la figura di Valerio, il personaggio è disegnato in maniera magistrale da Franceschi: allo stesso tempo incarna la poesia, la ritrovata verità e purezza della fanciullezza, ma poi presenta un risvolto noir, ambiguo e pericoloso.
Nicola Pistoia e Paolo Triestino, insieme a Elisabetta De Vito, rischiano questa prova sotto la direzione di Franceschi. Il risultato restituisce uno spettacolo che rende bene l’ambiguità di questa convivenza coatta, della pazzia o, meglio, della regressione allo stato infantile, che colpisce Antonio. I due sono ormai alienati dal mondo circostante, intrappolati nel ricordo del passato, sono loro due i sepolti vivi.
Ciò che costituisce una nota stonata è la recitazione troppo insistita nel mondo del surreale per Paolo Triestino e troppo “leggera” per Nicola Pistoia. Indubbiamente si nota la complicità raggiunta dai due e potenziata dalla presenza di Elisabetta De Vito, che risulta essere particolarmente in linea con il suo personaggio. Manca, però, nel complesso la restituzione dei tanti e vari piani di lettura per cui il testo – in realtà sempre attuale nei dialoghi e nelle idee che sottende – rischia di essere “banalizzato”, spinto troppo oltre il confine del grottesco, tanto da rasentare in alcuni momenti la linea del ridicolo e da perdere quel potente impatto emotivo e riflessivo che in realtà lo caratterizza.

Lo spettacolo continua
Sala Umberto
Via della Mercede, 50 – Roma
dal 12 maggio
orari: martedì, giovedì, venerdì e sabato ore 21; mercoledì, sabato e domenica ore 17

Neraonda presenta
Scacco pazzo
di Vittorio Franceschi
regia Vittorio Franceschi
con Nicola Pistoia, Paolo Triestino, Elisabetta De Vito
scene Matteo Soltanto
costumi Lucrezia Farinella
musiche Germano Mazzocchetti
luci Lucia Ascione, Gabriele Boccacci
aiuto regia Ariele Vincenti
assistente regia Valeria D’Orazio
trattamento pittorico Matteo Soltanto
foto Gabriele Gelsi
grafica Marco Animobono
distribuzione Razmataz