Il muro della società perbenista

Viene rappresentata al Teatro Morlacchi di Perugia una commedia inedita in Italia di Arthur Schnitzler, Das Vermächtnis – letteralmente L’eredità – tradotta e portata in scena come Scandalo.

Franco Però porta sul palcoscenico una rivisitazione dell’opera Das Vermächtnis di Arthur Schnitzler – ridotta da tre a due atti – che impreziosisce dell’importante contributo di due attori noti sia in ambienti teatrali che del cinema e della tv: Stefania Rocca e Franco Castellano. Nel testo originale di Scandalo (Das Vermächtnis) scritto da Schnitzler nel 1898 vengono narrati fatti contemporanei all’autore.

La pièce indaga sulla sofferenza di una giovane coppia sensibile e consapevole del bisogno di quell’amore del quale essa era stata limitata dalla perbenista società viennese di fine Ottocento. Si tratta di una storia di emarginazione dove Toni – interpretata da Astrid Meloni – è una ragazza povera che ha avuto un figlio dalla relazione con il giovane Hugo (Filippo Borghi) di più alta estrazione sociale. Succede che il giovane rampollo venga a trovarsi in fin di vita a causa di una rovinosa caduta da cavallo e che, come ultimo desiderio, questi voglia avere Toni e suo figlio accanto a lui. Purtroppo, il giovane muore e la ragazza con il bambino restano a far parte di una famiglia che non li vuole, non accettandoli mai completamente a causa dello scandalo che la situazione comporta.

A capo di questa famiglia borghese c’è Adolf Losatti (Franco Castellano) al suo fianco la remissiva moglie Betty (Ester Galazzi) e in parallelo la più risoluta vedova del fratello di Betty, Emma (Stefania Rocca). Emma ha, un certo senso, in comune con Toni il fatto di essere madre senza avere un marito. In questa rappresentazione c’è ben dichiarata la morte e i problemi che nascono dalla necessità di sopravvivere. La morte ineluttabile è la base su cui la storia narrata viene costruita e intrecciata, non per questo si viene però a creare un clima cupo e oscuro. La storia è leggera, tenera e contornata da un certo pudore che la connotano come commedia triste.

Scandalo è una pièce da vedere perché racconta con sincerità, ma anche con un certo vigore, una condizione femminile oscura in una società borghese e chiusa. I personaggi rappresentano esempi di vite che oggi potrebbero sembrare casi isolati, ma che nella Vienna di Schnitzler potevano rappresentare la normalità. In particolare, pur essendo la storia ambientata in epoca a noi lontana, si potrebbe attualizzarne il senso estendendone la riflessione ai profughi e cittadini caduti in disgrazia economica, emarginati dall’attuale società che non sembra avere né posto né cura per costoro, lavandosi le mani del futuro di queste persone a cui vengono offerti soldi per offrire un conforto momentaneo.

Narrativamente Scandalo è una pièce ambiziosa perché racconta un certo tipo di famiglia in cui la retorica rappresenta il lato comico della vicenda. Non c’è molto spazio per la commiserazione, se non un velato egoismo che nasce da uno spiraglio di luce.

L’intera vicenda è narrata all’interno delle mura domestiche, dove le finestre fungono da cartina di tornasole per mettere in evidenza l’umore delle persone all’interno della casa. Aperte a simboleggiare la spensieratezza per il gioco fra i più giovani, iniziano a chiudersi a seguito della tragica notizia e la luce del giorno inizia a farsi notte, ma lasciando sempre un spiraglio a rimandare a una possibile speranza. Nel secondo atto, di durata dimezzata rispetto al primo, le finestre sono addirittura assenti e i componenti della famiglia sono pronti a lasciare tutto, soprattutto a separare nettamente le proprie vite da quella di Toni che si era insediata in casa.

La morte prematura del figlio di Toni, che egoisticamente i genitori di Hugo avevano quasi accettato come dono del destino per avergli portato via il proprio, sancisce una rottura insanabile. In questo frangente, che il pubblico recepisce con disappunto, l’allontanamento del medico di famiglia e fidanzato della sorella di Hugo (Lara Komar) da sempre contrario all’ingresso in famiglia di Toni e di suo figlio, viene accolto da un prolungato e fragoroso applauso liberatorio.

Arthur Schnitzler ha scritto Das Vermächtnis e altre opere necessarie anche come testimonianza della sua epoca, per coinvolgere in prima persona lo spettatore, senza risparmiargli un senso di angoscia che alla fine sarà ciò che porterà a quella reazione desiderata dall’autore.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Morlacchi

Piazza Morlacchi 13, Perugia

Scandalo
di Arthur Schnitzler
traduzione Ippolito Pizzetti
regia Franco Però
con Stefania Rocca, Franco Castellano
e con la Comp. del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia Filippo Borghi, Adriano Braidotti, Federica De Benedittis, Ester Galazzi, Andrea Germani, Lara Komar, Riccardo Maranzana, Astrid Meloni, Alessio Bernardi, Leon Kelmendi
scene Antonio Fiorentino
costumi Andrea Viotti
luci Pasquale Mari
musiche Antonio Di Pofi
una produzione Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia, Artisti Riuniti e Mittelfest 2015