I vestiti nuovi dell’attore

teatro-orologio-roma-80x80Al Teatro dell’Orologio una tragicommedia sull’attore e il lavoratore d’oggi alle prese con il difficile raggiungimento della propria parte del mondo.

Tre valigie sulla scena. Piene di sogni più che di indumenti. Valigie come passato e aspettativa, come appoggio e riparo. Appartenenti a chi vuole andare avanti, ma è costretto a tornare indietro. Si tratta del bagaglio di un attore itinerante, ma non dei classici divi che passano da una suite a un ristorante, bensì di uno di quei volti misconosciuti che affittano un monolocale umido per un provino che non è neanche detto si farà.

La protagonista di Scritto apposta per me, interpretata da Giada Prandi al Teatro dell’Orologio fino al 1 febbraio, è proprio un’attrice. Di quelle che hanno studiato e vogliono far carriera, di quelle madri apprensive e mogli gelose, di quelle sempre a telefono. Giulia Sottana-Corta è dunque sola sulla scena, come nella vita. Il suo cognome (che strizza l’occhio alla celebre scena in treno di Totò a colori) definisce un personaggio solo apparentemente ridicolo, che in realtà mai si abbassa. Arrivata in chissà quale città a sostenere un provino per una parte e un copione che detesta, Giulia prega affinché il ruolo possa esserle assegnato. La sua è la condizione attuale dell’attore in particolare, di ogni aspirante lavoratore in generale, di chi ha tutte le carte in regola per adempiere al proprio compito eppure si trova a supplicare un lavoro che neanche si confà, che non calza bene, non è “scritto” appositamente.
Aldo Nicolaj, autore della tragicommedia nel 2010, dichiara infatti ora: «Se anni fa la precarietà, l’incertezza, erano tipiche compagne dell’attore, oggi riguardano un po’ tutti perché ognuno di noi può rispecchiarsi nella vicenda dell’attrice in attesa dell’ennesimo provino, in cerca di una parte nella quale possa perfettamente calarsi».

Da buona interprete che, oltre alle proprie angosce, si carica di quelle dei suoi personaggi, Giulia le rivive nella quotidianità, parlando per battute, cadendo nevroticamente nei luoghi comuni e tante volte nel turpiloquio, dando sfogo alla follia che è dell’artista come di chi non riesce a ottenere ciò che gli spetta. Da quelle valigie, assieme ai copioni e con un medesimo significato, tira fuori vestiti tutti uguali, tutti rossi, tutti inadatti. Prima messi in ordine, uno, due, dieci abiti si sparpagliano per la stanza, diventando macchie di sangue entro le quali corre a piedi nudi e facendosi solo del male.
Benché si tratti di un monologo, in poco più di sessanta minuti, lo spettacolo non pesa, magnetico per come rende incapaci di distogliere l’attenzione dal vorticoso andare di lei e dalla sua mimica facciale, come anche per la presenza di figure che fanno capolino via telefono: dal marito all’amica, dalla mamma all’assistente del regista. Abituata com’è a dar voce a tutto, Giulia parla senza una maschera solo col suo gatto di peluche; e infine si denuda per denunciare l’ ingiustizia del mondo dello spettacolo, ma anche reale, che ci impone un’eterna giovinezza e una finta bellezza.
Era verde il vestito che avrebbe voluto indossare, la parte della speranza e della giustizia quella da recitare, e lo mostra alla fine davanti al meritato applauso del pubblico.

Lo spettacolo è in scena:
Teatro dell’ Orologio

Via dei Filippini, 17/a- Roma
27 gennaio-1 febbraio, ore 21.30 (domenica ore 18.00)

Scritto apposta per me
di Aldo Nicolaj
regia di Massimo Di Michele
con Giada Prandi
musiche originali di Stefano Switala
assistente alla regia Prisca Rebagliati Liguori
disegno luci di Luca Carnevale
costumi di Giuseppe Testa
scene di Cristina Gardumi
Produzione Aut-Out