Ecco cosa accade tutti i giorni nel mediterraneo

teatro-cooperativa-milanoScusate se non siamo morti in mare è un racconto che sottolinea la naturalità del fenomeno migratorio e ricorda le difficoltà che vive chi quotidianamente si mette in viaggio per garantirsi un futuro migliore.

Oggi c’è chi parte, pronto a tutto (anche a non conoscere la propria meta) pur di lasciare la propria terra. Lo scenario è quello che ogni giorno viene attribuito al Nord Africa e al Medio Oriente, punti di partenza, con l’Europa come approdo sognato. Ma in un futuro non troppo lontano la crisi economica – che invece di finire si è aggravata – potrebbe trasformare l’Europa in un continente di emigranti. Questo è l’assunto da cui è partito il giovane regista Emanuele Aldrovandi per scrivere il testo di Scusate se non siamo morti in mare, in scena nei giorni scorsi al Teatro della Cooperativa di Milano.

Come reagiremmo se domani toccasse a noi a essere costretti a infilarci in un container e imbarcarci su una nave per trovare un lavoro e una prospettiva di vita migliore? I personaggi di questa storia sono quattro e non hanno nome, sono identificati dalle loro caratteristiche fisiche: il Robusto, la Bella e l’Alto sono i tre migranti e il Morbido è il proprietario del container. Il testo è diviso in quattro parti. La prima è al porto in attesa della partenza, la seconda è il viaggio per mare dentro il container, la terza è in mezzo al mare dopo il naufragio dell’imbarcazione su cui viaggiavano e la quarta è un epilogo quasi onirico, forse un’allucinazione: l’arrivo delle balene. Scusate se non siamo morti in mare è una parabola eloquente sul fenomeno contemporaneo delle migrazioni.

Davanti al catastrofico numero di morti che con cadenza quotidiana vengono cronachisticamente raccontati dai telegiornali, il sentimento più diffuso è un comune senso di smarrimento e lontananza, un’impossibilità di comprendere sino in fondo l’entità del fenomeno migratorio, le sofferenze e le disgrazie da esso provocate. La società sistematica in cui viviamo ci ha abituato a questo senso di indifferente consapevolezza. Ma, si chiede Aldrovandi, cosa succederebbe se da un momento all’altro fossimo noi i migranti?

Lo spettacolo si sforza di farci toccare con mano la realtà che vivono i milioni di cittadini africani e mediorientali sbarcati (con tutti i mezzi) in Europa negli ultimi due anni. «L’essere umano è l’animale nomade per eccellenza, nel sangue italiano scorre tanto Dna africano quanto indoeuropeo», è il messaggio che vuole dare Aldrovandi. Come mai, allora, ci “dimentichiamo” di accettare la migrazione come un fenomeno naturale?

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro della Cooperativa
via Privata Hermada 8, Milano
Dal 22 al 28 febbraio 2016

Scusate se non siamo morti in mare
di Emanuele Aldrovandi
con Luz Beatriz Lattanzi, Marcello Mocchi, Daniele Pitari Matthieu Pastore
regia Pablo Solari
scene Maddalena Oriani, Davide Signorini